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Tre problemi in cerca di soluzione
Roberto Natale
Beppe Grillo ha scelto di dedicare all’informazione il V2-Day. Approfitto dell’ospitalità del manifesto per spiegare perché l’iniziativa ci riguarda, perché condividiamo alcune delle denunce, e perché non ci ritroviamo nelle soluzioni proposte.
1) Abolizione dell’Ordine dei giornalisti. Sì, la situazione di oggi è insostenibile: tanto per la deontologia che per l’accesso alla professione. Avendo però ben chiaro che nessuno vuol mettere limiti alla libertà di espressione e al diritto di informare di ciascun cittadino: l’articolo 21 della Costituzione sta molto a cuore anche a noi. Il punto è capire se chi fa giornalismo per mestiere debba avere qualche dovere in più e una formazione più qualificata.
Sulla deontologia: troppo lunghe le procedure per sanzionare chi lo merita. Un esempio: c’è voluto un anno per mettere alla porta Renato Farina, dopo che era venuta alla luce la sua collaborazione coi servizi segreti (peraltro Farina continua a scrivere su Libero, fregandosene allegramente). L’abolizione dell’Ordine risolverebbe il problema, o agevolerebbe chi rifiuta le regole? Noi stiamo chiedendo da anni - ignorati in modo bipartisan - una riforma radicale che velocizzi queste procedure.
Sull’accesso: il sistema sta scoppiando, anzi è scoppiato. 1400-1500 nuovi giornalisti professionisti ogni anno, di cui nemmeno un terzo trova lavoro. Solo un 20% arriva da un percorso di formazione riconoscibile. Gli editori finora si sono sempre rifiutati di affrontare il tema, rivendicando la loro totale libertà di decidere chi fare entrare in redazione. Ha mai pensato, Grillo, che abolire l’Ordine vorrebbe dire restituire agli editori un potere ancora più assoluto sull’accesso alla professione? Noi puntiamo invece ad una riforma radicale che, fatti salvi i diritti dei precari di oggi, individui un solo canale di ingresso (scuole di livello universitario e post-universitario, rimuovendo gli attuali sbarramenti di censo). E’ interesse in primo luogo dei cittadini che usano l’informazione avere dei professionisti ben formati.
2) Abolizione del finanziamento pubblico all’editoria. Come sopra: chiediamo una riforma radicale. Basta aiuti a giornali «finti» che intascano soldi senza aver mai incontrato un lettore, cooperative-truffa, organi di partiti inventati; e c’è da ripensare l’aiuto a potenze editoriali che sul mercato si reggono benissimo da sole. Vogliamo cancellare tutto il campionario di trucchi, trucchetti e clientele messo in luce prima da Report e poi da Beppe Lopez con la sua Casta dei giornali. Il sindacato dei giornalisti è convinto però che non tutto il finanziamento pubblico sia da considerare uno spreco o una ruberia: ci sono iniziative editoriali autentiche, cooperative vere - il manifesto, per esempio - che reputiamo giusto abbiano un sostegno. Così come vorremmo un intervento pubblico capace di aiutare nuovi progetti editoriali a decollare, voci in più in un panorama dell’informazione che di punti di vista diversi non ne ha a sufficienza. Per questo chiediamo che si faccia una riforma radicale, anziché la «piazza pulita» che il referendum porta con sé. La riforma l’abbiamo chiesta anche nella passata legislatura: inutilmente. Ma noi insistiamo: è il primo tema che porremo al nuovo governo e al nuovo Parlamento.
3) Quanto alla legge Gasparri, la contrarietà della Fnsi è sufficientemente nota. Una legge che, fra l’altro, in questa legislatura dispiegherà uno dei suoi effetti più rilevanti e fin qui meno discussi: dal gennaio 2011 chi possiede più di una rete tv nazionale potrà entrare nella proprietà dei quotidiani o fondarne di nuovi. Può essere un terremoto.
Queste le nostre posizioni. Non hanno nulla di corporativo. Vogliamo che il sistema dell’informazione si faccia più aperto e più trasparente. Chi dice di voler cambiare le cose si confronti con le nostre proposte. Senza insulti, se ne è capace.
*Presidente Fnsi
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