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Il passo indietro della Val d'Aosta, chiuso il servizio migranti

La cessazione dopo 25 anni di attivita' per supposte ragioni di "razionalizzazione e riorganizzazione". Le voci della diaspora valdostana e alcune considerazioni sulle "persone che vivono in tempi straordinari"
8 gennaio 2016 - Silvia Berruto

“Persone comuni che vivono in tempi straordinari”.

 

  1. Sono le voci delle/dei sostenitori della petizione “Il servizio Migranti di Aosta non deve chiudere” in dissenso con la chiusura forzata del servizio Migranti di Aosta.
    Da tutto il mondo è giunta, in pochi giorni, l’espressione di solidarietà per gli stranieri che da questa mattina non hanno più un servizio di riferimento.
    Ad oggi non è dato comprendere come potrà essere prestato il servizio di assistenza agli stranieri e ai “migranti” per cui le/i sostenitori della petizione, ora 797 persone, chiedono che il servizio continui a restare aperto.

Rifugiati in marcia

L’appello-petizione è stato indirizzato alla comunità valdostana non ad un decisore.
Per scelta.
L’atipicità della petizione è immediatamente percepibile se si sfogliano le altre petizioni proposte sulla piattaforma di change.org.

Questa azione, e risposta insieme, nonviolenta, è il prodotto di un gruppo di cittadini riunitisi in una autoconvocazione allargata il 18 dicembre 2015, giornata internazionale dei migranti, per la “messa in comune delle informazioni a disposizione e per decidere azioni collettive nonviolente”.
Così nasce la storia di un viaggio collettivo alla ricerca dei perché della chiusura di un servizio utile, efficace ed efficiente.
Da quell’incontro è nata l’idea di scrivere un appello rivolto alla comunità locale.


Ho scritto e postato il testo della petizione (alle ore 00:40 del 23 dicembre scorso) su change.org. Immediatamente è stato lanciato su Facebook da Michelina, la prima firmataria della petizione.

Successivamente la stessa è stata accolta e proposta dalla newsletter settimanale del centro studi Sereno Regis di Torino per ben due volte, il 24 e il 31 dicembre scorso. L’ho postata e pubblicata,infine, sul portale internazionale TMS-Transcend Media Service Solutions-Oriented Peace Journalism (Transcend Media Service-Solutions-Oriented Peace Journalism, 2015,Week 53- 28 Dec-03 Jan-
https://www.transcend.org/tms/2015/12/italiano-il-servizio-migranti-di-aosta-non-deve-chiudere-petizione-appello-alla-comunita-politica-globale/) col quale collaboro da anni.


Dalla Merica (http://www.fausernet.novara.it/~iccarpi/emigrazione/pag5.htm), così i nostri emigranti chiamavano l’America, dall’Europa, dall’Italia e dalla Valle d’Aosta sono giunte le voci delle sostenitrici e dei sostenitori della petizione.


In un silenzio istituzionale assordante, la comunità straniera e la comunità valdostana hanno appreso dai media la notizia della chiusura del servizio Migranti di Aosta dopo 25 anni di attività.
Le motivazioni addotte sembrerebbero essere legate a ragioni di razionalizzazione e riorganizzazione.
E se l’accoglienza è un dovere sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana, l’accoglienza diffusa, strutturata e organizzata è il solo modo per rispondere ai bisogni delle persone che emigrano o che cercano rifugio.


La regione Valle d’Aosta è l’unica regione in Italia a non aver istituito un progetto SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) finanziato dal fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (FNPSA).
Questo sistema rappresenta un’importante risposta strutturata ai bisogni delle persone che emigrano e che cercano rifugio anche in Valle d’Aosta.
Esso pone l’accoglienza al di fuori del concetto di emergenza.
Un’emergenza che non è più tale da anni : ora il fenomeno delle migrazioni è strutturale, non solo in Valle d’Aosta, in Italia o in Europa, ma nel mondo.
Nel 2014 nel mondo sarebbero stati circa 240 milioni i “migranti”, (232 milioni nel 2013 secondo l’Onu), con un’incidenza superiore al 3% sulla popolazione mondiale.


Rifugiati in marcia

Tra il 1880 e il 1970, 30 milioni di Italiani hanno attraversato il mondo: Stati Uniti, Argentina, Brasile, Uruguay, Francia, Belgio, Lussemburgo, Germania e poi anche la Svizzera.

Molti sono stati i commenti postati oltre alla firma dalle/dai sottoscrittori. Ne cito alcuni nella forma in cui sono pervenuti.

Da New York ha inviato la sua adesione Nathalie, una valdostana emigrata come lei stessa si autodefinisce “sono valdostana / migrata.”

Dalle Haway, Daniela, italoamericana scrive: “If we do not treat with respect every human being, indeed we are not respecting ourselves and worthy of respect.”

Dalla Spagna, José Carlos: “Tenemos que permanecer unidos a favor de la igualdad y abrir fronteras en Europa… Viva la vida! Gracias.”

Da Londra, Chiara: “Supporto gli operatori e le operatrici del centro e tutti gli utenti, un servizio prezioso me tutta la comunità, non solo per la popolazione immigrata.”

Dall’Italia alcuni stranieri, tra cui anche intellettuali, registi, donne e uomini di cultura, ora Italiani, hanno fatto sentire la loro voce. Mohahmed ha affermato: “Firmare è semplicemente un atto di civiltà” proprio come Naima “E’ una questione di umanità, questo servizio deve riavere attivo” e come le italiane Serena “Si può non firmare? È una questione di civiltà!!” e come Roberta: “è incivile chiudere questo servizio.”

Juan Luis: “È l’unico luogo dove gli stranieri riusciamo ad avere delle informazioni precise, dettagliate e innanzitutto efficaci! Su come fare e dove andare quando ci troviamo nel bisogno di passare attraverso le entità burocratiche Italiane. Come ben sappiamo riuscire portare a termine i documenti passando attraverso diversi enti burocratici è molto difficile già per i cittadini Italiani, figuriamoci per noi stranieri! A mio parere togliere gli uffici che gestiscono i servizi per l’immigrati è un grosso sbaglio, dato che loro facilitano e indirizzano in modo personalizzato tutte le nostre pratiche, garantendo così un servizio e flusso di documenti efficiente sia per i residenti sia per gli enti dell’amministrazione pubblica, che in questo caso si tolgono il PROBLEMA di dover gestire una marea di persone che non sanno dove devono fare le loro pratiche, rallentando così i normali servizi per i cittadini Italiani.”

Ahmed: “Becouse it very important and useful”

Mirela: “Il Servizio Migranti è un Servizio indispensabile, uno dei pochi che funzionano veramente bene, offre sostegno non solo agli stranieri ma anche a tanti italiani.”

Monica: “È un servizio importante per tutti i cittadini, italiani e stranieri, con operatori competenti.”

Così gli Italiani alcuni dei quali from Aosta Valley.

Fulvia:”Con l’augurio che la mia Valle resti territorio di accoglienza.”

Fabiola:”È un servizio importante per tutti i cittadini, italiani e stranieri, con operatori competenti.”

Marco: “L’integrazione degli stranieri inizia con l’accoglienza e questa non può prescindere dal fornire informazioni e orientamento a chi giunge in un Paese sconosciuto. Per questo il Servizio Migranti non deve assolutamente essere chiuso!”

Vincenzo: ” almeno ogni tanto bisogna fare la cosa giusta.”

Antonella: “Non comprendo il senso, in questo momento storico, di cancellare e perdere quanto è stato seminato e raccolto in tutti questi anni con il lavoro di persone competenti ed esperte che sono punto di riferimento per tante persone straniere, famiglie, operatori di servizi socio-sanitari, scuole e altri attori della ns società valdostana.”

Armando: “Firmo perché mio padre a 13 anni (13!!!) seguì il fratello maggiore in Francia a fare il garzone muratore”

Dirce Rosita: “Mio papà è stato migrante.”

Andrea: “perché voglio un mondo senza frontiere dove l’unico straniero sia il razzismo.”

Domenica, anche lei “immigrata” : “… perché l’altro è un altro me stesso….”

Maurizio: “Concordo con la petizione: “servizio riconosciuto e un apprezzato punto di riferimento per migranti, operatori sociali e per l’intera comunità valdostana”. Dieci anni di “permanenza” nel Consiglio Comunale di Aosta mi hanno permesso di apprezzarlo; NO alla chiusura di “una buona pratica.”

Carola: Per tanti motivi ma questi governanti miopi non si rendono conto o non vogliono che i costi economici e sociali saranno molto molto più elevati di quelli che pensano di “risparmiare”

Eugenio: “All’ingresso del presidio No Tav di Venaus vi è il cartello “Qui nessuno è straniero.”

Jessica: “Ho firmato questa petizione perché sono fortemente contraria da cittadina alla chiusura del Servizio Migranti. Un’esperienza di successo non può essere spazzata via in nome di una riorganizzazione. Chi si occuperà dei 9.000 immigrati che vivono in Valle d’Aosta? É importante per loro e per noi che abbiano un punto di riferimento, soprattutto oggi.”

Marilena: “Sto firmando perché questo servizio è ad oggi fondamentale ed indispensabile.i dipendenti inoltre svolgono al meglio il loro lavoro:sono professionali, competenti,affabili. Collaborare con loro è stato un piacere!

Donata: “Sto firmando perché questo è un servizio essenziale a sostegno e supporto dei cittadini che devono confrontarsi con una materia legislativa in continuo mutamento e con procedure amministrative sempre più complessificate ed appesantire.”

Mario: “È assurdo chiudere un servizio sempre più necessario. L’immigrazione è un problema quando non si vuole investire nei servizi veramente utili. Si tratta di una scelta consapevole. Firmate entro la fine dell’anno.

Daria: “Chiudere un servizio che ha sempre funzionato al meglio per i migranti e per tutta la comunità e’ un grave atto di masochismo.

Valter: “Un servizio altamente professionale che si è strutturato con l’esperienza e diventato punto di riferimento per tutti i comuni della valle d’Aosta non può venire chiuso

Donatella: “Perché senza conoscenza, si diffonde il pregiudizio e con il pregiudizio nasce la violenza. E non si possono lasciare a casa persone che hanno fatto della loro professione un servizio per TUTTI!!”

Lorenzo Milani, prete a Barbiana

Don Milani disse: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato e privilegiati e oppressori dall’altro- Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”.

Si aggiunga la chiusa de “L’eccezione e la regola” di Bertolt Brecht, del 1930:
“Così termina
la storia di un viaggio.
Avete ascoltato e avete veduto
ciò che è abituale, ciò che succede ogni giorno.
Ma noi vi preghiamo:
se pur consueto, trovatelo strano!
Inspiegabile, pur se normale !
Quello che è usuale, vi possa sorprendere !
Nella regola riconoscete l’abuso
e dove l’avete riconosciuto
procurate rimedio!

Si completi con il Talismano di Gandhi:
“Ti darò un talismano.
Ogni volta che sei nel dubbio o quando il tuo io ti sovrasta, fai questa prova: richiama il viso dell’uomo più debole e più povero che puoi avere visto e domandati se il passo che hai in mente di fare sarà di qualche utilità per lui. Ne otterrà qualcosa? Gli restituirà il controllo sulla vita e sul suo destino? In altre parole, condurrà all’autogoverno milioni di persone affamate nel corpo e nello spirito? Allora vedrai i tuoi dubbi e il tuo io dissolversi.”

Un ultimo accenno al linguaggio.
Ho scritto “migranti” sempre tra virgolette. Il virgolettato sta per il più corretto “persone che emigrano” e per non sancire, in alcun modo, nessuna forma di separatezza fra i rifugiati e noi.
Quando si usa la parola migranti o immigrati si stabilisce semanticamente un “noi” separato da un “loro” con l’ipostatizzazione della distanza dalle persone, e dai destini, reali.


Non è corretta, d’altra parte, neppure la dicotomia espressa con la dicitura acritica e di apparente uguaglianza di “come me e te”. Si minimizzano le differenze senza affrontare “le diverse posizioni di potere, prodotte dalla storia fra “noi” e “loro” relativamente agli aspetti socio-economici, politici, culturali e razziali.” (Estratto dal portale africano Pambazuka Challenging the “refugee-victim” narrative di Hanno Brankamp).
La comunità politica mondiale deve considerare che le ” […] persone che hanno perso case,posti di lavoro, parenti, la propria vita quotidiana, devono essere prese sul serio, non come “nuda vita”, come ha affermato il filosofo Giorgio Agamben in Homo sacer: sovereign power and bare life , ma ” come membri attivi di una comunità politica globale.”


In questo senso anche se non perfetto, e dunque perfettibile, è lo slogan scelto dall’UNHCR in occasione della giornata mondiale del Rifugiato 2015, secondo il quale dobbiamo assumere che le persone che emigrano e che cercano rifugio sono “Persone comuni che vivono in tempi straordinari”.

Per questo, e per tanti motivi ancora, in tante e tanti abbiamo scelto di fare nostro, nel cuore ma soprattutto nell’azione quotidiana, che vorremmo nonviolenta, il suggerimento del Mahatma:

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo!”

NOI. ” […] limitati e giusti, giusti un quanto limitati: come diciamo noi che non osiamo pretendere d’essere giusti ma ci sforziamo solo di non essere limitati, noi ormai tanto connaturati al nostro incerto stato da non volerlo cambiare per nessun altro.” (Estratto da Un’amara serenità di Italo Calvino).

Grazie a tutte e tutti le/i 797 firmatarie/i.

 Con rispetto,
Silvia Berruto, cittadina, giornalista contro il razzismo, amica e persuasa della nonviolenza
Aosta

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