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Domande e risposte sulla campagna "Informazione Pulita"

D: Sono un po' scettico sul terzo punto...votiamo già abbastanza volte, anche troppe... basterebbe poter scegliere i nostri rappresentanti in Parlamento al momento del voto, e poi loro decidano chi va in RAI.

R: Da sempre il problema della RAI e' quello di dipendere dai partiti, e non dai cittadini. Fino alla riforma del 1975, addirittura dipendeva solo dai partiti di governo. Per questa ragione la campagna propone di eleggere direttamente i vertici della RAI, e puo' essere fatto a costi bassissimi permettendo ai cittadini di esprimere la propria preferenza in concomitanza con le elezioni politiche. Certo, e' ancora da definire in che modo verrebbero presentate le candidature ed effettuate le votazioni, e infatti questa campagna vuole solo affermare il principio di democrazia diretta nel settore dell'informazione, che oggi e' valido per le elezioni comunali dove votiamo i sindaci che tolgono i rifiuti dalle strade, e domani potrebbe valere anche per l'elezione dei dirigenti rai che avrebbero il compito di togliere la spazzatura dagli schermi.

D: Non sono molto sicura che questo sistema garantisca una informazione libera , e che i contributi aiutino le testate minori (Carta, il Manifesto e altre) a farcela. Basta vedere oggi con quanto ritardo viene attribuito il 5 x mille alle assoc. che lo ottengono dai cittadini.

R: Anche le ONG ottengono con anni di ritardo i finanziamenti concessi dal Ministero degli Esteri, ma cio' nonostante continuano ad operare tranquillamente. Il giornalista Beppe Lopez ha calcolato che per l'editoria ogni anno si spendono circa 700 milioni di euro, il che vuol dire piu' di 10 euro a testa, includendo anche vecchi e bambini. Indicando sulla dichiarazione dei redditi come si vogliono spendere questi soldi, una famiglia di 5 persone potrebbe destinare all'informazione alternativa ben 50 euro all'anno, senza spendere un centesimo di tasse in piu'. Moltiplichiamo questi dati per il numero di lettori delle testate minori, e possiamo farci un'idea dell'impatto sull'editoria che potrebbero avere ogni anno le decine di migliaia di persone che leggono le riviste da te citate, semplicemente mettendo una crocetta sulla propria dichiarazione dei redditi indicando a chi si vogliono destinare quei soldi.

D: Un'apertura indiscriminata a chiunque intenda fare comunicazione potrebbe generare una rinnovata cattiva informazione.

R: Gia' oggi moltissime persone scrivono articoli e testi anche senza essere ufficialmente giornalisti. Adesso funziona cosi': entrare nell'ordine e' faticosissimo, ma una volta entrato puoi fare come Bruno Vespa, che parlava di "confezionare trasmissioni" addosso ai politici, oppure come Renato Farina, che ha preso soldi dai servizi segreti, e nessuno ti sbattera' fuori, al limite ti arrivera' una sospensione temporanea come e' accaduto a Farina. Sarebbe interessante sperimentare un altro modello di funzionamento: entrare e' facilissimo, basta farne richiesta e assumersi la responsabilita' di rispettare la deontologia professionale. Restarci, invece e' molto difficile per chi fa il pennivendolo, perche' alla prima violazione deontologica vieni sbattuto fuori. Oggi c'e' la certezza dell'impunita' per chi e' dentro, domani potrebbe esserci la certezza della radiazione per chi sbaglia. In questo modo chi fa informazione per interessi diversi da quelli dei lettori/ascoltatori potrebbe dire tante cose, ma non di essere un giornalista. In questo senso l'apertura dell'ordine dei giornalisti a chiunque ne faccia richiesta garantirebbe maggiore democraticita', maggiore partecipazione alle decisioni che riguardano chi imbroglia e maggiore controllo. Oggi le elezioni dell'Ordine dei Giornalisti si decidono per poche centinaia di voti, e il potere consegnato con questi voti e' altissimo. Non sarebbe meglio che a queste elezioni possano partecipare tutti i cittadini che si sono impegnati a rispettare le regole del giornalismo, e che solo per questo impegno vengono ammessi all'albo?

D: Per quanto riguarda la Rai, occorre liberarla dalla morsa dei Partiti. L'idea di eleggerne i vertici mi pare sana nelle intenzioni ma maledettamente rischiosa per gli esiti che potrebbe avere.

R: I rischi della democrazia diretta sono tanti, ma nel settore specifico dell'informazione il rischio piu' grande e' quello di lasciare la RAI in mano ai partiti. Per provare si potrebbe cominciare dalle sedi regionali, facendo eleggere i direttori dei TG regionali direttamente dai cittadini, con candidature libere. Ogni candidato potrebbe presentare il proprio programma editoriale e il proprio curriculum alla luce del sole. Poi si potrebbe fare il confronto tra la qualita' dell'informazione regionale (controllata dai cittadini) e quella dei TG nazionali che rimarrebbe controllata dai partiti. Insomma in questo campo c'e' ancora molto spazio per le sperimentazioni e le verifiche.

D: Un sistema simile al cinque per mille puo' produrre una frammentazione inefficace del finanziamento: immaginate ad esempio che ci sia una sola persona a destinare il suo cinque per mille ad una determinata pubblicazione.

R: Infatti questa campagna ha proprio l'obiettivo di andare in tendenza contraria alle concentrazioni nel settore dei media. Una famiglia di cinque persone ogni anno paga piu' di 50 euro di tasse che vanno nel pozzo nero dell'editoria assistita. Che male c'e' se i 50 euro della mia famiglia vengono destinati ad una rivista che considero valida, anche se nessun altro versa quei soldi? Non e' meglio darli consapevolmente ad una sconosciuta rivista di qualita' che continuare a versarli alla Confindustria e ai grandi gruppi editoriali che si mangiano la maggior parte dei finanziamenti pubblici? La frammentazione e' efficace in se' proprio in quanto evita le concentrazioni.

D: Non crede che se la gente votasse i propri rappresentanti Rai, si offrirebbe l’ennesima torta da spartire tra i politici?

Questo potrebbe accadere se le rose dei candidati al ruolo di membri del consiglio di amministrazione Rai venissero decise a tavolino dalle segreterie dei partiti, ma non e’ questo quello che propone la campagna “Informazione Pulita”. La nostra proposta, infatti riguarda delle LIBERE elezioni del consiglio di amministrazione Rai, dove qualunque esponente del mondo della cultura, dell’informazione, dello spettacolo o dell’imprenditoria, e anche ogni “semplice” cittadino puo’ dare la propria disponibilita’ a svolgere un servizio pubblico nell’azienda Rai, presentando una propria proposta di palinsesto e lasciando ai cittadini il ruolo di decidere qual e’ la visione di servizio pubblico televisivo che ritengono migliore. Messa cosi’ sembra utopia, ma questo obiettivo si potrebbe raggiungere gradualmente, ad esempio coinvolgendo le sedi regionali Rai e iniziando ad eleggere dal basso in concomitanza delle elezioni regionali. Le soluzioni possibili sono davvero molte, basta ragionarci sopra per trovare mille modi di strappare ai partiti e alle lobby di potere il controllo sui luoghi chiave dell’informazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

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