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La mia terra la difendo

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Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

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12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Il "libertario" Farage e la "libertà vincolata" del confuso bileader

22 giugno 2014 - Carlo Gubitosa

Farage e Grillo - Foto dal sito UKIP

Perché Grillo IN EUROPA non vuole allearsi coi Verdi? A quanto pare pretende che i suoi deputati possano votare come gli pare, senza essere obbligati ad adeguarsi alla posizione maggioritaria del gruppo. Lo ha detto lo stesso Grillo in un suo post intitolato "Nigel Farage, la verità", dal quale riportiamo testualmente: "A differenza dei Verdi e di molti altri gruppi del Parlamento europeo il gruppo Efd permette alle delegazioni nazionali di votare come ritengono opportuno secondo la propria ideologia, preferenze politiche e di interesse nazionale".

Perché invece Grillo IN ITALIA caccia via i Parlamentari dal partito o li espone al pubblico ludibrio sul suo blog? Perché vogliono "votare come ritengono opportuno, secondo la propria ideologia e preferenze politiche" (cit.), ma lui ritiene cosa buona e giusta piegare il loro voto al volere suo, a quello di "maggioranze" ipotetiche ed estemporanee create in rete con votazioni lampo che durano lo spazio di un mattino, e perfino alle decisioni di poche decine di ultras del partito che si sentono autorizzati a vaneggiare di "recall" anche se sono quattro gatti, togliendo legittimità a parlamentari della Repubblica che vivono sotto scacco e sotto continua minaccia di epurazione se si azzardano a dire o fare cose sgradite al capo e padrone del partito e ai suoi sostenitori più accaniti e acritici.

Per capire come funziona nel Parlamento Italiano quel "voto libero senza disciplina di gruppo" che il M5S pretendeva dai Verdi e ha dovuto cercare da Farage, basta vedere quello che è successo quando i senatori pentastellati Andrea Cioffi e Maurizio Buccarella hanno esercitato le loro prerogative e i loro diritti costituzionali con una proposta per abolire il reato di clandestinità: è arrivata subito la scomunica del bileader sul blog nazionale col famoso editto sulle "percentuali da prefisso telefonico" che a detta del bileader sarebbero state il prezzo da pagare per annullare le leggi leghiste, quello in cui si proclamava che "Il M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in Parlamento senza controllo" (alla faccia del voto libero!)

Per rincarare la dose è stato dato spazio alle teorie deliranti e xenofobe di tale Monia Benini, non eletta da nessuno, estranea al partito pentastellato, semplicemente un'utile strumento per mettere i due "liberi pensatori" al loro posto, aizzando contro di loro le ire funeste degli ultras del blog e dei ciucciamatite a comando dopo che il bileader li aveva già trasformati in "dottor Stranamore senza controllo".

Un intervento, quello della Benini, che ci ha regalato indimenticabili perle xenofobo-complottiste: "è in corso una manipolazione partitico-politica dell'argomento così come balza agli occhi il fatto che il duo Boldrini-Kyenge sta facendo ammuina sulla questione dei rifugiati", una invettiva accorata che denuncia "tutte le mistificazioni e la disinformazione che porta [sic!] a sostenere la necessità di cancellare il reato di immigrazione clandestina".

Ce n'è anche per i "professoroni" nel proclama xenofobo a firma Benini sdoganato dal bileader sul blog del partito: "diversi giuristi, fra cui Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky [entrambi nella rosa di candidati alla Presidenza della Repubblica del M5*, ndr] , hanno redatto un appello contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti" e pertanto per questo gravissimo crimine di redazione appelli "contribuiscono ad annebbiare un panorama politico, normativo e giuridico che non può basarsi sulla strumentalizzazione dell'immigrazione clandestina a scopi anti-berlusconiani o elettorali". E con questo proliferare di menti annebbiate dalla xenofobia, la nebbia dei professoroni è l'ultima cosa che possiamo augurarci.

Il risultato di queste e mille altre dichiarazioni deliranti, che hanno tracciato chiaramente la linea di separazione tra le iniziative gradite e quelle osteggiate dai capi pentastellati, è stata la creazione di un clima ostile alla libera espressione dei propri orientamenti politici da parte di questi due senatori, e più in generale di tutti i parlamentari pentastellati, che ci hanno pensato bene prima di avventurarsi su questioni "impopolari", anche se il programma ufficiale del partito non forniva nè prescrizioni, nè divieti in merito.

All'epoca fu usato dal bileader anche l'argomento "questa cosa non era in programma", omettendo che di proposte di legge su argomenti estranei al programma ne sono state proposte a decine anche dai cosiddetti "Talebani", che non sono quelli più ortodossi ai principi pentastellati, ma quelli più vicini all'entourage del bileader.

Ma forse quelle iniziative andavano bene, perché non toccavano tasti dolenti della nostra società becera e razzista, e si limitavano a denunciare gli abusi nell'utilizzo di "grano saraceno" a difesa del "made in Italy", anche se i saraceni non erano inclusi nel programma tra i nemici da mandare a casa, e tra gli obiettivi del programma non c'era neppure l'abolizione dei vaccini obbligatori per i bambini proposta da altri fantasiosi pentastellati in seno all'assemblea regionale lombarda.

Morale della favola: il vincolo di mandato e la stretta adesione ai programmi senza andare "fuori tema" va bene al partito pentastellato quando comanda Grillo, pilotando con la sua influenza votazioni di 40mila supporters con maggioranze da 20mila utenti, sbandierate come grande esercizio di democrazia diretta per vincolare a decisioni di pochi chi ha il compito di rappresentare milioni di elettori nell'interesse di tutti.

Contromorale della favola: il vincolo di mandato però non va bene per confrontare le proprie idee con quelle di una storica compagine ambientalista europea, va malissimo quando si decide DAVVERO a maggioranza in un gruppo eterogeneo, senza trattare i parlamentari come burattini teleguidati o come proprietà privata, e va ancora peggio quando devi unirti ad un gruppo parlamentare internazionale, e il prezzo da pagare per la forza di essere in gruppo e i benefici (anche economici) che ne derivano è l'accettazione di regole condivise che non sono più le tue, ma diventano quelle che stabilisci assieme ad altri rispettando i principi base della democrazia interna ai gruppi parlamentari europei.

Nella democrazia europea, infatti, i gruppi dell'Europarlamento non possono essere delle macedonie di "separati in casa" che fanno gruppo solo per ciò che gli conviene e per il resto si considerano autonomi e senza vincoli verso gli altri membri del gruppo, anche perché nessuno si illude che un gruppo di 17 persone possa davvero contare qualcosa e incidere sulle politiche dell'intera Europa se non esprime una linea politica comune con i suoi simili di altri paesi, accettando anche di essere in minoranza quando la propria pattuglia nazionale esprime idee che non sono maggioritarie nel gruppo internazionale.

Per capire quanto sia ipocrita, opportunista e doppiogiochista questo inno alla libertà di voto nell'europarlamento dopo che nel Parlamento Italiano si è cercato di negare in tutti i modi quella libertà, basta ripescare l'intervista rilasciata da Casaleggio il 20 aprile 2014 (a poche settimane dalle elezioni) firmata da Barbacetto e Gomez del "Fatto Quotidiano".

"Se all’interno dei gruppi ci sono posizioni diverse - diceva Casaleggio - si decide a maggioranza e quella decisa è la posizione del gruppo. Ma se mentre il gruppo sta discutendo, chi è in minoranza esce e dichiara ai giornali: qui non c’è democrazia e io voto come mi pare, allora così non va".

Ma alla fine chi è uscito sbattendo la porta e urlando "qui nei Verdi non c'è democrazia, io voto come mi pare con Farage", è stata proprio l'altra metà del capopartito pentastellato, che concede e toglie libertà ai parlamentari senza aver preso mai neppure un voto.

In sintesi, nel Parlamento Italiano Casaleggio pretende compattezza dei gruppi e decisioni a maggioranza vincolanti per tutti, in quello europeo Grillo esalta la libertà del voto non condizionato dal gruppo di appartenenza. Ma almeno loro due ogni tanto si parlano? O temono di dire ciò che pensano per paura che l'altro non sia d'accordo e possa avviare un procedimento di espulsione chiamando a raccolta dieci amici al bar o su un meetup?

Cari padroni del marchio (e di conseguenza del partito) pentastellato, non abbiate paura a parlarvi chiaramente e mettetevi d'accordo una volta per tutte: vince la maggioranza o la libertà di coscienza? Nei parlamenti vi piacciono le votazioni a maggioranza per poi agire compatti o il voto libero in base alle preferenze politiche?

Fate una scelta, e portatela avanti coerentemente: se per voi in un gruppo parlamentare vince la maggioranza, allora non accusate i Verdi di far valere questo principio in un gruppo più articolato. Se invece Farage è bravo perché nel Parlamento Europeo fa votare tutti come gli pare, siate bravi almeno quanto lui nel riconoscere la stessa libertà ai vostri parlamentari nel Parlamento Italiano, senza scatenare macchine del fango intrise di ignoranza sul vostro blog non appena parlamentari in "libertà vigilata" prendono iniziative che non vi piacciono perché potrebbero intaccare le percentuali di voto del vostro partito.

Non è difficile: chiarite il vostro pensiero, dite cose comprensibili, siate coerenti almeno tra voi due, agite in base a quanto detto: il resto, per quanto mi riguarda, è propaganda. E' quella è roba vecchia della casta, no?

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