Ogni tanto le bufale arrivano anche dal "fuoco amico".
E' confermato: Travaglio quando parla di Grillo non fa i compiti
Il divieto di partecipazione ai Talk Show analizzato (male) dal vicedirettore del fatto quotidiano
19 dicembre 2012 - Carlo Gubitosa
Ne avevo gia' parlato in un'altra occasione, e ora la mia impressione e' confermata: Travaglio quando parla di Grillo non fa i compiti. Per scoprirlo basta guardare questo video dove al minuto 1:13 Travaglio teorizza che il divieto di partecipazione ai talk show sia una regola che tutti gli eletti del M5* nelle istituzioni hanno accettato "a priori", come si accettano le regole del calcio prima di entrare in campo. Secondo Travaglio
"Grillo non ha detto niente tv, ha detto fatevi intervistare ma non andate nei talk show, e lo dice da quando fa politica. I suoi candidati forse lo sapevano prima di essere candidati. Io capisco chi vuole fare come gli pare e andare dove vuole. Come si fa ad andare dove si vuole? Basta non iscriversi al Movimento Cinque Stelle, e a nessun altro movimento e partito che abbia delle regole, cosi' nessuno ti impone delle regole. Ci sono dei club che prescrivono ai loro iscritti l'abito scuro. Io non ce l'ho, non voglio mettermelo, voglio vestirmi come mi pare, e quindi cosa faccio? Non mi iscrivo al club dell'abito scuro, perche' se poi mi iscrivo, mi candido, vengo eletto e prendo lo stipendio, e' dura poi dire no all'editto dell'abito scuro, perche' lo sapevo prima".
Ma e' proprio vero che questo obbligo c'e' da quando Grillo fa politica, e si sapeva gia' da prima? Travaglio, che in un suo libro ha parlato della "scomparsa dei fatti", in questa arringa ne ha fatto scomparire uno bello grosso: il divieto di parlare in TV e' solo una prassi caldeggiata, e non un obbligo vincolante per i sostenitori del Movimento Cinque Stelle eletti negli enti locali. Lo ha confermato anche lo stesso Grillo il 6 novembre dichiarando sul suo sito che la partecipazione ai talk show e’ "fortemente sconsigliata (in futuro sarà vietata)".
Il divieto di partecipazione ai Talk Show e' diventato un "obbligo vincolante" e non soltanto un consiglio soltanto di recente, e solo per chi ha sottoscritto le regole di partecipazione alle "parlamentarie" con cui gli attivisti del Movimento Cinque Stelle hanno selezionato i loro candidati alle prossime elezioni politiche. Sono questi candidati al Parlamento, e non gli eletti nei comuni e nelle regioni, gli unici attivisti che hanno rinunciato volontariamente, per l'adesione ad una precisa strategia comunicativa, al loro diritto costituzionale di esprimere il proprio pensiero "con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione", talk show inclusi.
A differenza di Travaglio, inoltre, in coscienza non posso appoggiare con leggerezza l'atteggiamento "tu non puoi parlare in televisione perche' io ho deciso cosi'". E' proprio il modo di fare che mi ha reso odioso Bettino Craxi, quando era lui a decidere che da un certo momento in poi non avrei piu' potuto ascoltare Beppe Grillo in TV. E non l'ho mai perdonato per questo.
Quanto all'utilita' di questo divieto, da quello che ho avuto modo di studiare e capire sulla teoria e sull'analisi dei media, quando si entra al centro del discorso dell'opinione pubblica, in televisione non si puo' scegliere tra esserci o non esserci, ma tra raccontarsi o essere raccontati. Ho capito anche che un messaggio lanciato in un talk show e' come un liquido: assume la forma del recipiente che lo contiene. La stessa persona, con le stesse idee e le stesse intenzioni, da' un messaggio diverso se parla da Vespa rispetto a quello che lancia parlando da Santoro.
Detto questo, e preso atto che la forma non la decidono gli ospiti dei programmi, credo che sul piano della sostanza sia comunque meglio riempire quei "recipienti televisivi" con acqua cristallina e non con liquami, sostituendo ai soliti e vecchi discorsi vuoti dei partiti al potere i ragionamenti magari impacciati, ma comunque sinceri, dei cittadini onesti che cercano di cambiare in meglio il paese senza secondi fini, anche come rappresentanti del Movimento cinque stelle nelle istituzioni.
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