Il "vu cumprà" non tramonta mai
Dopo il tentato progrom di Torino e dopo la strage di Firenze, sui media si comincia a ragionare - con grande debolezza, a dire il vero - sul tema del razzismo e della xenofobia radicati nella società italiana, e in particolare nella società politica e mediatica.
Contiamo di proporre nelle prossime settimane un'analisi più accurata della condotta dei maggiori media in questi giorni, intanto segnaliamo un intervento e un articolo che trattano il tema del linguaggio utilizzato da quotidiani, radio e tv per raccontare i fatti di Torino e Firenze.
L'articolo dell'Espresso si concentra sulla ricorrenza dell'espressione "vu cumprà" per indicare i cittadini senegalesi presi di mira dal killer neofascista entrato in azione a Firenze. Come si può leggere, un paio di affermati direttori di noti quotidiani difendono la scelta di usare quest'espressione ritenendola innocente, simpatica, usata da tutti e così via. Di ben altro tenore (e spessore) le osservazioni proposte da giornalisti meno affermati di testate meno note.
Ciascuno può valutare da solo e farsi un'idea sulla qualità del giornalismo italiano in materia di immigrati e minoranze, noi ci limitiamo a ricordare l'utilità dell'esercizio di sostituire all'espressione in questione - "vu cumprà" - un'altra analoga, riferita ad altri gruppi umani, in modo da valutare meglio l'effetto che fa. Potremmo compiere quest'esercizio, ad esempio, con i termini "pennivendolo" o "scribacchino", se pensiamo alla categoria dei giornalisti, oppure "terrone", "pummarola", "picciotto", "mangiaspaghetti" con riferimento a una generica condizione di italianità...
Un intervento che ci pare istruttivo e meritevole d'essere letto, è quello di Combonifem, la rivista curata dalle missionarie comboniane.