La Romania non vuole più chiamarli rom
All'epoca dell'omicidio di Giovanna Reggiani (novembre 2007) e all'indomani del rogo ai campi rom di Ponticelli (maggio 2008), partirono violente campagne di stampa contro i rom. Uno degli argomenti più discussi, evocato con vigore anche dal sindaco di Roma Valter Veltroni, fu l'immigrazione dalla Romania, paese entrato all'inizio del 2007 nella cosidetta area Schengen con la conseguente possibilità per i suoi cittadini di muoversi liberamente all'interno dell'Europa. Dalla Romania, secondo Veltroni e altri imprenditori della paura, sarebbero arrivati molti poco di buono, con l'effetto di portare delinquenza e degrado nelle nostre città, altrimenti tranquille e pacifiche. Nel bailamme della caccia al rom arrivato dalla Romania (identikit dell'omicida della Reggiani), si distinsero le voci di alcuni romeni "eccellenti" che si spesero per affermare un'indispensabile distinzione: i rom sono una cosa, i romeni un'altra. Ricordo una trasmissione tv (Exit) nella quale Romena Badescu, ex modella, era l'ospite chiamata a commentare i fatti: la signora si concentrò sulla distinzione fra rom e romeni, spalleggiata dalla portavoce di un'associazione di immigrati romeni. Nessuno che mettesse in discussione il proditorio attacco alla libertà di movimento dei cittadini romeni, il più che discutibile collegamento fra l'immigrazione dalla Romania e il delitto Reggiani e il presunto aumento dei reati nella città di rom, le violenze compiute contro la minoranza rom.
Ora arriva la notizia che il deputato Silviu Prigoana, a nome del governo romeno, vorrebbe approvare una legge per eliminare dalla documentazione ufficiale il termine rom, da sostituire con "tigani", in modo da evitare che si faccia confusione in futuro fra rom e romeni (fermo restando che almeno un milione e mezzo di cittadini romeni sono rom). Rom, come è noto, in lingua romanì significa uomo, mentre "tigani" è un termine che il popolo rom percepisce come negativo e stigmatizzante. E comunque non è il nome che ha scelto per definire se stesso. Il portavoce dell'Alleanza civica rom, David Mark, ha commentato così la vicenda: "E' come se un deputato americano - ha riportato l'agenzia Redattore sociale - proponesse di tornare alla definizione di negro per gli afroamenricani: ciò provocherebbe uno scandalo inaudito e le immediate dimissioni del deputato". Con questo intervento d'autorità sulla lingua, la persecuzione del popolo rom rischia di fare uno spaventoso salto di qualità. Chi irride l'attenzione per il linguaggio xenofobo e razzista dal quale "siamo parlati", farebbe bene a rifletterci sopra.