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Sette giorni fra media e razzismo / 19

La "etnicizzazione" della notizia: stranieri "promossi" quando sono vittime, un caso emblematico nelle cronache di questi giorni - Walter Veltroni e la cittadinanza a punti, l'indignazione di Sandra Bonsanti, le parole del papa e la scomparsa del principio di uguaglianza
26 ottobre 2010 - l. g.

 

22 ottobre - Quando la morte "promuove"

La "etnicizzazione" della notizia è un tratto tipico dell'informazione ai tempi della xenofobia. E' pratica comune, nei mostri media, enfatizzare e collocare nei titoli l'appartenenza nazionale degli autori di reato, specie se appartengono a minoranze invise agli imprenditori politici della paura. Bene quindi segnalare con vigore furti, stupri, rapine commessi da rom, romeni, albanesi, "extracomunitari"; meno bene, anzi del tutto inusuale, specificare nei titoli o dare grande spazio a notizie di reati compiuti, mettiamo, da francesi, tedeschi, statunitensi e così via.

Abbiamo i giornali e i tg pieni di "nomadi che rubano" e "stupratori romeni", mai sentito parlare di "rapinatori tedeschi" (e dire che nel 2007 il Rapporto sulla criminalità in Italia indicava la Germania come il paese di provenienza del maggior numero di rapinatori stranieri identificati). La logica della "etnicizzazione" si svela anche "a contrario", quando cioè la dinamica dei fatti induce i cronisti a "promuovere" vittime o protagonisti di fatti di cronaca: la nazionalità viene cioè omessa, a vantaggio di altre caratteristiche, come l'età o la professione, che sono poi i tratti personali normalmente riportati quando si parla di autoctoni.

Il 21 ottobre, per fare un esempio, è stata data una certa rilevanza a una notizia tragica: la morte in uno scontro stradale a Roma sul Grande raccordo anulare di "quattro ventenni", o "quattro ragazzi", indicati così nei titoli... benché romeni. La pietà umana, in questo caso, ha spinto a evitare titoli che avrebbero suonato così: "Auto sbanda sul raccordo, morti 4 romeni". Tutto sarebbe cambiato, ovviamente, se l'auto, sbandando, avesse travolto qualcuno di nazionalità italiana. Allora i "ragazzi" sarebbero tornati ad essere "romeni".

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26 ottobre - Cittadini a punti, uguaglianza addio

Walter Veltroni ha speso tutto il suo peso politico per una proposta, in tema di immigrazione, che vorrebbe proporsi con i crismi della modernità. I suoi punti chiave sono la selezione degli ingressi in base a criteri di qualità (istruzione, età e cose del genere) e di utilità per il nostro paese e un sistema "a punti" per l'accesso alla cittadinanza. Il Partito democratico ha fatto proprio il progetto e ha cominciato a legittimarlo al proprio interno e nell'opinione pubblica (vedi interventi sul quotidiano l'Unità).

Sandra Bonsanti, animatrice di Legalità e Giustizia, parlando all'incontro della "altritalia" a Teano, si è detta scandalizzata e indignata per questa proposta, che è in aperta contraddizione col principio di uguaglianza proclamato nella Costituzione italiana. Ma di questi tempi l'indignazione è merce rara, quando si parla di migranti e minoranze: pare che sia sparito dal dibattito pubblico l'antico postulato secondo il quale la democrazia è un sistema che serve a tutelare le minoranze e non ad affermare la volontà della maggioranza.

Il papa intanto dichiara che la migrazione è un diritto: è una verità elementare, ma anche i devoti al pontefice la trascurano e non ascoltano, su questo punto, Benedetto XVI. A Teano sindaci, intellettuali, semplici cittadini hanno stretto un "patto" che nelle prime righe parla di "abitanti", anziché di cittadini, in modo che tutti siano inclusi. Perché è così difficile considerare tutte le persone che vivono in un certo territorio meritevoli di uguali diritti?

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