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Schedature "etniche" e la fine del giornalismo

Sette giorni fra media e razzismo / 18 - Le Monde in Francia denuncia l'esistenza di sistemi di schedatura ad hoc per i cittadini di origine rom - Anche il Manifesto parla di "clandestini" - Il Premio Mandela a Daniele Del Grande, che commenta così: "Un paradosso, il giornalismo d'inchiesta è morto"
9 ottobre 2010 - l. g.

 I dossier "etnici" della polizia francese

Il quotidiano Le Monde ha denunciato l'esistenza di un sistema di schedatura su base "etnica" in seno alla polizia francese. Oggetto dei dossier, anche stavolta, sarebbe la popolazione rom del paese, sia residente sia immigrata. In particolare, secondo le rivelazioni di Le Monde, la polizia disporrebbe di un elenco di famiglie rom considerate criminali e suddivise secondo le rispettive "specialità", e utilizzerebbe un modello di rilevazione denominato Mens (minoranze etniche non sedentarizzate). Il ministro dell'Interno ha negato l'esistenza di dossier del genere, ma ha anche riconosciuto di avere soppresso nel 2007, come disposto dalla legge, degli "archivi genealogici" fino a quel momento - evidentemente - utilizzati dalle forze di polizia. Una commissione ad hoc sta indagando sul caso sollevato da Le Monde, e alcune associazioni rom e gruppi antirazzisti hanno presentato esposti alla magistratura. Per una volta, in questo caso in Francia, il giornalismo fa il suo mestiere e non esita a mettere in discussione una campagna securitaria di forte impatto mediatico, come quella contro i rom lanciata dal presidente Sarkozy quest'estate.

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"Il Manifesto" e i "clandestini"

A proposito di lessico del giornalismo italiano. Titolo del manifesto di venerdì 8 ottobre: "Clandestini in sciopero contro lo sfruttamento". La notizia riguarda le manifestazioni di Castelvoturno dove centinaia di lavoratori impiegati nelle campagne hanno deciso di ribellarsi e protestare per le condizioni di semi-schiavismo che sono costretti a subire. La mobilitazione, col motto "Oggi non lavoro per meno di 50 euro al giorno", è di straordinaria importanza, perché mette a nudo gli abusi inflitti a manodopera debole e ricattabile dai caporali che gestiscono il lavoro nelle campagne e perché mostra che è possibile, nonostante tutto, combattere contro le costrizioni i ricatti. Il silenzio genera impotenza, perciò il protagonismo dei migranti, in questo caso, è un potente motore di cambiamento, un esempio che deve servire da monito per la società civile autoctona e in particolare per i nostri sindacati, troppo timidi in materia di neoschiavismo. Il Manifesto è fra i giornali che hanno trattato con più attenzione le mobilitazioni di Castelvolturno e tuttavia, come dimostra quel titolo, non è immune dalla retorica della xenofobia che pervade i media.

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La fine del giornalismo

Una buona notizia è che il Premio Nelson Mandela - Sport e solidarietà è stato assegnato a Daniele Del Grande, giornalista fondatore del sito Fortress Europe e autore di due libri importanti in materia di migrazioni e razzismo: "Mamadou va a morire" e "Il mare di mezzo". Il commento di Del Grande è tuttavia rilevatore dello stato reale del giornalismo in Italia: "Mi fa molto piacere ricevere questo riconoscimento", ha detto, "anche se si tratta quasi di un paradosso: è il quarto premio che ricevo quest’anno, ma sono un giornalista disoccupato perché in Italia il giornalismo d’inchiesta è morto o moribondo e nessun giornale vuole investirci",

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