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Sette giorni fra media e razzismo / 15

Le cifre sull'immigrazione: non c'è connessione con la criminalità, mentre crescono le imprese fondate da stranieri e i "nuovi italiani" nelle scuole. Siamo un paese multiculturale ma qualcuno al potere vorrebbe negarlo, con la complicità dei media - Salute mentale e giornalismo: in arrivo la "Carta di Trieste"
27 giugno 2010 - l. g.

23 giugno - L'Italia multiculturale che si vuole negare

Alcune indagini statistiche sugli stranieri in Italia confermano tre verità già note ma che per i media non fanno testo e quando vengono riportate non arrivano a formare un "sistema di conoscenze" che faccia davvero da sfondo all'informazione in materia di immigrazione. La prima verità: non è vero che gli immigrati hanno una maggiore propensione criminale degli autoctoni.

Lo dimostrano le ricerche della Banca d'Italia, un dossier di Caritas Migrantes e Redattore sociale e anche flussi di dati come quelli appena diffusi: l'incremento delle denunce a carico di immigrati sono cresciute circa del 20% fra 2006 e 2008, il numero di stranieri presenti del 45%. Si tratta, naturalmente, di un indicatore piuttosto grossolano, sia perché il numero di denunce è un indicatore imperfetto dell'effettiva diffusione del crimine in un paese, sia perché la cifra assoluta non permette distinzioni per tipo di reati, né di cogliere il peso delle "politiche criminali" (se le forze dell'ordine, per dire, si impegnano prevalentemente nella repressione di un certo tipo di reati, le statistiche ne risentiranno).

Ad ogni modo, sono cifre che dovrebbero aiutare ad abbandonare la connessione immigrazione-criminalità che politici e grandi media danno per scontata e che impedisce di cogliere la complessità del fenomeno migratorio.

In questo senso possono aiutare le altre cifre disponibili nell'allegato (che riporta lanci dell'agenzia Redattore sociale): aumenta il numero di imprese con titolari stranieri, cresce notevolmente nelle scuole il numero di bambini con genitori stranieri.

Ecco la vera fotografia della trasformazione in corso: l'Italia è un paese multiculturale, nel quale convivono persone con stoie, lingue, religioni diverse. L'interesse comune è lo sviluppo delle conoscenze e l'affermazione di una crescita cultura creativa: perché mai i media dovrebbero negare un contributo a questo percorso, come invece stanno pervicacemente facendo? Che sia perché è questo che il potere politico desidera?

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25 giugno - La Carta di Trieste

Da un importante convegno a Trieste sulla salute mentale, arriva la notizia che Ordine e sindacato dei giornalisti stanno preparando, insieme con gli addetti ai lavori, una Carta deontologica che faccia da guida all'informazione sulla salute mentale. Si tratta di adottare un linguaggio più preciso e più rispettoso di quello corrente, che risente largamente di pregiudizi e luoghi comuni.

Le affinità con quel che avviene nel campo dell'immigrazione e delle minoranze culturali e nazionali sono evidenti; i media, questa è la morale, tendono ad usare lo stesso linguaggio del potere e della maggioranza "benpensante". C'è materia di riflessione per tutti. Qui la bozza della Carta di Trieste anticipata dal giornale on line Affari Italiani.

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