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Stop alla criminalizzazione dei rom: l'appello dell'Asgi

L'Associazione di studi giuridici sull'immigrazione prende posizione dopo l'aggressione di una ragazza rom a Torino e denuncia gli effetti delle politiche di discriminazione e delle rappresentazioni mediatiche riguardanti rom e sinti. Un appello da sottoscrivere e soprattutto da prendere sul serio
27 giugno 2010

L'Associazione studi giuridici sull'immigrazione ha preparato un appello - "Perché non accada mai più" - che prende spunto dalle notizie riguardanti l'aggressione subita a Torino da tre ragazze rom: una di loro, incinta, ha poi perso il figlio. L'Asgi denuncia anche le responsabilità dei media, per la "rappresentazione" delle comunità rom, parte di quella criminalizzazione che a giudizio dell'Asgi fa sì che "la soglia di tolleranza delle violazioni dei diritti" nei loro confronti si alzi sempre di più. Questo appello merita di essere letto, sottoscritto e soprattutto d'essere preso sul serio. (Gcr)


L'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI) promuove l'appello contro la discriminazione e la violazione dei diritti fondamentali, in seguito all'aggressione nei confronti di tre ragazze rom a Torino l'11 giugno 2010.

APPELLO

PERCHÉ NON ACCADA MAI PIÙ


Suscita profonda indignazione e preoccupazione l'aggressione avvenuta venerdì 11 giugno 2010, a Torino, nei confronti di tre ragazze rom. Dalla ricostruzione dei fatti riportata dalla stampa, le ragazze avrebbero suonato al citofono di un palazzo: uno degli abitanti, ritenendo che le "zingare" volessero svaligiargli l'appartamento, le avrebbe inseguite per strada, tra le bancarelle del mercato, e le avrebbe violentemente picchiate, senza che la gente intorno reagisse. Una delle ragazze era incinta di otto mesi e, in seguito alle percosse, ha perso il bambino.

Questo gravissimo episodio è un ulteriore, preoccupante sintomo di come i pregiudizi e l'odio razzista nei confronti dei rom stiano raggiungendo livelli che arrivano a mettere profondamente in discussione la stessa natura democratica della nostra società. Si diffonde in modo sempre più pervasivo, anche grazie alle rappresentazioni mediatiche pressoché univoche, la convinzione che gli "zingari" siano tutti ladri, truffatori, rapitori di bambini... Le donne e gli uomini rom che vivono e lavorano onestamente (e pagano pure le tasse!) non compaiono mai nelle cronache di giornali e telegiornali. Ed è come se non esistessero.

La segregazione nei campi nomadi, che ha costituito negli ultimi trent'anni la principale politica con cui le istituzioni italiane (inclusa la Città di Torino) hanno affrontato la questione rom, ha un ruolo fondamentale nel produrre e riprodurre il pregiudizio e l'esclusione: i "nomadi" vivono nei campi, veri e propri ghetti isolati dal resto della società, sono dunque individui pericolosi e radicalmente diversi da "noi". La criminalizzazione ha poi raggiunto il massimo livello negli ultimi due anni, con la dichiarazione dello "stato d'emergenza nomadi" (esteso nel 2009 anche al Piemonte) e la rilevazione delle impronte digitali anche ai bambini rom...

Una ragazza "zingara" che suona a un citofono, allora, che altro può essere se non una ladra in cerca di un appartamento da svaligiare?

A questa immagine criminalizzante se ne accompagna, sempre più frequentemente, un'altra: la rappresentazione degli sgomberi dei campi non autorizzati a Milano, a Roma e in molte altre città italiane, con le ruspe che distruggono baracche e passeggini, mentre le madri e i bambini, intorno, piangono... Vittime di una violenza istituzionalizzata, spesso esercitata con modalità illegittime, ma che politici di destra e di sinistra rivendicano come una riaffermazione della legalità. Le famiglie non sapranno dove andare, è vero, i bambini non potranno più andare a scuola... ma se la sono voluta loro, perché lì non ci dovevano stare, e solo cacciandoli via si potrà riportare la legge e l'ordine...

Così, la soglia di tolleranza delle violazioni
dei diritti si alza sempre più. Come se agli "zingari", in fondo, non andassero garantiti quei diritti umani fondamentali che la nostra Costituzione e l'ordinamento internazionale riconoscono a tutti gli esseri umani.

Questo tipo di politiche e di rappresentazioni
non possono che andare a legittimare gli istinti di coloro che hanno voglia di "farsi giustizia da sé". Reagire a un presunto tentato furto con l'aggressione e la violenza rischia, allora, di diventare "normale".

È a questa "normalità" del pregiudizio
, dell'esclusione, della violenza, della violazione dei diritti fondamentali, che dobbiamo reagire, con forza. E subito, perché domani potrebbe essere troppo tardi.


A.S.G.I. - Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione

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Il fatto raccontato sui giornali  http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/243232/

Per aderire all'appello:  
Singole persone: http://www.firmiamo.it/perche-non-accada-mai-piu
Associazioni, enti, organizzazioni : scrivere a info@asgi.it

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