Sette giorni fra media e razzismo / 14
14 giugno - Raitre apre alla nuova Italia
Radiotre per un giorno si affida a conduttori stranieri, o "nuovi italiani", insomma a quella porzione di società che i potenti del paese stanno tenendo ai margini. Programmi musicali, approfondimenti scientifici e culturali, trasmissioni d'attualità: tutto affidato a loro, per mostrare qual è la vera natura del nostro paese, da tempo multiculturale, ma incapace di riconoscersi come tale. E' un limite grave per una società in evoluzione qual è la nostra. Ed è un limite trasversale: non ci sono "nuovi italiani" in politica (forse un paio in parlamanto, ma non contano granché), e nemmeno nei media, anche qui salvo rare eccezioni; perfino ai mondiali la nostra è fra le poche nazionali europee formate da soli bianchi. La cultura fa eccezione: i poeti e romanzieri nati all'estero che scrivono in italiano sono numerosi; e abbiamo musicisti, studiosi, artisti venuti da fuori che lavorano qui. Raitre ha aperto un varco.
15 giugno - C'è mazzata e mazzata
Luca Telese, sulla prima pagina del Fatto Quotidiano, racconta una notizia sconvolgente: un "extracomunitario", "clandestino", marocchino, aggredisce a colpi di mazza da baseball una donna italiana e la manda all'ospedale con le ossa rotte. La donna, incinta, perde anche il bambino. Seguono fiaccolate organizzate dalla Lega Nord (con la partecipazione di un sindaco di centrosinistra), inviti a certa gente di tornarsene nel suo paese, mentre un prete informa che il marocchino aveva problemi psichici e come risposta subisce il saccheggio del proprio ufficio. I tg mostrano i funerali del feto, a Porta a porta si parla dell'impossibilità dle perdono, intanto un campo rom va a fuoco. E' tutto inventato, naturalmente, o meglio Telese ha provato a immainare che cosa sarebbe successo se una notizia di cronaca - vera - avesse avuto come protagonisti quelli da lui indicati (straniero l'aggressore, italiana l'aggredita), anziché un italiano come picchiatore e una ragazza rom come vittima. L'aggressione della giovane è finita nelle pagine interne dei quotidiani, con poco rilievo, e l'aggressore è stato scagionato per l'aborto: pare che l'autopsia non abbia stabilito un rapporto certo di causa-effetto fra i colpi di mazza e la morte del feto. E' un ritratto impietoso del giornalismo italiano.
18 giugno - La lingua degli altri
Molti Comuni stanno applicando regolamenti che stabiliscono fra i requisiti per ottenere licenze commerciali o altro la conoscenza della lingua italiana, requisito presente anche nel cosiddetto permesso a punti. Il tutto avviene, naturalmente, nella totale assenza di servizi linguistici per chi viene dall'estero e partendo dal preupposto che il nostro paese non abbia interesse ad aiutare chi viene da noi nell'apprendimento della lingua. L'idea è che si debbano frapporre ostacoli all'inserimento sociale e lavorativo degli stranieri - fra questi, appunto, la conoscenza della lingua (e qualcuno vorrebbe introdurre il dialetto) - in modo da far sapere agli autoctoni che c'è qualcuno, al potere, che li tutela non si sa bene da che, forse da une teorica concorrenza per il lavoro. E' bene tenere a mente, a cominciare dai giornalisti che si troveranno a riferire della prossima ordinanza comunale o dell'applicazione del permesso a punti, i risultati dell'indagine del Censis appena pubblicata: solo il 15% degli intervistati rivela una conoscenza insufficiente dell'italiano. Nonostante l'ignavia delle istituzioni pubbliche.
Allegati
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Articolo di Luca Telese (72 Kb - Formato pdf)- Fonte: Il Fatto Quotidiano, 15 giugno 2010Il documento è in formato PDF, un formato universale: può essere letto da ogni computer con il lettore gratuito "Acrobat Reader". Per salvare il documento cliccare sul link del titolo con il tasto destro del mouse e selezionare il comando "Salva oggetto con nome" (PC), oppure cliccare tenendo premuto Ctrl + tasto Mela e scegliere "Salva collegamento come" (Mac).