Severgnini e le abitudini degli "zingari"
Dare del razzista a Severgnini? Non ci pensiamo neppure
Ricorderete l'anno scorso un'incursione anti-romeni di Severgnini, riportata sul sito Giornalisti contro il razzismo con risposta arrogante del Severgnini stesso.
Vi ricopiamo un'altra perla del giornalista, con le prime due risposte rinvenibili online. Aggiungiamo solo che la mossa strategica "non sono razzista ...ma", e l'analoga, vittimistica e insieme intimidatoria, "scrivere questo fa di me un razzista?" sono spie sicure, per chi abbia letto le fondamentali analisi di Teun van Dijk sul linguaggio razzista.
Il che non significa che sia il lettore che Severgnini siano razzisti, come essi stessi suggeriscono; bensì che il giornalista tenta di allontanare da sé il sospetto di contribuire alla costruzione di una comunità razzista. Non c'è bisogno di accusarlo di razzismo: l'arroganza, la superficialità, la mancanza di professionalità bastano a squalificarlo.
Certo, viviamo al sicuro da luoghi accerchiati da "una ventina di campi rom", per la semplice ragione che una realtà simile, come gli "accordi" che tutelano "gli zingari", è il frutto di un delirio cui è irresponsabile dare credito, secondo un copione che abbiamo visto più volte agire anche in altri "opinionisti". Forse per questo la realtà che veramente ci fa paura è un'altra, è davvero sotto gli occhi di tutti, e lascia le sua tracce anche sulle rubriche di troppi editorialisti.
Giuseppe Faso per Gcr
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Qui sotto riproduciamo, dal blog di Beppe Severgnini su Corriere.it, l'intervento di un lettore e la risposta del giornalista. A seguire, il link a un intervento comparso sul sito di satira e giornalismo Mamma! e un comunicato stampa del gruppo EveryOne.
Stanotte, un altro furto al mio negozio
Cari Italians,
sono pochi 2 mila caratteri per spiegare la mia esperienza, e quella di altre persone come me che vivono in una sorta di acquario dove tutto quello che ti succede non è alla tua portata. Nella notte che è appena passata ho subito un altro furto al mio negozio, vendo arredamenti, mi hanno rubato tavolo, sedie, divani, quadri, computer, oggetti vari per un danno di circa 20 mila euro.
È la seconda volta, sono gli zingari di sicuro. La merce la metteranno il vendita in una sorta di mercato delle pulci poco lontano dal mio negozio gestito in maniera impeccabile sempre da loro. La polizia come al solito, ed è anche giustificata, non può far niente perché sono troppo tutelati e protetti, non ho mai capito in nome di quali accordi, girano senza patente, senza assicurazione, sappiamo tutti come vivono ma nessuno osa far niente.
Chiaramente non sono razzista, penso male di chiunque delinque a prescindere della razza, ma in questo momento vivo con il terrore di chiudere il negozio la sera a causa di questi signori, che vivono come le zanzare succhiando dalle nostre attività già malandate quel poco che riusciamo ancora a sostenere. Nella zona che circonda il mio negozio ci saranno una ventina di campi rom, a volte fuori dai loro accampamenti si vedono carcasse di auto distrutte dalle fiamme, nessuna volante che si chieda la provenienza di tali auto. Le chiedo se avrà voglia di parlarne di questo problema, anche se ormai si è incancrenito e il pericolo è proprio questo, la rassegnazione a questi episodi.
Gaetano Ligestro , tiki22@hotmail.it
La risposta di Beppe Severgnini
Lettera triste ma istruttiva. Sulla questione del furto appena subìto, un consiglio: sporga una denuncia specifica, magari corredata dalla foto degli oggetti rubati, in modo che le forze dell'ordine possano procedere al sequestro dei beni, poiché tendono a riapparire (è il consiglio di un capitano dei carabinieri che mi ha chiamato proprio mentre stavo leggendo la sua lettera, Gaetano).
Veniamo agli zingari. Hanno molto sofferto, ma questo non giustifica alcune loro abitudini, incompatibili con la società occidentale - dove la proprietà privata, per esempio, è tutelata. Lo stesso vale per lo sfruttamento dei minori, spesso indirizzati verso l'accattonaggio. Non tutti gli zingari, non sempre, non dovunque: ma il problema esiste, è grosso, e negarlo è ipocrita. Lo sanno bene anche in Romania, dove le tensioni tra la comunità rom e le altre sono gravi e continue. Per gli stessi motivi.
Scrivere questo fa di me un razzista? Spero che nessuno dica un'ìdiozia del genere. Perché allora non si parla di più della questione? Perché, apparemente, è irrisolvibile (in tutta la Ue ci si palleggia il problema). E perché le vittime non hanno voce, o ne hanno poca (come lei lamenta, Gaetano). Mentre chi ha voce non è vittima. Molti dei quant, in tv e sui giornali, liquidano la convivenza coi rom come un non-problema vivono a distanza di sicurezza da furti e borseggi.
E poi ci si stupisce se la Lega fa il pieno di voti, e il Pd di magre figure.
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- L'intervento di Ulisse Acquaviva su Mamma!
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Il comunicato stampa di EveryOne
Su "Italians", Corriere della Sera, si scrive di Rom...
All'interno della rubrica "Italians", curata da Beppe Severgnini per il Corriere della Sera, è tornato l'argomento Rom. I termini sono i soliti: gli zingari ladri, asociali, parassiti, sfuttatori di minori e così via, di pregiudizio in pregiudizio. Purtroppo il Corriere, una volta esempio di giornalismo obiettivo e informato, è da tempo un ricettacolo di leggende metropolitane e calunnie nei confronti delle minoranze: gli stessi argomenti utilizzati dalla politica attuale per diffondere allarme e raccogliere consensi promettendo "sicurezza".
Il botta e risposta fra un ipotetico lettore e Beppe Severgnini, tuttavia, è ancora più inquietante del solito, perché il caso presentato dal lettore (che si firma e fornisce un indirizzo email) si basa su un evento che è evidentemente di pura invenzione.
E non è credibile che Severgnini, marpione del giornalismo italiano, non abbia notato le palesi incongruenze, la descrizione maliziosamente fantasiosa dei fatti. Nella lettera, che si intitola "Stanotte, un altro furto al mio negozio", il signor G.L. lamenta di aver subito un furto, in una grande città.
Perché affermiamo che si tratti di una grande città, visto che il lettore non indica il "luogo del delitto"? Semplice. Lo si deduce quando precisa che vicino al negozio in cui sarebbe avvenuto il furto esisterebbe un mercato delle pulci gestito da "zingari": solo a Milano, Roma e Palermo vi sono mercati delle pulci in cui lavorano alcuni venditori di etnia Rom, Sinta o Caminante.
Ma veniamo all'analisi della lettera. Già risulta difficile credere che in questo periodo dell'anno una banda di ladri abbia potuto prelevare da un negozio (probabilmente centrale, trattandosi di un punto vendita di arredamenti), dopo aver forzato la serranda o la porta di servizio, mobili, sedie, divani, computer senza destare l'attenzione di nessuno.
Secondo elemento incongruo che balza all'occhio: in un periodo nel quale le forze dell'ordine di tutte le città d'Italia attuano una vera e propria persecuzione nei confronti degli insediamenti Rom e Sinti, tanto che la loro popolazione si è ridotta in pochi anni, in Italia, da 180 mila a meno di 40 mila individui, il signor G. L. allude malignamente a un'impunità di cui beneficerebbero i Rom e di un'inerzia della polizia nei confronti dei loro delitti.
Se quello che scrive il lettore fosse vero, nella sua misteriosa città, invitiamo la locale Procura della Repubblica a indagare sia su chi abbia concesso ai delinquenti tale "impunità", sia sulle forze di Polizia di Stato, di Polizia Locale e dei Carabinieri che non compiono il loro dovere, violando la legge e venendo meno al proprio dovere. Siccome, a quanto scrive G. L., la polizia si sarebbe addirittura rifiutata di perseguire i ladri, è ravvisabile una grave sua inadempienza.
Abbiamo pertanto trasmesso lettera, risposta e nostre considerazioni alla Procura di Roma (la città in cui verosimilmente, secondo la descrizione, si trova - se esiste - il negozio), perché siano avviate indagini opportune. Ma il punto che ci fa dubitare fortemente dell'autenticità della lettera è verso la fine, quando il lettore scrive una gigantesca assurdità: "Nella zona che circonda il mio negozio ci saranno una ventina di campi rom". Uno scenario da "invasione barbarica" con "accampamenti presso i quali si vedono carcasse di auto distrutte dalle fiamme". Una descrizione basata su "sentito dire", forse amplificata da una fantasia di tipo giornalistico-scandalistico (che l'autore sia un collega di Beppe Severgnini?).
In nessuna città di italia esistono zone in cui si trovino venti (ma neanche dieci o cinque) campi Rom e questa realtà esclude senza ombra di dubbio che la città cui fa riferimento la lettera esista realmente. Le considerazioni di Beppe Severgnini, improntate non a razzismo, ma a una totale ignoranza riguardo al popolo Rom, diventano quindi irrilevanti, anch'esse dettate da pregiudizi, pregiudizi così radicati e potenti da aver obnubilato la ragione del giornalista, caduto nella trappola di una lettera d'invenzione, come un pivellino!
Si può solo rispondergli che il popolo Rom non ha "abitudini" o "tendenze" delittuose superiori agli altri popoli, come dimostrano tutte le ricerche in proposito. Che l'accattonaggio non è una scelta di vita, ma una condizione susseguente ad emarginazione, persecuzione e negazione dei diritti fondamentali della persona, sanciti dalla Costituzione e dalle carte che tutelano i Diritti Umani.
Severgnini è al corrente del fatto che alle famiglie Rom indigenti è negata, in Italia, qualsiasi forma di assistenza sociale e qualsiasi diritto all'alloggio o a protezione umanitaria? Ci auguriamo che no, che il giornalista ne sia all'oscuro e abbia voluto esprimere un pensiero che lo rode da dentro, come avviene ai tanti italiani che accordano voti e applausi ai cattivi maestri e ai cattivi amministratori che promettono loro un mondo migliore, premettendo che un mondo migliore è un mondo "ariano, cristiano, gagio, goi ed eterosessuale", senza più Rom, migranti o diversi. Per ulteriori informazioni:
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