Vu' cumprà, nomadi fasulli e altre miserie
15 marzo
I finti nomadi per una finta emergenza
Amnesty International ha dedicato un piccolo rapporto agli sgomberi dei campi rom a Roma (vedi l'allegato), condannando alcune scelte del Comune per la violazioni di diritti sanciti dai trattati internazionali. Secondo Amnesty sono stati praticati "sgomberi forzati", senza consultare le persone interessate, né offrire loro alloggi alternativi: circa 1200 persone sarebbero state escluse dal cosiddetto "piano nomadi".
Nel rapporto Amnesty critica anche la retorica che ha accompagnato gli interventi del governo e del Comune, realizzati nell'ambito della cosiddetta "emergenza rom", che ha portato alla nomina del prefetto come "commissario straordinario". Scrive Amnesty: "La "emergenza nomadi" non ha niente a che fare coi nomadi e con l'emergenza. Gli effetti dell'uso scorretto di queste due parole non sono meramente di natura semantica. Se tutti i rom sono trattati come nomadi, la soluzione sarà una soluzione per nomadi. Allo stesso modo, misure discriminatorie possono essere camuffate in guisa di emergenza. Il "Piano nomadi" è un esempio di tutto questo".
A chi lavora nei media dovrebbero fischiare le orecchie.
19 marzo
Vu cumprà, extracomunitari e altre miserie
Il Comune di Castiglione della Pescaia (provincia di Grosseto) ha deciso nei giorni di scorsi di introdurre il "numero chiuso" per l'esercizio del commercio ambulante sulle spiagge durante l'estate. Il Comune ha spiegato questa scelta con un comunicato stampa (reperibile qui), che è un testo rivelatore, per il tono e per il linguaggio, della retorica che la politica e i media hanno forgiato in questi anni attorno ai temi dell'immigrazione e della cosiddetta emergenza sicurezza.
Il comunicato è intitolato così: "Vu' cumprà, il Comune di Castiglione ne ammette al massimo 25". E il corpo del testo inizia con un esplicito: "Stop all'invasione dei vu' cumprà sulle spiagge". L'espressione "vu' cumprà", evidentemente, è molto dura a morire, nonostante l'evidente natura denigratoria. Molti ne hanno già illustrato le caratteristiche: è una storpiatura della proposta "vuoi comprare?" pronunciata da uno straniero e nell'immaginario si colloca in perfetta continuità con una certa ideologia e iconografia neo-coloniale. Il "vu' cumprà" è tipicamente un nero, rappresentato in modo patetico con la storpiatura lessicale, riferita fra l'altro a persone che hanno spesso elevati gradi di istruzione e competenza linguistica.
L'ufficio stampa del Comune di Castiglione della Pescaia sembra incurante - o all'oscuro - del dibattito degli ultimi anni sull'immagine degli stranieri nei media, e di certo non si è domandato come le persone definite "vu' cumprà" percepiscano quest'espressione. Anche l'uso dell'espressione "invasione" per definire la presenza sulle spiagge di alcuni venditori ambulanti, fa parte della retorica esasperata di questi anni: quando si parla di immigrati, abbiamo sempre "assalti" e "invasioni", a prescindere dai numeri effettivi, dagli intenti e dalle ragioni delle persone che arrivano o lavorano in Italia.
La scelta del Comune di "tenere sotto controllo il flusso di extracomunitari che ogni anno invade le spiagge della costa" è presentata come un provvedimento finalizzato a "salvaguardare la salute pubblica, sia sotto il profilo igienico-sanitario che sotto quello delle regole di comportamento da tenere sulle spiagge". Sul piano lessicale, tornano le "invasioni" e compare la nozione di "extracomunitario", altro vocabolo-simbolo di una certa retorica sugli immigrati, usato in questo caso come sinonimo di "vu' cumprà", espressione che normalmente indica immigrati senegalesi. Sul piano sostanziale, il richiamo alla tutela della salute pubblica sotto il profilo igienico-sanitario evoca ulteriori stereotipi sui pericoli costituiti dagli immigrati, ma forse è un effetto involontario e l'autore del comunicato intendeva semplicemente riferirsi alla disciplina riguardante venditori di gelati, cibi e bevande (altri otto posti in aggiunta ai 25 già citati).
In sintesi, siamo di fronte a un caso di scuola di utilizzo di quel "lessico del razzismo democratico" che Giuseppe Faso ha ben illustrato nel suo libro di recente ristampato. L'ufficio stampa del Comune di Castiglione della Pescaia ha sicuramente agito in buona fede, adattandosi però a un linguaggio e a un senso comune che non sono rispettosi delle persone, oltre che imprecisi sul piano strettamente giornalistico: di che "invasione" si parla: forse mille, duemila, diecimila persone? Che si intende per "extracomunitari"? Persone di pelle nera, come è lecito sospettare, o svizzeri, statunitensi, senegalesi, russi e così via come vorrebbe il vocabolario?
La notizia del numero chiuso per i venditori ambulanti in spiaggia è stata ripresa dal quotidiano la Repubblica, che l'ha pubblicata in prima pagina con questo titolo: "I vu' cumprà in spiaggia con il numero chiuso". L'autore dell'articolo sembra prendere le distanze dal lessico del comunicato del Comune, quando dice "coloro che il Comune chiama «vu' cumprà» dovranno partecipare ad un «concorso per titoli» se la prossima estate vorranno vendere sulla battigia vestiti e collanine, scarpe e bigiotteria, ma anche gelati e bibite", ma non spiega le ragioni della sua precisazione ("quelli che il Comune chiama...).
Più avanti nel pezzo il giornalista riferisce che sono ammessi al bando "cittadini extracomunitari" senza sciogliere il dubbio su che cosa si intenda: possono davvero partecipare solo cittadini di paesi che non fanno parte dell'Unione europea? E perché mai un francese o un romeno non potrebbe partecipare? O forse si dà per scontato - in Comune e nella redazione di Repubblica - che il bando è aperto a giovani senegalesi o comunque a venditori ambulanti di pelle nera, come suggerisce l'uso di termini come "vu' cumprà" ed extracomunitari"?
Né l'ufficio stampa del Comune di Castiglione della Pescaia, né il cronista e la redazione di Repubblica hanno espliciti intenti discriminatori, ne siamo convinti, ma questo piccolo caso dimostra che i media italiani hanno bisogno di riflettere sui propri errori, sul proprio linguaggio, e anche sul proprio ruolo rispetto alle campagne politiche che hanno inquinato la trasformazione del nostro paese da terra di emigrazione a terra di immigrazione. I giornalisti non hanno il diritto di rifiutare una seria e ragionevole autocritica.
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SETTE GIORNI FRA MEDIA E RAZZISMO / 6
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