Sette giorni fra media e razzismo / 2
8 febbraio
Trucchi e inganni dietro uno slogan
Federico Rampini, in un articolo su Repubblica, riporta una notizia che davvero non si può trascurare. Nel compilare in modo anonimo un sondaggio, un centinaio di ufficiali della polizia di New York ormai in pensione, hanno rivelato di avere manipolato sistematicamente i dati sulla criminalità in città, rilevati nell'ambito di un sistema statistico introdotto con l'operazione "tolleranza zero" che ha reso famoso il sindaco Rudolph Giuliani e che è stata assunta come modello in molte parti del mondo.
La teoria della "tolleranza zero" come strategia di gestione della città e riduzione della criminalità, a dire il vero, è stata revocata in dubbio da una grande mole di studi e analisi: ne è rimasta in piedi, alla fine, la suggestione politica. Ancora esistono sindaci e uomini politici convinti che la teoria della "finestra rotta" e la moltiplicazione degli agenti e dei divieti siano il toccasana per affrontare i nodi della convivenza urbana e i fatti di micro e macro criminalità, o meglio che siano il messaggio migliore da mandare alla cittadinanza per trovare consenso e poi gestire la cosa pubblica ricorrendo, grosso modo, alla vecchia consegna "legge e ordine".
L'efficacia della strategia "tolleranza zero" è assai dubbia e sembra avere inciso più sul senso della città e sulle dinamiche di convivenza, accentuando gli aspetti autoritari e sucuritari, che sull'effettivo andamento della criminalità (vedi fra gli altri il testo di Johnatan Simon "Il governo della paura. Guerra alla criminalità e democrazia in America"). Ora viene fuori che le statistiche erano pure truccate: in sostanza i funzionari, sotto la pressione del potere politico locale, ricorrevano ad espedienti come l'invito alle vittime di scippi e furti a rinunciare alla denuncia formale, o la correzione al ribasso dell'entità di furti e rapine, per fornire argomenti - cioè "risultati" misurabili - ai fautori della "tolleranza zero".
In questi anni di presunta emergenza sicurezza, in Italia si è fatto un uso assai disinvolto delle statistiche sulla criminalità, spesso manipolate o sottoposte a letture superficiali, insomma piegate alle esigenze politiche del momento, il tutto con l'attiva collaborazione dei media. Il caso di New York introduce un ulteriore elemento in favore di un approccio il più possibile cauto e improntato a una sana diffidenza sulla attendibilità dei numeri in materia di criminalità.
12 febbraio
Ascoltare il cardinale
A fronte del tragico conformismo che caratterizza il mondo politico e intellettuale in materia di immigrazione e "incontro fra culture", l'intervista del periodico on line "Ffwebmagazine" al cardinale Peter Turckson, ripresa dal Secolo d'Italia, ha il grande pregio di uscire dagli schemi stantii entro i quali si vorrebbe confinare l'argomento. Il cardinale, che è ghanese ed è appena diventato presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, formula osservazioni radicate nel buon senso e nella dottrina della Chiesa e basta questo per dare alle sue posizioni il sapore dell'originalità.
Turckson dice ad esempio che "il confine tra legislazioni restrittive e razzismo rischia di farsi sempre più sottile" e si domanda: "Perché se la popolazione non cresce e arrivano "altri" che invece crescono, ci si domanda "cosa succederà domani"? E invece di incoraggiare il cambiamento di visione, invece di sostenere lo sviluppo demografico, ci si chiude. Il punto è che non si può fare una nazione senza popolazione. E la popolazione, se non si fa in laboratorio, si fa con gli uomini. Anche con gli immigrati".
Allegati
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Il Secolo d'Italia - 11 febbraio 2010 (162 Kb - Formato pdf)Il documento è in formato PDF, un formato universale: può essere letto da ogni computer con il lettore gratuito "Acrobat Reader". Per salvare il documento cliccare sul link del titolo con il tasto destro del mouse e selezionare il comando "Salva oggetto con nome" (PC), oppure cliccare tenendo premuto Ctrl + tasto Mela e scegliere "Salva collegamento come" (Mac).