L'allarme del Consiglio d'Europa: migranti criminalizzati anche nel linguaggio
Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, è l'autore di un rapporto che lancia un allarme molto forte sulla condizione degli immigrati in Europa e sul comportamento dei media nei loro confronti. Hammarberg sostiene fra l'altro che "la criminalizzazione relativa all’ingresso e alla presenza di immigrati irregolari nei paesi europei contravviene ai principi stabiliti dalle norme di diritto internazionale", aggiungendo che "i paesi hanno un diritto legittimo a controllare le loro frontiere, ma la criminalizzazione è una misura sproporzionata, che può avere come conseguenza la stigmatizzazione e marginalizzazione dei migranti". Nel testo si cita esplicitamente, per i suoi risvolti assai problematici, il pacchetto sicurezza approvato dal nostro governo.
Hammarberg sollecita inoltre i governi "a non introdurre reati che si applicano ‘esclusivamente’ a cittadini stranieri" in modo da "separare i cittadini europei dagli stranieri […] facendo passare il messaggio che il contatto con loro è rischioso e può portare ad azioni penali". Il commissario osserva inoltre "nessuno dovrebbe essere sottoposto a detenzione per il solo fatto di non essere cittadino di un certo paese" così come non ci dovrebbero essere "differenze di accesso di servizi sociali sulla base esclusiva della nazionalità". E' importante sottolineare lo spazio riservato nel rapporto al linguaggio. Hammarberg chiede alle istituzioni (e implicitamente ai giornalisti) di utilizzare un linguaggio più appropriato e invita ad eliminare l'espressione "immigrazione illegale" per indicare persone che non dispongono - per vari motivi - di documenti regolari. "La scelta del linguaggio", dice il commissario, "è molto importante per l’immagine che le autorità inviano alla loro popolazione e al resto del mondo". L’uso improprio del linguaggio può far sì che il fatto stesso d'essere immigrato sia associato "ad atti illegali previsti del codice penale con la conseguenza che tutti gli immigrati vengono macchiati col sospetto". Come si vede, sono toni sferzanti, specie per un paese, come l'Italia, che ha introdotto nel suo ordinamento il "reato di clandestinità" e nel quale un certo linguaggio è di uso corrente, al punto che in giornali a larga tiratura si è arrivati a usare in titoli di prima pagina il termine "negri". Il reapporto si può leggere cliccando qui