Gli stranieri nei media: un'immagine statica e deformata. E un enorme problema di deontologia professionale
Criminale, maschio, spesso “clandestino”: e questo l’identikit degli stranieri che emerge da stampa e tv in Italia secondo la “Ricerca nazionale su immigrazione e asilo nei media italiani” condotto dall’Università La Sapienza di Roma nei primi sei mesi del 2008, che ha analizzato le edizioni serali dei sette Tg nazionali (Rai, Mediaset e La7) e un campione di sei quotidiani (Corriere della Sera, La Repubblica, l'Unità, Il Giornale, Avvenire e il free press Metro).
I ricercatori parlano di una “gigantografia in nero”: un’immagine statica e deformata che mette in evidenza solo gli aspetti piu’ “neri”, cupi e violenti dell’immigrazione.
I dati parlano da soli. Uno su tutti: Su 5.684 servizi di telegiornale andati in onda nel periodo di rilevazione, solo 26 affrontano l'immigrazione senza legarla a un fatto di cronaca o al tema della sicurezza.
Ma c’è di più. Se per oltre i tre quarti delle volte (76,2%) gli immigrati sono presenti nei telegiornali come autori o vittime di reati, lo stesso trattamento non è riservato agli italiani. Secondo il rapporto gli stranieri compaiono in giornali e tg come protagonisti di fatti criminali, più facilmente degli italiani: 59,7% contro il 46,3% nei tg, 42,9% vs. 35,7% nella stampa.
Ma quello che i ricercatori chiamano “doppio binario” non si ferma qui. “Per la prima volta – ci spiega Marco Binotto, coordinatore della ricerca – abbiamo fatto l’enorme sforzo di analizzare non solo articoli e servizi che parlavano di immigrati ma anche quelli che trattavano di italiani e così abbiamo potuto compararli e abbiamo verificato un effettivo differente trattamento. Ad esempio gli stranieri sono protagonisti sovraesposti nel momento dell’atto criminale ma tendono a sparire nel momento processuale cioè quando ne possono essere evidenziate le effettive responsabilità penali e ne possono emergere le caratteristiche umane, la voce”.
Altra questione trattata nella ricerca è la dominanza (anzi l’ossessione) della provenienza geografica o in alcuni casi dell’ “etnia” del protagonista (che nell’80% dei casi è maschio) e che sostanzialmente è l’unico elemento che descrive l’immigrato all’interno del servizio o dell’articolo. Ad esempio se nel 46% dei casi in cui si parla di un italiano se ne cita la professione, nel caso di uno straniero questo avviene solo nel 26% delle volte. Su tutto, poi, domina l’etichetta della “clandestinità” che, prima di ogni altro termine, definisce l’immigrazione in quanto tale.
“Da un lato l’immagine che i media danno degli immigrati – ci spiega ancora Marco Binotto – è un’immagine statica: nel senso che, mentre la società cambia l’informazione continua a raccontare lo “straniero” nello stesso modo da 20 anni con un accentuarsi dell’attenzione alla cronaca nera come non si era mai visto. Ma dall’altro abbiamo evidenziato un netto deterioramento della deontologia professionale dei giornalisti. Per cui, ad esempio, quasi il 40% dei servizi televisivi analizzati che trattavano fatti di cronaca con protagonisti migranti contenevano informazioni che potevano portare all’identificazione di persone colpevoli di atti di violenza. Un dato di dieci punti superiore rispetto ai servizi di cronaca che non riguardano solo migranti”.
Infine una considerazione. Dato che l’indagine è stata intesa come ricerca-pilota del nascente Osservatorio sulla “Carta di Roma” (la carta deontologica dei giornalisti in merito al linguaggio da usare quando si parla o si scrive di immigrazione) la speranza è che anche l’Ordine dei giornalisti e la Fnsi si rendano conto dell’urgenza del problema media- immigrazione.
Il blog della ricerca:
http://cattivenotizie.wordpress.com/
Il testo completo si trova anche sul sito fnsi.it