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Ancora zingare rapitrici: ma che cronaca è?

Firenze: una madre denuncia un tentativo di rapimento del figlio di tre anni. I carabinieri arrestano due rom nel parcheggio di un supermercato. Nelle pagine locali dei quotidiani non compare l'arte del dubbio né la minima menzione della leggenda dei "rom che rapiscono i bambini". Un intervento di Giuseppe Faso
29 ottobre 2009

 Zingare rapitrici e giornalisti capaci di esercitare l’arte del dubbio
 

 
Siamo costretti, ogni volta, a ricominciare da zero. Due successivi lanci d’agenzia Ansa del 28 ottobre riportano quanto segue:

 
 
Giornalismo ROM AFFERRA BIMBO PERCHÉ MADRE NEGA SOLDI, TEMUTO SEQUESTRO
(ANSA) - FIRENZE, 28 OTT - Ha negato più volte l'elemosina a due rom nel posteggio di un supermercato, finché uno di loro ha afferrato per un braccio il suo bambino di tre anni seduto nel carrello della spesa: sono queste le circostanze in cui una donna ha temuto il sequestro del figlioletto oggi, all'Ipercoop di Lastra a Signa (Firenze), denunciando il fatto ai carabinieri.
Terrorizzata, la madre ha allontanato con decisione il rom per liberare il bambino e, presa con sé anche l'altra bimba di un anno che al momento era dentro l'auto, è scappata dentro il centro commerciale. Qui ha chiesto aiuto a una guardia giurata, dicendo che le volevano rapire il figlio. L'episodio, molto concitato, è avvenuto verso mezzogiorno.
I due rom hanno 16 e 33 anni e sono stati arrestati dai carabinieri per tentativo di sequestro di persona. Sembra che da tempo avvicinassero i clienti del supermercato per chiedere elemosina e anche oggi hanno fatto lo stesso. I due hanno agito mentre la donna si affaccendava tra l'auto e il carrello per sistemare i bambini. L'hanno circondata, le hanno chiesto insistentemente denaro e la donna glielo ha negato più volte. Poi, ad un certo punto, il rom più giovane avrebbe preso per un braccio il bimbo, forse per tirarlo giù dal seggiolino. Per la madre glielo voleva portare via. (ANSA).
 
ROM AFFERRA BIMBO PERCHÉ MADRE NEGA SOLDI, TEMUTO SEQUESTRO (2)
(ANSA) - FIRENZE, 28 OTT - Secondo quanto appreso successivamente, la madre, molto spaventata, è rimasta a lungo dentro il supermercato accanto alla guardia giurata, dicendo che non sarebbe uscita se qualcuno degli addetti non avesse scortato lei e i bambini fino all'auto. La donna temeva tantissimo di incontrare ancora i due Rom.
Intanto, una pattuglia dei carabinieri ha rintracciato i due nel piazzale dell'Ipercoop e li ha fermati per l'identificazione. Successivamente alla denuncia della madre sono scattati gli arresti. La posizione del sedicenne è al vaglio della procura presso il tribunale dei minorenni. Inoltre risulta che il rom di 33 anni era già stato denunciato dai carabinieri per aver disturbato altre volte i clienti del supermercato nel posteggio. (ANSA).
 

In termini simili riprendono la notizia i giornali locali. Ad esempio, Il Corriere fiorentino la ripete quasi alla lettera, intitolando Rom afferra il braccio del bambino La madre teme il sequestro: arrestato. La Nazione sceglie "Due zingari nel parcheggio volevano rapire mio figlio" e mette la notizia sia nella prima pagina nazionale sia nelle locandine all'esterno delle edicole. Il Nuovo Corriere titola: Rifiuta l'elemosina a due rom nel parcheggio Coop - Afferrano il bimbo di tre anni suil carrello, arrestati. L'Unità mette solo una breve con questo titolo: Rom afferra bimbo - La madre denuncia - "Voleva rapirlo" - Finisce in manette
  
La Repubblica, edizione di Firenze, non si accontenta, e titola:  


La madre nega i soldi cercano di rubare il bimbo

http://firenze.repubblica.it/dettaglio/Nega-elemosina-a-rom-cercano-di-rubarle-il-bimbo/1763325  
Il resto dell’articolo dipende in tutto dal testo dell’agenzia, e il titolo rimane del tutto ingiustificato.
 
Era dal maggio 2008, ai tempi del  rogo di Ponticelli, che non leggevamo un titolo così irresponsabile. In quel mese ci furono tre presunti casi di rapimento: oltre a quello campano, uno a Catania e uno a Serradifalco. Tutti tipologicamente affini ai casi smontati nella preziosa ricerca di Sabrina Tosi Cambini “La zingara rapitrice. Racconti, denunce, sentenze (1986-2007), CISU editore, 2008. Da allora, su “La Repubblica” si è parlato del presunto rapimento di bambini da parte di rom, soprattutto negli editoriali del grande storico Adriano Prosperi, volti a denunciare prima il caso di pogrom avvenuto a Ponticelli, e poi il clima crescente di intolleranza, favorito da comportamenti e titoli di questo genere. Eppure non mancavano, secondo gli esperti, i segnali per evitare di cadere in questi comportamenti. Su un sito molto frequentato da giornalisti, uno di loro scriveva in quei giorni:

Giornalismo “Se doveste sequestrare un bimbo per i vostri turpi scopi, andreste a prelevarlo tra la folla
di un centro commerciale cercando di sfilarlo alla mamma che fa la spesa? Certo che no.
A maggior ragione se foste veri professionisti del rapimento di bambini come la maligna tradizione popolare considera gli zingari.
Eppure, senza un battito di ciglia, senza il minimo dubbio, nei circuiti dell’informazione è in pieno fermento la notizia di due Rom arrestati a Catania per aver tentato di rapire una bambina dal carrello della spesa.
(...). Un normale esempio di come l’informazione possa reagire a determinati stimoli con riflessi di trionfante emotività e ignoranza. Una sorta di schiavitù (e non certo di rispetto) nei confronti del lettore.
Cosa infatti preferireste sentirvi dire? Che gli zingari rapiscono i bambini o che questa è una volgare credenza popolare senza fondamento? La versione della credenza popolare dura a morire è più faticosa da digerire, esige una qualche riflessione, impone domande critiche e dubbi, è, insomma terribilmente più fastidiosa. Meglio crederci” (Luigi Irdi, Con un buon aspirapolvere conquisterai il Paese, in http://www.ilbarbieredellasera.com, maggio 2008).


E pochi mesi  più tardi un giornalista spagnolo così descriveva il clima in cui era maturata la frottola del ratto di Ponticelli: “Angelica V. (...) ha avuto la sfortuna di trovarsi a Napoli quando il governo Berlusconi ha inaugurato al sua politica del pugno di ferro. Il presidente del consiglio aveva appena nominato come Ministro dell’Interno Roberto Maroni, della Lega Nord, il cui obiettivo dichiarato era restituire le strade agli italiani e ristabilire un senso di sicurezza. Maroni aveva le idee chiare e un solo nemico in mente. Non la camorra, la ‘ndrangheta o Cosa nostra. Ma i rom” (Miguel Mora, Reportaje: xenofobia en Italia. Condenada a ser condenada, in «El País», 1 febbraio 2009).
 
Non è la prima volta che “Repubblica” parla un doppio linguaggio, quello in prima pagina di e per persone intelligenti, e quello, nelle pagine di cronaca soprattutto locale (ma non solo: ci sono gli spazi di Corrado Augias e qualche incursione dello spiritoso Michele Serra), in cui le più improbabili leggende metropolitane vengono riusate come titoli per un lettore, evidentemente ritenuto disponibile a ogni infamia. E anche in altre occasioni la mancanza di professionalità ha avuto la meglio su qualsiasi deontologia. Ricordiamo bene come, nelle prime ore successive al delitto di Novi Ligure, mentre alcuni cronisti meno stupidi esprimevabo cautela, l’inviato de “LA REPUBBLICA” si inventava che “ .... altri testimoni avrebbero confermato che si tratta di banditi di origine slava” (M.Preve, La Repubblica , giovedì 22 febbraio 2001).

La cosa divertente è che probabilmente fra qualche mese, confidando nella scarsa memoria dei lettori, il redattore di “Repubblica” ci spiegherà che loro, non ci hanno mai creduto nella storia della zingara rapitrice.  L’ha fatto, a proposito della presunta rapitrice di Ponticelli, un giornalista del “Corriere”, Marco Imarisio, sostenendo tre cose verosimili e attendibili ma in contrasto con il comportamento dei suoi colleghi della “grande stampa”: (a) “da subito gli abitanti del quartiere che conoscono la famiglia della bambina” sostengono che quella del tentato rapimento è “una bugia”; (b) i giornalisti accorsi sul posto si rendono conto che “il ratto non è mai stato tale”; (c)  passi per i giornalisti, che “si sa”, “esercitano il dubbio”, “ma del fatto che nulla torni in questa storia è convinta anche la polizia”. Imarisio tace del tutto sul fatto che tante testimonianze e convinzioni sono state accuratamente rimosse nella quasi totalità dei quotidiani di quel 12 maggio 2008 e dei giorni successivi.

Quanto all'esercizio del dubbio, pare che in quell'occasione sia stato azzerato. Cfr. M. Imarisio, I giorni della vergogna, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008, p.114. Del resto, Imarisio è lo stesso cronista che, sul delitto di Erba, aveva scritto :“Castagna sa tutto, sa che l'unica spiegazione possibile per quest’oscenità passa dalle compagnie e dai traffici di Azouz e dei suoi fratelli” ( L' ultimo regalo del padre: difendere l' uomo di Raffaella, in Corriere della Sera, 13 dicembre 2006.)

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