Il reato di esistere
Reati
di Giuseppe Faso
L'addomesticamento del senso comune e la colonizzazione dell'immaginario passano soprattutto attraverso la ridefinizione di alcuni termini-chiave, come abbiamo testimoniato in questa rubrica, anni e anni prima che, con la forza del numeri, un'indagine di "Demos & Pi", in collaborazione con l'Osservatorio di Pavia "Media Research" mostrasse che il senso di insicurezza dei cittadini è in larga parte il risultato dell'azione di mercanti della paura (ministri, sceriffi, giornalisti), tanto che, "dopo le elezioni (...) i fatti di criminalità comune e l'immigrazione hanno perduto enfasi ed evidenza anche - forse soprattutto - perché non hanno trovato amplificatori politici e mediatici altrettanto recettivi del passato recente. " (p. 3 del rapporto). E così, da una parte alcuni spiritosi sconfessano quanto hanno scritto fino all'altro ieri, dando a intendere che loro "ce lo sapevano già", dall'altra qualche servo sprovveduto (ma che si sente scaltro) non ha compreso i contrordini, e continua nel suo sporco lavoro.
Così, sulla spinta di un editoriale di Ilvo Diamanti acuto e sensato - che avremmo voluto leggere molto tempo prima - assistiamo a conversioni frettolose, come quelle di Michele Serra, che denuncia il rapporto direttamente proporzionale tra ore di ascolto della TV e convinzioni razziste dei cittadini teleguidati (a lui il il cavo TV deve essersi guastato solo di recente, e così ha smesso con il tormentone teleguidato del "sentimento popolare" dell'insicurezza).
Sul versante dei servi degli impreditori della paura, si stenta a farsene una ragione. Più realisti del re, e più volgari di Borghezio, finché nessuno li blocca (tanto, possono tornare utili presto) alcuni di essi probabilmente si apprestano a denunciare un complotto contro i vigili di Parma (chi ha introdotto nei loro PC la foto stile Abu-Ghraib di uno di loro che abbraccia Emmanuel dopo averlo pestato mostrandolo come un trofeo di caccia?). Il che spiegherebbe il silenzio dell'opposizione parlamentare su fatti così gravi.
Intanto, il "Quotidiano nazionale" riesuma un sondaggio svolto un bel po' di mesi fa da "Cittalia" per l'Associazione dei comuni italiani sul senso di insicurezza dei cittadini e dei sindaci. La qualità del "sondaggio" (e di chi lo commissiona o lo usa) è compromessa dal fatto che, mentre una ricerca approfondita (della Demos) ribadisce che il senso di insicurezza è largamente indotto, "Cittalia" e il "QN" se ne fregano e tirano dritto, come ai bei tempi.
Buon senso vorrebbe che si abbia paura di chi ci induce alla paura verso i fantasmi, e invece si continua a rimestare sul "di che cosa abbiamo paura (prima di venire a sapere che c'è chi ci costruisce addosso queste paure)". Ciò che però rende la pagina ripugnante e immorale è il riquadro (non so quanto terminologicamente fedele alla ricerca pagata dai sindaci, che non trovo più sul Web), in cui si illustrano "i reati che alimentano l'insicurezza". Al secondo posto troviamo "l'immigrazione clandestina" (che non è un reato), al quarto tossicodipendenza e alcolismo (che non sono reati), al quinto la presenza di rom e sinti.
Chiamare reato la semplice presenza di rom e sinti è un'aberrazione irredimibile, almeno finché, nella ridefinizione dei reati, non la si vorrà introdurre come tale, magari al posto del falso in bilancio o di altri reati compiuti dalle più alte cariche dello stato. "Esisti? E' un reato, ai sensi di una legge passata con l'astensione dell'opposizione, dopo una mozione presentata da un parlamentare della maggioranza, e su cui è stata posta la fiducia". Ma non siamo ancora a questo punto.
Essere giornalisti non sarà un reato, e bisogna ringraziare quelli che hanno lavorato per cominciare a mettere al bando il termine odioso "clandestino"; ma altri fanno paura, e richiamano alla mente una battuta, pronunciata da Jessica Lange in "Frances" e indirizzata a un giornalista: "Lei dev'essere ridotto molto male, per fare questo mestiere".