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Clandestino, i commenti alla scelta di Redattore sociale e Dire

I commenti di giornalisti, organismi sindacali, attivisti alla decisione presa dalle due agenzie. Per Gad Lerner è "un'ottima idea", Miriam Giovanzana (Terre di Mezzo) dice: "Bravi!"
7 dicembre 2008

 

La parola ''clandestino'' scompare dal notiziario Dires

Evitata anche la parola ''extracomunitario'', tranne quando sia essenziale per chiarire aspetti tecnici. I direttori, Trasatti e Pace: ''Scelta di rispetto della dignità delle persone straniere. Ogni giornalista faccia la sua parte''

ROMA - Da oggi i lanci pubblicati quotidianamente nel notiziario Dires – frutto della collaborazione tra l’agenzia Dire (Canale Welfare) e l’agenzia Redattore Sociale – non contengono più la parola "clandestino" riferita a persone immigrate. Faranno eccezione solo le eventuali dichiarazioni contenute in comunicati stampa e riportate tra virgolette. Anche nella trascrizione delle interviste e delle dichiarazioni raccolte la parola "clandestino" è evitata, a meno che essa non sia ritenuta indispensabile-opportuna per chiarire il pensiero dell'intervistato o per riprodurre fedelmente il linguaggio dello stesso.

Al posto di "clandestino" verranno usati di volta in volta i termini più adeguati al contesto delle singole notizie, come irregolare, migrante, immigrato, rifugiato, richiedente asilo, persona, cittadino, lavoratore, giovane, donna, uomo, ecc...

Viene inoltre evitata la parola "extracomunitario", tranne in quei rari casi in cui sia essenziale per chiarire aspetti tecnico-giuridici.

L’annuncio viene dato dalle due agenzie stampa a poco più di un anno da quel 25 ottobre 2007 in cui la loro inedita partnership diede vita al notiziario quotidiano nazionale più completo sui temi del welfare e del disagio sociale, sulle attività del non profit, sul mondo della scuola, del lavoro, della sanità.

L’iniziativa del notiziario DiReS è maturata anche in seguito all’appello lanciato alcune settimane fa dal gruppo "Giornalisti contro il razzismo".

"Oltre a essere impropria, la parola ‘clandestino’ ha sempre più assunto nell’immaginario collettivo un’accezione offensiva e spesso criminalizzante, che rischia di estendersi a tutta la popolazione immigrata" - afferma il direttore di Redattore Sociale, Stefano Trasatti -. Eliminare questa parola dal nostro notiziario ci sembra una scelta doverosa e di rispetto della dignità delle persone straniere. Sia di coloro che, pur vivendo in Italia da tempo, per qualche motivo non sono in regola con il permesso di soggiorno, sia soprattutto di tutti quelli che, provenienti da storie di estrema povertà, hanno affrontato viaggi drammatici per arrivare nel nostro paese".

"L’uso di un linguaggio corretto – aggiunge il direttore di Dire, Giuseppe Pace – è sempre importante per un’agenzia di stampa, ma lo è ancora di più quando si trattano fenomeni, come l’immigrazione, su cui è facile alimentare paura, xenofobia e razzismo. Ogni giornalista in questo dovrebbe fare la propria parte".

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No alla parola clandestino, ''un esempio importante''

Guadagnucci (Giornalisti contro il razzismo): ''Chi fa informazione ha grandi responsabilità nella formazione dell'opinione pubblica''

ROMA - "Un esempio importante per tutti coloro che fanno informazione": Lorenzo Guadagnucci, per Giornalisti contro il razzismo, commenta così la decisione di non utilizzare nei lanci pubblicati quotidianamente nel notiziario Dires – frutto della collaborazione tra l'agenzia Dire (Canale Welfare) e l"agenzia Redattore Sociale – la parola "clandestino" riferita a persone immigrate. "Sono sempre più convinto che occorre un impegno forte, diretto e personale dei giornalisti per impedire che nel nostro paese si radichi quel senso comune di ostilità verso gli immigrati e le minoranze che si sta rapidamente diffondendo. – sottolinea Guadagnucci - In questi mesi il razzismo è cresciuto nel nostro paese e i maggiori media sono stati complici di questo fenomeno. Chi fa informazione ha grandi responsabilità nella formazione dell'opinione pubblica, come ben sappiamo, e negli ultimi mesi la nostra categoria non ha saputo svolgere una funzione critica e costruttiva. Spero che la vostra decisione sia colta in tutta la sua importanza e che ci permetta finalmente di avviare un serio dibattito su questi temi: l'assenza di confronto e discussione è ciò che più allarma; sembra che le cose accadano come per inerzia e che nessuno possa fare niente per cambiarle. Non è così".

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Giornali

''Bellissimo, bravi''. Le reazioni alla decisione del notiziario Dires

Commenti positivi alla decisione di non utilizzare più la parola ''clandestino'' nei lanci pubblicati. E se per Gad Lerner è una ''ottima idea'', per Teresa Marzocchi (Cnca) l'iniziativa è da diffondere ''anche su altre problematiche''

ROMA – Ancora reazioni e commenti positivi in seguito alla decisione di non utilizzare nei lanci pubblicati quotidianamente nel notiziario Dires – frutto della collaborazione tra l'agenzia Dire (Canale Welfare) e l"agenzia Redattore Sociale – la parola "clandestino" riferita a persone immigrate. Dopo l’intervento di Lorenzo Guadagnucci, per la campagna Giornalisti contro il razzismo (che ha lanciato mesi fa l’appello), numerose le segnalazioni arrivate. Ne evidenziamo solo alcune.

Sintetico Gad Lerner: "Ottima idea!". La redazione di www.volontariatoggi.info spedisce i "complimenti per l’iniziativa", mentre Teresa Marzocchi del Cnca, nel ribadire i complimenti, sottolinea come l’iniziativa sia da "diffondere anche su altre problematiche".

"Bellissimo! Bravi!", urla Miriam Giovanzana, responsabile di Altreconomia-Terre di Mezzo, mentre molto più articolato è l’intervento di Isoke Aikpitanyi, del Progetto "La ragazza di Benin City". Che afferma: "Considero la notizia molto importante e mi permetto di evidenziare che ci sono altre parole che andrebbe filtrate: ad esempio ‘prostituta’, che usata in riferimento alle tante "clandestine" vittime della tratta è scorretta e moralistica; personalmente non voglio fare una battaglia contro le prostitute, ci mancherebbe, ma è certo una grande ingiustizia definire tali le ragazze che lottano per non esserlo, che sono menate e uccise perché rifiutano di prostituirsi e perché con quella definizione sono criminalizzare, quasi subissero le normali conseguenze di una scelta sbagliata che la società per bene bolla moralisticamente. Ci vorrebbe un intero dizionario di parole usate male: Un'altra? ‘Cliente’... Il maggior numero di ragazze che esce dalla tratta è aiutata da uomini conosciuti come clienti...ma questi restano clienti a vita, anche quando lo sono stati episodicamente, anche quando non lo sono proprio perché rifiutano di alimentare la tratta con il loro egoismo? Grazie del vostro impegno".

Torniamo alla categoria dei giornalisti. "Volevo dirvi Bravi!!! Questo sì è fare giornalismo etico e pulito", afferma la giornalista Janaina Cesar, mentre un "Bravi!" arriva anche dalla redazione pesarese del Corriere Adriatico.

Valentino Castaldo, pubblicista (e sottolinea nipote di "nonna proprio nera") afferma: "Sono sufficientemente soddisfatto per la vs. decisione, ma sarei totalmente soddisfatto se si prendesse anche l’iniziativa di bandire da ogni forma scritta o parlata dai giornalisti, in merito all’aggettivo: ‘…uomo/donna di colore’!. Come ci sono i bianchi, esistono anche i neri e, da qualche giorno, l’America ce lo ha anche insegnato! Grazie e buon lavoro".
Da ultimo l’Amref, che precisa: "Peccato non si usino più parole che comunque appartengono alla lingua e che sono comunque appropriate ai contesti. E non è mascherando le cose che si risolvono i problemi,a loro interessa poco se e come li chiamiamo. Le questioni sono altre".

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Stop alla parola ''clandestino'', Fnsi: ''Segno di sensibilità deontologica''

Il presidente Roberto Natale: ''Non vogliamo edulcorare i problemi, ma sentiamo la responsabilità del fatto che le nostre parole, se usate in modo improprio, possano contribuire ad alimentare un clima di diffidenza''

ROMA – "Un segno importante di sensibilità deontologica". Così il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana commenta la scelta dei direttori del notiziario Dires di escludere la parola "clandestino". "Questa decisione – spiega Roberto Natale - , nata sulla scia di un appello contro il razzismo lanciato nei mesi scorsi da un gruppo di giornalisti, indica come stia crescendo nell’informazione la consapevolezza del ruolo essenziale che essa ha quando informa su una materia come l’immigrazione, socialmente e politicamente tanto rilevante nell’Italia di questi anni".

"E’ dallo stesso tipo di preoccupazione che è nata la ‘Carta di Roma’, il protocollo deontologico che la Fnsi e l’Ordine dei Giornalisti hanno recentemente varato – prosegue Natale - , condividendo le sollecitazioni dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati. Anch’essa indica la necessità di adottare termini giuridicamente appropriati, e per questo propone a tutti i giornalisti italiani un mini-glossario che va da ‘richiedente asilo’ a ‘rifugiato’, da ‘beneficiario di protezione umanitaria’ a ‘vittima della tratta’, da ‘migrante’ a ‘migrante irregolare’: uno strumento di lavoro quotidiano la cui chiarezza didascalica ha ricevuto l’apprezzamento del presidente della Repubblica". "Come giornalisti non vogliamo in nessun modo edulcorare i problemi che siamo chiamati a raccontare. Ma sentiamo per intero la responsabilità del fatto che le nostre parole, se usate in modo improprio, possano contribuire ad alimentare un clima di diffidenza e di ostilità", conclude Natale.

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