I pregiudizi verso gli "zingari" e le responsabilità di politici e giornalisti
Racconta Lorenzo Monasta di essere stato colpito dal cane di un amico che, invitato dal padrone a mettersi a cuccia stando attento alla bicicletta posteggiata vicino, aveva compreso benissimo l'ordine, dato con estrema semplicità. Ne è nato il titolo di un libriccino molto utile che muove dal presupposto, del tutto condivisibile, che "non c'è nulla di complicato nella ‘questione zingara' se non le barriere mentali che noi stessi costruiamo".
Per capire la "questione", è necessario disingarbugliare quanto noi stessi abbiamo prodotto: pregiudizi, leggende metropolitane, discriminazioni pratiche, misconoscimento di diritti - e mi permetto di aggiungere: attaccamento alla propaganda nazifascista contro gli zingari, funzionale al genocidio; ma su questo tema sono da leggere i preziosi contributi di Luca Bravi, su cui torneremo.
I pregiudizi da sfatare sono tanti, a cominciare al nome adoperato: "zingari" è un eteronimo, cioè un nome dato dall'esterno, e spregiativo. Quanto a "nomadi", usato spesso come sinonimo e ritenuto a sproposito "politically correct", è ridicolo se rapportato alla loro realtà stanziale (a fianco delle discariche dove li abbiamo chiusi), e perpetua un pregiudizio ottocentesco nei confronti delle popolazioni non legate a un territorio, per definizione non integrabili e pericolose.
Più di recente, è aumentato l'uso dei termini corretti "rom" e "sinti": ma solo in seguito a una campagna discriminatoria violentissima, di origine colta. Si dice "rom", si pensa "zingaro" e si esibisce di saperla lunga. Altro pregiudizio: "vengono da fuori". La maggior parte dei rom e dei sinti è in Italia da secoli, è arrivata nel nord prima della polenta e nel sud prima del pomodoro. Chi è arrivato negli ultimi quindici anni è fuggito allo sterminio su base razziale, e quasi mai è stato riconosciuto come profugo o richiedente asilo. Si continua a discriminare tra i perseguitati e le vittime dello sterminio, come già avvenne al processo di Norimberga: gli ebrei (di cui si diceva che rubassero i bambini, allora, nei territori nazificati) erano vittime, i rom no, i deportati politici a volte sì, a volte no.
Il risvolto del pregiudizio negativo sul nomadismo è la variante positiva, romantica ed esotica dello zingaro figlio del vento, non meno infondata e pericolosa (per il rom e il sinti), come bene chiarisce Monastra. Il quale è molto efficace quando mostra come gli interventi istituzionali siano destinati a fallire perché intrisi di pregiudizi, pronti a delegare il "problema" e incapaci di ascoltare gli "zingari" e di proporre un percorso condiviso.
Che i Rom e i sinti non abbiano voglia di lavorare è un pregiudizio smentito dalle statistiche sui lavori svolti da rom e sinti (se non sono rifiutati); che i loro figli non abbiano voglia di studiare, non siano in grado di adattarsi alla scuola, è una leggenda che si sfata quando le scuole diventano accoglienti e danno senso alle attività non solo dei bambini dei rom e dei sinti, ma anche degli altri.
Che lo stato si preoccupi dei figli dei rom (magari schedandoli) più dei genitori, è una colossale bugia, se è vero che la tutela dei bambini è garantita soprattutto dal rispetto dei diritti dei loro genitori. Che, infine, rom e sinti siano asociali, rubino i bambini, siano dediti solo al furto, affermazioni di cui sono capaci politici che rivestono alte cariche istituzionali, sono dicerie risultanti dall'incrocio tra documenti nazisti, leggende metropolitane indimostrate, percezioni del fenomeno smentite da dati statistici. Dicono, in alte sfere (e ripetono sui giornali): "ma è la percezione". Appunto, ma da dove viene la percezione?
Che i politici e giornalisti si diano da fare per smettere di costruire una percezione del genere - che ha già prodotto stermini e indimenticabili vergogne.
- Lorenzo Monasta "I pregiudizi contro gli ‘zingari' spiegati al mio cane", Biblioteca Franco Serantini, Pisa 2008, pp.80, € 8
- Luca Bravi, "Altre tracce sul sentiero per Auschwitz", CISU, Roma 2002
- Luca Bravi, "Rom e non-zingari. Vicende storiche e pratiche rieducative sotto il regime fascista" CISU, Roma 2007