A chi vanno i soldi che spendiamo in edicola?
(Articolo tratto da Mamma! n.3 )
Per aggiungere al dizionario la voce "Gruppi Editoriali Italiani", proviamo a proporre una definizione: "conglomerati aziendali guidati da imprenditori con interessi in altri campi estranei all'editoria, che usano la stampa per difendere tali interessi e che sono spesso molto deboli sul mercato internazionale. L'unico modo che hanno questi imprenditori per fare soldi è di controllare il mercato domestico grazie a monopoli, protezioni, leggi su misura e privilegi che permettono di spennare i consumatori, schiacciare la piccola editoria in una nicchia di mercato e all’occorrenza ottenere a spese della collettività sussidi pubblici che sono tanto più ingenti quanto più ricco e potente è il gruppo editoriale".
In questo scenario, cinque società per azioni controllano il 71% di un mercato editoriale da 4,927 miliardi di euro: proviamo a definire questo fenomeno tutto italiano facendo un pò di conti e un pò di nomi.
Il leone della stampa periodica Italiana è la Rcs Editori Spa, che da sola controlla il 21,3% del mercato editoriale. Un gruppo amministrato da una allegra combriccola che comprende Cesare Romiti, Diego Della Valle, rappresentanti delle famiglie Ligresti, Pesenti, Passera e il cavallo di razza John Jacob Philip Elkann, nipote di Umberto Agnelli, fratellone di Lapo, membro della lobby globale Bilderberg nonché vicepresidente del gruppo Fiat. Il Gruppo Rcs è Controllato da holding come Mediobanca, Fiat, Pirelli, Intesa-SanPaolo e il gruppo Benetton.
Rcs è in edicola con il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport, ma il gruppo pubblica anche anche lo spagnolo "El Mundo" e una immensa schiera di riviste che vanno da "Amica" a "Yacht & Sail", passando per L'Europeo, Max, Novella 2000, Oggi e Anna. Entrando in libreria abbiamo l'impressione di avere mille case editrici differenti e autonome, ma i marchi Rizzoli, Bompiani, Fabbri, Adelphi, Sansoni e Sonzogno fanno soldi a nome e per conto di RCS, e quando si tratta di riempire le pagine della cultura, non c'è da stupirsi se il Corriere della Sera si trasforma in una brochure promozionale di queste case editrici e dei loro autori. [La mappa societaria completa e l'elenco delle riviste prodotte dai colossi editoriali è online all'indirizzo http://www.mamma.am/mappamedia]
Poi abbiamo il Gruppo Editoriale L'Espresso, quello "di sinistra", che sotto la guida dell'ingegner De Benedetti stampa "La Repubblica", "L'Espresso", "Limes", "MicroMega" e una miriade di quotidiani locali, controllando anche tre grosse radio (Radio Deejay, m2o, Radio Capital) e il megaportalone di servizi internet Kataweb. Un baluardo culturale dell'antiberlusconismo che nella sostanza è una una azienda come le altre, che controlla il 18,6% del mercato editoriale.
Il 10% del mercato è controllato da "Il Sole 24 Ore Spa", l'azienda che si diverte a evangelizzare l'Italia sulle meraviglie del libero mercato predicando dall'alto di un enorme piedistallo di assistenzialismo statale e fondi pubblici. Controllato al 67,5% da Confindustria, e con Giancarlo Cerutti a capo del consiglio di amministrazione, il gruppo controlla il quotidiano omonimo e l'emittente "Radio 24".
Il 4,9% è del suocero di Pierferdinando Casini, il cavaliere del lavoro Francesco Gaetano Caltagirone, un ex palazzinaro prestato alla stampa, che ha messo nel consiglio di amministrazione del gruppo editoriale che porta il suo nome il cugino Gaetano e la figlia Azzurra in Casini come vicepresidenti, accanto ad altri consiglieri "cognomati" come il figlio Francesco Junior e il fratello Edoardo.
La famiglia controlla il 70% del gruppo, un pugno più stretto di quello con cui Confindustria stringe il Sole 24 Ore. Tra gli organi di informazione "caltagironati", troviamo il Messaggero, il Mattino di Napoli, il Corriere Adriatico, il Nuovo Quotidiano di Puglia e il Gazzettino di Venezia, tutti prontissimi a raccontare le magagne di Acea, Grandi Stazioni, Cementir e della Banca Monte dei Paschi di Siena, ma solo quando la famiglia Caltagirone deciderà di cedere le proprie quote di controllo di queste società per azioni.
Dulcis in fundo, abbiamo l'ammiraglia Mondadori, controllata al 50,1% da Fininvest e strappata da Silvio Berlusconi a Carlo de Benedetti dopo la "guerra di Segrate", vinta dal premier con una sentenza comprata al giudice Vittorio Metta nel 1991.
Guidata dalla presidente Marina Berlusconi e dal consigliere Piersilvio, Mondadori invade edicole e librerie mangiandosi il 18,3% di mercato editoriale, con un elenco sterminato di marchi e testate controllate: per i libri abbiamo Mondadori, Sperling & Kupfer, Piemme e perfino la progressista Einaudi, che pubblica i libri di Primo Levi producendo profitti per il capo di un governo neofascista che ha approvato neoleggi neorazziali .
Sul fronte delle riviste, la galassia Mondadori capitanata da Panorama spazia da "Auto Oggi" a "Villegiardini" includendo tra l'altro Chi, Ciack, Focus, Grazia, Men's Health, Panorama e Tv Sorrisi e Canzoni. E per non farsi mancare niente c'è anche Radio 101, caso mai dopo tutte queste letture venisse voglia di un pò di musica.
L'antidoto migliore a questa concentrazione di potere e di giornali? Sapere a chi si danno i soldi quando si compra un giornale e premiare la piccola editoria indipendente non controllata dalle cinque sorelle della carta stampata.