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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

La mia terra la difendo
Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

La mia terra la difendo

La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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Se siete a caccia di pennivendoli famosi con le mani sporche di guerra, marchette, p2 e razzismo anziche' di inchiostro, questo e' il libro che fa per voi. Il consiglio e' disinteressato: io non ci guadagno niente sul venduto perche' mi pagano a forfait, lo dico per quelli che hanno problemi di schiena a tenere in mano un pesante tomo di Travaglio e vogliono qualcosa di piu' agile da leggere in bagno.
12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Vi aspetto fuori, nel mondo reale e negli spazi virtuali dove gli utenti sono liberi.

Perche' me ne vado dal "Truman show" chiamato Facebook

Censura, sequestro di "persona virtuale", concentrazione di potere mediatico ed economico: tutte le ragioni per non contribuire piu' con i miei contenuti e le mie conversazioni ad una azienda dall'etica discutibile. Se vuoi restare in contatto con me puoi lasciare i tuoi recapiti cliccando su http://url.gubi.it/amicifb e se invece vuoi seguire gli aggiornamenti del mio sito personale basta aggiungere al tuo news reader il feed http://web.giornalismi.info/feeds/gubi.rss
4 marzo 2016 - Carlo Gubitosa

Smettero' di utilizzare Facebook, perche' mi sono convinto che e' una scelta indispensabile per continuare a considerarmi una persona decente. Era da tempo che mi ripromettevo di andarmene, con molteplici e valide motivazioni: tempo rubato alla lettura di libri, dispersione in un flusso superficiale di notizie privo di ogni approfondimento, convinzione sempre piu' radicata che Facebook sia l'equivalente moderno della televisione come strumento di massificazione, omologazione e devastazione culturale, dipendenza dalle interazioni con gli altri che ti spinge a collegarti ad ogni possibile occasione per seguire "cosa succede di la'" con la continua sensazione di perderti qualcosa di imperdibile.

 
Ma finora avevo rimandato: Facebook era utile per tenermi in contatto con amici lontani, era un canale dove dare sfogo alla mia logorrea compulsiva di scrittore, e' un potente strumento di promozione dei libri e delle iniziative che realizziamo nella nostra associazione culturale su www.mamma.am/libri, mi ha aiutato in piu' occasioni a ottenere informazioni preziose pubblicando in bacheca domande su tutto lo scibile umano, con la sicurezza che per la legge dei grandi numeri almeno uno dei miei cinquemila contatti avrebbe risposto. E rispondevano.
 
Continuavo a starci come "male minore", consapevole di tutti i casi in cui avevo visto imbavagliare degli amici con azioni assurde di censura, consapevole delle discutibili regole di utilizzo imposte dall'azienda ai suoi utenti, consapevole che Facebook chiude i tuoi dati in un recinto inespugnabile, e non c'e' modo di far uscire da quel sito i dati delle cinquemila persone che hanno voluto entrare in contatto con me, a meno di non voler dedicare una quantita' non trascurabile del mio tempo e della mia vita alla trascrizione manuale di quei dati a colpi di copia-e-incolla. Consapevole, si', ma non ancora pienamente cosciente della gravita' delle politiche aziendali di Facebook, centrate sul massimo profitto economico, il che non e' un male in se', ma lo diventa se questo profitto e' generato a scapito delle liberta' altrui, negando alle persone il controllo sui propri dati, sulla propria "vita online", sul proprio "diario elettronico".
 
Tutto questo sembrava un male minore, fino a quando il mio account non e' stato bloccato per tre giorni dopo aver pubblicato il contenuto di una discussione pubblica che si e' svolta su una pagina facebook pubblica collegata a un libro satirico, una pagina gestita da me e dal fumettista Alessio Spataro. Il contenuto "incriminato", che mi e' costato tre giorni di "confino virtuale" era una discussione dove qualcuno faceva l'apologia del neofascismo vantandosi di aver preso soldi dai neofascisti, e chiamava "vermi da tastiera" quelli che criticavano i neofascisti su presupposti libertari e antifascisti. Ma alla fine i soggetti socialmente devianti nel mondo virtuale blu di "big F" siamo stati noi che abbiamo voluto ripetere e mettere in evidenza l'altrui apologia del fascismo, ovviamente per stigmatizzarla.
 
La trolla Maria Tonale dichiara di aver preso soldi da Forza Nuova
In altre parole l'azienda chiamata Facebook, che controlla il mio elenco di amici, non ha problemi a bloccare contenuti di una pagina satirica libertaria e antifascista, ne' a mettermi un bavaglio su invito di fascisti pagati dai fascisti, il tutto perche' ai fascisti prezzolati, dopo averlo detto pubblicamente, non fa piacere che si sappia altrettanto pubblicamente che hanno preso soldi dai fascisti di Forza Nuova per chiamare "vermi da tastiera" chi critica i fascisti.
 
La sentenza inappellabile di blocco su Facebook
 
Come se questo bavaglio non fosse gia' grave di per se', mi e' stato impedito perfino di inviare messaggi privati ai miei contatti Facebook, privandomi non solo del diritto di espressione pubblica, ma perfino del diritto alla comunicazione privata, come se ai condannati per violazione della privacy fosse impedito di fare telefonate e scrivere lettere, una forma di censura che non sarebbe giustificabile nemmeno se avessi pubblicato i contenuti piu' scorretti di questo mondo, mentre invece ho solo esercitato i miei inalienabili diritti di espressione e di critica di fronte a contenuti che nel nostro paese potrebbero anche essere perseguiti penalmente. In buona sostanza, quella che ho dovuto subire dall'azienda californiana Facebook Inc. (che nel 2015 ha trasformato in 17 trilioni di dollari di profitti le conversazioni elettroniche di un miliardo e mezzo di sudditi) e' stata una forma di "confino elettronico", simile a quello praticato a suo tempo dal regime fascista verso i dissidenti e le persone scomode.
 
Il blocco dei messaggi privati su Facebook
 ​ 
In questa ciber-monarchia, per i servi della gleba non e' prevista nemmeno la possibilita' di esportare i contenuti delle proprie pagine, e si puo' solo salvare (e anche parzialmente) la propria attivita' online (foto, messaggi, status). Per contro, Facebook sequestra le discussioni nate sulla tua bacheca, i commenti e le risposte ai commenti, sequestra  le informazioni sui link che hai segnalato, e perfino su chi ti ha scritto messaggi in bacheca (nel salvataggio scaricabile compare solo il messaggio ma non l'autore).
 
Ecco un piccolo esempio per farsi un'idea di tutta la vita, le parole, gli scherzi, le relazioni sequestrate da una azienda che si attiva su segnalazione dei fascisti per mettere bavagli, ma non si e' mai attivata su segnalazione degli utenti per liberare i dati sequestrati nei propri server. 
 
Questa e' una delle migliaia di conversazioni fatte su Facebook, condita da immagini, commenti e immagini che trasmettono stati d'animo (i cosiddetti "emoticon):
 
Una conversazione su Facebook, con contenuti che l'azienda ha sequestrato sui suoi server.
 ​
E questo e' quello che rimane di quella conversazione al netto di cio' che Facebook mi proibisce di estrarre nel backup dei miei dati: un testo con una data e un orario, senza nessun'altro tipo di informazione, e privo di link ad altri contenuti.
 
Lo stesso post precedente come appare nel backup dei propri dati che si puo' estrarre da Facebook.
 
Non ho usato a caso il termine "sequestro": tutta quella vita che rimarra' nei computer di Facebook fino a quando l'azienda lo riterra' conveniente era la MIA VITA DIGITALE, e negarne una copia al diretto interessato per quanto mi riguarda equivale a un vero e proprio "sequestro di persona virtuale". Fino a quando ci sei dentro, la "mutilazione" del tuo backup non ti sembra cosi' grave, e speri sempre che in un futuro aggiornamento di Facebook si potranno esportare piu' dati. Ma quando metti un piede fuori dalla porta, e vorresti portare con te tutte le interazioni che hai creato condividendo i tuoi pensieri, ti accorgi che quell'azienda si e' impegnata solo ad aggiungere faccine e stati d'animo al semplice "mi piace", ma non intende affatto impegnarsi perche' tu possa mantenere traccia di quegli stati d'animo anche fuori dalle mura di quell'azienda.
 
Tremo solo al pensiero dei tanti, troppi esseri umani che verranno calpestati nella loro dignita' e nei loro diritti dopo la perdita di una persona cara, e cercando di recuperare il materiale prodotto dai loro parenti scomparsi si accorgeranno solo dopo un lutto che la vita digitale trascorsa su Facebook produce un "album di famiglia" sequestrato da un'azienda che ha ritenuto conveniente espropriare quella  famiglia dei contenuti che ha prodotto, negando e ad una vedova o ad un orfano il diritto di ottenere una copia integrale dei dati prodotti dai loro cari, dei loro pensieri, delle loro conversazioni con amici e familiari.
 
In questo immenso "Truman Show" su scala planetaria, per ironia della sorte (o per conferma delle filosofie orientali che vedono un puntino di bene anche nel male piu' nero) devo ringraziare per il mio repentino risveglio la doccia fredda subita con la censura praticata da questa azienda su ordine di un fascista vigliacco e incapace di confrontarsi sui contenuti, un gesto profondamente squadrista e violento che mi ha messo davanti a un bivio etico con la giusta dose di insofferenza per scegliere la strada piu' giusta, con la giusta dose di indignazione per rifiutare ogni sistema di controllo totalitario aziendale sulle informazioni che produco e i pensieri che elaboro, con la giusta dose di forza interiore per abbandonare la strada piu' comoda percorsa finora, quella in cui regalavo ad una azienda la mia vita elettronica in cambio di gratificanti interazioni sociali elettroniche.
 
Per tutte le ragioni esposte fin qui credo che la cosa piu' etica moralmente, anche se e' la piu' faticosa socialmente, sia l'abbandono di uno spazio di comunicazione in cui si pratica la censura fascista, si sequestrano le nostre personalita' elettroniche, si monetizzano ed espropriano le nostre relazioni. Sara' una scelta che penalizzera' le mie connessioni elettroniche, ma di certo migliorera' le mie relazioni nel mondo reale, aumentera' il numero di libri che leggo ogni anno, ridurra' il numero di scemenze che sono costretto a leggere, ridurra' il numero di stupidi (nell'accezione di C.M. Cipolla) con cui dovro' avere a che fare , ridurra' la mia esposizione all'anticultura di stampo neofascista dilagante sui social network nelle sue varianti fasciofascista, clericofascista, rossobruna, fasciopadana e fasciopeppista.
 
Mi sono convinto che oggi un account Facebook equivale a quello che era la tessera del partito fascista nel secolo scorso: e' qualcosa di comodo, che hanno tutti, ti agevola nelle relazioni e nel lavoro, ti sembra indispensabile e ti da' l'impressione di aiutarti a vivere meglio, anche se il prezzo da pagare per questo "meglio" e' il sostegno a un potere autoritario, censorio, violento e basato sull'accumulo di dati, sull'accaparramento di risorse, e sull'assenza di rispetto per la vita umana, che nella sua forma "virtuale" e' violentata su Facebook tanto quanto lo era dal fascismo nella sua forma fisica.
 

Chi e' arrivato a leggere fin qui, se e' interessato a restare in contatto con me con mezzi diversi da Facebook puo' segnalarmi i suoi dati cliccando su http://url.gubi.it/amicifb e lo inseriro' nell'indirizzario delle persone a cui invio periodicamente delle email collettive.

 
Per quanto riguarda i miei dati, il mio account Facebook rimarra' attivo anche se sara' inutilizzato, nella speranza che prima o poi possa recuperare integralmente i dati che contiene, e quindi chi e' tra i miei contatti potra' facilmente recuperare sul mio profilo Facebook il mio telefono cellulare e la mia email.
 
Per il futuro, come forma di tecno-resistenza al "Grande Fratello" Facebook potro' dedicare il tempo liberato dalla sospensione del mio account a sostenere i numerosi progetti gia' attivi per realizzazione di social network dove gli utenti sono padroni dei propri dati, dove si possono affermare i valori della nonviolenza e dell'antifascismo con mezzi coerenti ai fini, basati su software libero che mantiene aperti ed esportabili tutti i dati e i formati prodotti dagli utenti. Un altro possibile progetto per la mia nuova "vita virtuale" dopo aver elaborato il lutto per i dati persi su Facebook grazie a un ricco e capriccioso miliardario, e' il possibile lancio di un crowdfunding con cui raccogliere risorse da destinare a un team di programmatori, per la produzione di un software libero capace di estrarre dal nostro profilo facebook i dati dei nostri contatti, comprensivi di email e numero telefonico qualora disponibili. Se qualcuno e' interessato a ragionare su questi progetti si metta in contatto con me.
 
So che sara' una rottura dolorosa, perche' oggi un pezzo della mia identita' e' fatto anche dai rapporti e dalle relazioni che ho costruito negli otto anni di permanenza in questo mondo virtuale, ma so che li' fuori non sono da solo, e ci sono altre persone che hanno deciso di dire no al controllo poliziesco, alle censure manipolate e selettive, al sequestro dei dati personali, alle regole del gioco imposte da una azienda, all'enorme concentrazione di informazion e potere nelle mani di un singolo brand.
 
Li' fuori iniziano a moltiplicarsi gli "eserciti di liberazione" da Facebook, le "cliniche di riabilitazione" da questo mass-media censorio, invasivo e autoritario capace di creare dipendenza, le iniziative di chi ha deciso di far sentire chiaramente il proprio "NO": non avrete piu' il controllo sulle nostre conversazioni, le nostre informazioni, le nostre vite digitali.
 
Ed e' li' fuori che vi aspettero' se vorrete venire a cercarmi, per riprendere il filo delle nostre conversazioni elettroniche, i nostri scambi di idee e informazioni, la nostra ricerca di spiriti affini e compagni di strada nei sentieri del ciberspazio, un luogo della mente che oggi piu' che mai e' un "bene comune" da difendere contro ogni tentativo di privatizzazione. E va difeso anche se il prezzo da pagare per questa scelta e' un "suicidio elettronico" nella propria comunita' virtuale di riferimento. 
 
Non sono il primo a dover fare la scelta tra liberta' o morte, e in questo caso specifico mi ritengo fortunato perche' la morte da scegliere per essere libero e' solo la morte di un avatar sul quale proiettavano la loro immaginazione cinquemila contatti, mentre la mia vita reale continuera' come prima, forse anche meglio. 
 
Vi aspetto "li' fuori", cari "contatti Facebook", restando a vostra disposizione se vorrete ancora condividere qualcosa con me, per essere amici nel senso piu' vero e pieno di questo termine e ribellarci assieme ad un sistema che trasforma gli "amici" in cavie impotenti di un raffinato sistema di controllo, monetizzazione e privatizzazione delle relazioni sociali.
Se vuoi restare in contatto con me puoi lasciare i tuoi recapiti cliccando su http://url.gubi.it/amicifb e se invece vuoi seguire gli aggiornamenti del mio sito personale basta aggiungere al tuo news reader il feed http://web.giornalismi.info/feeds/gubi.rss
 
Vi saluto con questa bella immagine di Asaf Hanuka, che mi sembra di buon auspicio: questo "suicidio virtuale", infatti, potra' diventare una esplosione di buone idee colorate, che potro' esprimere liberamente sul mio sito personale nel quale possiedo e controllo i miei dati, senza dover rispondere ai guardiani piazzati da un nerd miliardario sul proprio sito web.

 Buona lettura e buona vita a tutti.
 
Illustrazione di Asaf Hanuka
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