Per sdoganare le piante "illegali" basta mettere la zappa in mano ai soldati?
La cannabis a cinque stellette, "arruolata" nell'esercito
Al di là dei proclami, la strada per l'uso pienamente legale della canapa è ancora lunga e tortuosa
7 settembre 2014 - Carlo Gubitosa
Dai banchi del Parlamento, il cittadino Paolo Bernini, deputato alla Camera, annuncia una "GRANDE VITTORIA DEL #M5S SULLA COLTIVAZIONE DELLA CANNABIS TERAPEUTICA". Dopo gli annunci del Bernini su complotti statunitensi a base di microchip sottopelle e torri gemelle autoabbattute dagli USA per oscure trame geopolitiche, verificare le sue affermazioni è altamente consigliabile, e in effetti la "grande vittoria" annunciata su Facebook, ad un più accorto esame dei fatti può essere tradotta come segue al netto della propaganda di partito:
"In Parlamento si crea una maggioranza composita che approva un ordine del giorno su iniziativa del più grande partito di opposizione, un testo nel quale (almeno in teoria) si consegna all'esercito il monopolio sulla coltivazione di cannabis terapeutica".
A corredo di questa notizia, per valutare il reale peso politico di questa iniziativa si può aggiungere che:
- Passando dalla teoria alla pratica, questo ordine del giorno (che non è la grande vittoria di un partito, ma una piccola iniziativa di un Parlamento, altrimenti inattuabile senza i voti dei partiti al governo) potrà essere disatteso come avviene per tutti gli ordini del giorno che restano nel limbo delle buone intenzioni, visto che non sono vincolanti come le leggi dello stato, ma esprimono unicamente orientamenti politici a costo zero.
- Oltre agli ordini del giorno, per chi sa cogliere la differenza tra questi ultimi e un testo di legge, segnalo che in aggiunta al testo celebrato come "vittoria" dal partito pentastellato, ci sono vari disegni di legge ancora in discussione in Parlamento, sui quali sarà forse più difficile far convergere i voti di piddini e forzitalioti. Chi è interessato all'iniziativa parlamentare sulla canapa che potrebbe generare salute, lavoro, legalità e copioso gettito fiscale, può seguire su Openpolis l'iter di questi progetti di legge, leggendone i testi per farsi una idea su quali sono quelli più efficaci e quelli più limitati.
- Oltre alle proposte di legge, chi non ha voglia di districarsi tra testi in legalese può farsi un'idea sulle coltivazioni di Canapa ascoltando l'audizione che si è svolta presso la Commissione Agricoltura della Camera, dove il 4 agosto scorso hanno avuto modo di esprimersi i rappresentanti delle organizzazioni del settore: AssoCanapa, Associazione per la canapa siciliana (ASC), CanaPuglia, Lucanapa, Toscanapa, Associazione nazionale architettura bioecologica (ANAB), che hanno portato il loro contributo di conoscenza "nell'ambito dell'esame delle abbinate proposte di legge recanti disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa". A questo indirizzo c'è il video completo dell'audizione.
- Oltre ai disegni di legge e alle audizioni parlamentari, in Puglia e in altre regioni d'Italia c'è chi non vuole restare alla finestra in attesa che si muova la politica, e di conseguenza ci sono ammalati e associazioni di ammalati che vogliono autocurarsi con le piante, e che stanno coltivando cannabis terapeutica senza mettere in mezzo l'esercito. Nel farlo incontrano più difficoltà di chi vuole coltivare uva, la pericolosissima materia prima utilizzata per fabbricare la droga-killer che ogni anno miete più vittime nel nostro Paese: l'alcool.
- Tra questi gruppi di produttori merita particolare menzione il "Cannabis Social Club" di Racale, in provincia di Lecce (www.lapiantiamo.it). Il "Social Club" di Racale ha dato lezioni di lotta nonviolenta al Paese realizzando le proprie coltivazioni e le proprie iniziative sempre e comunque alla luce del sole, rifiutando una "legalità a intermittenza" che decide quando e dove chiudere un occhio, con diritti inalienabili che si trasformano in concessioni revocabili.
Questo gruppo è animato dall'instancabile iniziativa di Lucia Spiri che combatte la sua personale battaglia non solo contro la malattia, ma anche contro l'ignoranza del grande pubblico, e purtroppo anche contro la burocrazia che oggi vorrebbe rendere una esclusiva militare quello che fino a ieri era considerato illegale. L'elenco dei "coltivatori diretti" potrebbe continuare con esempi come quello della Masseria Fornaro di Taranto, che sta bonificando con la Canapa i terreni violentati dall'Ilva, e il sottobosco di "autoproduttori" che realizzano piccole coltivazioni domestiche a scopo curativo, una realtà invisibile che emerge soltanto grazie alle autodenunce di pochi coraggiosi che praticano la disobbedienza civile.
Questo gruppo è animato dall'instancabile iniziativa di Lucia Spiri che combatte la sua personale battaglia non solo contro la malattia, ma anche contro l'ignoranza del grande pubblico, e purtroppo anche contro la burocrazia che oggi vorrebbe rendere una esclusiva militare quello che fino a ieri era considerato illegale. L'elenco dei "coltivatori diretti" potrebbe continuare con esempi come quello della Masseria Fornaro di Taranto, che sta bonificando con la Canapa i terreni violentati dall'Ilva, e il sottobosco di "autoproduttori" che realizzano piccole coltivazioni domestiche a scopo curativo, una realtà invisibile che emerge soltanto grazie alle autodenunce di pochi coraggiosi che praticano la disobbedienza civile.
Fin qui i dati di realtà che potrebbero essere sfuggiti a chi è stato distratto dai festeggiamenti per la "grande vittoria del M5S". Passando dai fatti alle opinioni personali, ritengo che l'utilizzo dell'esercito per la coltivazione di piante medicinali sia intriso di paternalismo (lo stato sa cosa è meglio coltivare e il cittadino deve essere interdetto come un bambino a cui si chiude il ripostiglio della cendeggina) di moralismo (come se la cannabis servisse solo per sballarsi quando l'uso ludico è solo uno tra le migliaia di usi possibili) e di autoritarismo, oltre ad essere una negazione del libero mercato e della libera iniziativa privata che ricorda l'agricoltura e l'economia pianificata dei regimi comunisti.
Per tutte queste ragioni, penso di rimandare i miei festeggiamenti a quando si sarà conclusa la lotta civile, politica e culturale per il libero utilizzo di una pianta che in sè non è più pericolosa del tabacco o della vite, e che si presta ad un numero svariato di applicazioni socialmente utili, che spaziano dalla medicina alla bioarchitettura. Nel frattempo continuerò a seguire tutte le persone che coltivano Canapa con appassionata ostinazione, imparando ogni giorno qualcosa di nuovo da tutti loro.
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