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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

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Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

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La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
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12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Geodati e pubblica amministrazione

L'agenzia delle entrate e la tecnoignoranza sugli "Open Data"

Le mappe libere privatizzate da un servizio pubblico mal gestito
10 luglio 2014 - Carlo Gubitosa

Confronto tra le mappe aperte e quelle dell'Agenzia delle Entrate

Il sito Osm.org e il suo omologo italiano openstreetmap.it forniscono dati cartografici liberi e gratuiti a chiunque ne abbia bisogno, con una "licenza aperta" (Open Database License 1.0) che permette di riutilizzare liberamente i dati a condizione di garantire l'attribuzione della fonte e la ricondivisione dei dati derivati. Ma questi dati "liberamente utilizzabili" sono stati rivenduti all'Agenzia delle Entrate da terze parti, che li hanno "confezionati su misura" per l'"Osservatorio del Mercato Immobiliare" offerto come servizio dall'Agenzia.
 
Il risultato sono state mappe piu' brutte di quelle "open", dove i dati si sono mescolati male al punto da produrre rotonde senza strade di immissione, il duomo di Messina attraversato da una strada e altri episodi di involontaria comicita' cartografica.
 
Non e' dato conoscere la spesa sostenuta per realizzare questo servizio pubblico "privatizzando" dati aperti, e un eventuale spreco di denaro potra' essere verificato solo a posteriori. 
 
Ma passando dal piano tecnico al piano politico, bisognera' spiegare come mai all'interno della pubblica amministrazione italiana non e' ancora obbligatoria per legge la produzione di dati aperti, l'uso di formati aperti e di software libero. A monte di queste incresciose situazioni il problema chiave nell'innovazione tecnologica della macchina amministrativa e' l'espressione tra l'ebete e lo sbigottito che si dipinge sul volto del 90% dei funzionari pubblici e del 99% dei politici di fronte a termini come "open data", "software libero", "licenze di utilizzo", "formati aperti".
 
Eppure non e' difficile da capire: se i dati sono prodotti coi soldi dei cittadini, devono essere "open" cioe' aperti, fruibili e accessibili da tutti i cittadini. Se la pubblica amministrazione usa un software, deve poter sapere esattamente come funziona, quali dati produce, a chi manda questi dati, e deve essere "libero" e adattabile alle esigenze delle strutture pubbliche, non inchiodato alle funzioni definite dall'azienda che ha venduto quel software. Se si usano dei programmi o dei dati regalati al mondo da tecnobenefattori che agiscono per passione e non per lucro, bisogna rispettare le "licenze di utilizzo" stabilite dai programmatori o dai compilatori di quei dati, senza andare al di la' dei permessi stabiliti. Se si memorizzano dei dati, bisogna sapere esattamente in che modo e in quale "formato" sono registrati, perche' usando formati che sono "aperti" alla conoscenza pubblica quei dati si potranno recuperare e utilizzare anche in futuro, cosa che non e' garantita quando i dati sono chiusi in scatole oscure e memorizzati con formati noti solo ai produttori di determinati programmi commerciali.
 
Questi pochi e semplici concetti sono purtroppo lontani anni luce da chi dovrebbe applicarli alla propria responsabilita' politica, amministrativa e manageriale, e in questo baratro di ignoranza si nascondono i peggiori sprechi e le peggiori inefficienze di una classe politica tecnoanalfabeta e priva di strumenti per comprendere la realta' digitale del nostro tempo.
 
Basterebbe un weekend dedicato a letture divulgative sul tema per capire che con Openstreetmap si potrebbero fare tante cose magnifiche anche rispettando le regole di utilizzo: si potrebbe contendere il monopolio statunitense sui geodati saldamente in mano a Google e alle sue mappe, trasformare l'Europa nel cuore della cartografia mondiale, coinvolgere i cittadini nella mappatura dei loro territori, per poterli conoscere e amministrare in modo piu' efficace, stimolare una industria europea del software e dei dispositivi elettronici per sviluppare sistemi GPS, navigatori satellitari e applicazioni per il trekking che hanno fatto la fortuna di molte aziende straniere.
 
Bastano poche conoscenze fatte lievitare con la giusta dose di creativita' per trasformare in ricchezza pubblica quei dati che qualcuno ha voluto inglobare all'interno di aziende private, negando ogni riconoscimento morale a chi li aveva prodotti e raccolti senza pretendere riconoscimenti economici.
 
"Dal 2007 liberiamo dati della Pubblica Amministrazione e da allora sognamo di liberare i dati del Catasto, i dati di tutti gli edifici d’Italia che porterebbero grande ricchezza al Paese se fossero diffusi in maniera Open". Lo spiega Simone Cortesi, vicepresidente di Wikimedia Italia e "Board Officer" della OpenStreetMap Foundation, che ha le idee molto chiare sul tema dei geodati: "lo Stato italiano archivia tutti i dati catastali, battezza strade e civici. E poi però, vittima della sua incapacità nel gestirli, quando ne ha bisogno va a ricomprarli da un operatore privato. Evidentemente più bravo".
 
Nella piu' consolidata tradizione dei teatrini all'italiana, l'Agenzia delle Entrate ha scaricato la patata bollente su Sogei (la societa' pubblica di informatica a cui si deve rivolgere per legge tutta la pubblica amministrazione) e Sogei con un comunicato dell'8 luglio ha dichiarato di scusarsi "per l’inconveniente relativo all’uso di OpenStreetMap", comunicando che "la corretta informativa è stata pubblicata" per il doveroso riconoscimento della provenienza dei dati.
 
Un riconoscimento comunque tardivo, costato agli attivisti di Openstreetmap i mesi perduti per entrare in contatto con l'Agenzia delle Entrate, sorda perfino alla posta elettronica certificata ma non alla campagna di pressione #agenziauscite (agenziauscite.openstreetmap.it), che ha portato allo scoperto il problema agevolandone la soluzione. Intervistato da Itbtimes.com, Simone Cortesi ha dichiarato che l'Agenzia e la Sogei "Ammettono totalmente l'errore, giustizia è fatta. (...) Noi vediamo positivamente una futura collaborazione in cui loro renderanno disponibili i dati del catasto, sono dieci anni che lo chiediamo".
 
E al di la' della conclusione di questa vicenda specifica, la questione del rapporto tra geodati, cittadini e pubblica amministrazione e' ancora apertissima.
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