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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

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Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

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La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
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12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Quando aumenta il tuo potere, devi fare discorsi sempre piu' scemi

Cinque stelle e sette scemenze, per entrare in un Parlamento di ventotto nazioni

Il M5* presenta un programma per le europee "tutto marketing e distintivo", tanto affascinante quanto inutile, che fa rimpiangere le "primarie dei cittadini" del 2006.
5 gennaio 2014 - Carlo Gubitosa

Il manifesto programmatico del M5S per le Europee

La colpa non e' di Beppe Grillo, ma del potere. Lui ha provato a fare politica senza soldi, ma bisognerebbe imparare a farla anche senza potere. Quando hai il potere, anche se sei la persona piu' in gamba del mondo, per mantenerlo devi per forza chiamare a raccolta le masse, e quando le masse sono rimbecillite da vent'anni di Drive In, Paperissima e altre minchiate del dinamico duo Ricci/Mediaset non puoi proporre soluzioni troppo elaborate, senno' ti perdi qualcuno per strada.
 
Per questo motivo, quando non c'era ancora in ballo un grande potere politico, e Grillo parlava a minoranze illuminate anziche' a masse rimbecillite, nel 2006 sono state realizzate le "primarie dei cittadini", idee raccolte sul blog di Grillo talmente elaborate e raffinate da poter essere presentate con orgoglio perfino all'allora Premier Romano Prodi.
 
Ora che il movimento di nicchia e' diventato partito di massa, il risultato e' che per tenere insieme una grande massa si e' adottata come programma per le Europee una semplice ricetta in sette punti, partorita fuori da qualunque piattaforma decisionale ufficiale del Movimento da un anonimo gruppo di "spin doctor", probabilmente lo stesso che ha elaborato il programma nazionale, la carta di Firenze, il Non-Statuto e le regole vincolanti per le candidature in Parlamento.
 
Un programma che non ha bisogno di troppe spiegazioni per chi ha un minimo di cultura e formazione politica: basta aver avuto una buona insegnante di educazione civica alle medie per capire che siamo davanti ad un cumulo di proposte inutili, contraddittorie o inapplicabili, buone solo per fornire all' e-lettore un vago sentore di antieuropeismo, complottismo e ribellione contro i poteri forti.
 
Ma scendiamo nel merito di questo capolavoro di comunicazione politica con supercazzole, tanto inutile nella sostanza quanto accattivante nella forma.
 
- PUNTO UNO: Referendum sull'EURO. A meno che nel delirio programmatico in questione non siano incluse anche fantasiose ipotesi di "euroreferendum", per giunta anche in paesi dove c'e' gia' stato un referendum sull'Euro, questa proposta sembra relativa ad un referendum per il ripristino della sovranita' monetaria NAZIONALE in ITALIA, che ha ben poco a che vedere con l'attivita' legislativa del Parlamento Europeo. In altre parole, e' come chiedere il voto alle politiche per cambiare il regolamento del proprio condominio. 
 
- PUNTO DUE: Abolizione del Fiscal Compact, ovvero del trattato che ha legittimato la "macelleria sociale" fatta di sacrifici fiscali chiesti solo ai piu' deboli. E' un tema affascinante, ma purtroppo non e' di competenza del PARLAMENTO EUROPEO, per il quale andremo alle urne. Il Fiscal Compact e' stato approvato (e puo' essere abrogato) dal CONSIGLIO EUROPEO che e' "composto dai capi di Stato o di governo dei paesi membri dell'Unione europea e dal Presidente del Consiglio europeo che ne presiede le sessioni" (Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_europeo). L'ignoranza o l'eccesso di accanimento anti-europeista hanno portato a confondere il potere LEGISLATIVO del Parlamento con il potere ESECUTIVO del Consiglio Europeo. Per amor di precisione, oltre a dire che il Parlamento Europeo non ha competenza per deliberare su questo tema va detto che nel caso in cui il Parlamento Europeo esprimesse un presidenza della Commissione Europea esplicitamente contraria al Fiscal Compact, questo potrebbe incidere in modo significativo sull'attivita' del Consiglio Europeo. Il problema e' che il M5s si candida senza alleanze in uno solo dei 28 paesi dell'Unione, ed e' quindi improbabile che il voto degli Europarlamentari pentastellati possa determinare la presidenza della Commissione. Voler abolire il Fiscal Compact in queste condizioni e' come voler cambiare la Costituzione italiana candidandosi in una sola regione.
 
- PUNTO TRE: Eurobond. I punti 1 e 3 sono in parziale contraddizione, e rischiano di generare enormi danni se "combinati male". Ad esempio se dopo il referendum (nazionale) dovessimo uscire dall'Euro scegliendo di pagare la sovranita' monetaria con il rischio di una inflazione a due cifre, e al tempo stesso dovessero attivarsi gli Eurobond auspicati da questo programma, la nostra economia nazionale riceverebbe un duro colpo. I nostri titoli di stato gia' destinati a svalutarsi con l'eventuale uscita dall'euro e quindi condannati a pagare interessi sempre piu' alti, con gli eurobond diventerebbero ancora piu' simili alla carta straccia, perche' perfino noi italiani saremmo i primi a mettere i risparmi nei piu' sicuri Eurobond. Tutto questo potrebbbe innescare una speculazione sui nuovi titoli di stato in lire (e una conseguente macelleria sociale per pareggiare il bilancio con molta piu' fatica) che sarebbero ben piu' devastanti di quelle che si sono abbattute sui nostri conti pubblici nell'era dell'Euro. In parole povere: se vuoi gli Eurobond, stai puntando il tuo futuro sulla forza dell'economia comunitaria, se vuoi il ritorno alla sovranita' monetaria stai puntando tutto sulla forza dell'economia nazionale. Chiedere il referendum sull'Euro e gli Eurobond, e' come puntare al casino' sul dispari e sul rosso. Se ti esce un nero pari sei fregato, come lo saremmo noi con il ritorno alla lira mentre l'Eurozona si rafforza con gli Eurobond alla faccia nostra.
 
- PUNTO QUATTRO: "Alleanza tra i paesi mediterranei per una politica comune". Proposta dal vago retrogusto di secessionismo, come se uno si candidasse al Parlamento Italiano per poi promuovere una alleanza tra le regioni settentrionali. In altre parole si ipotizza che nell'Unione Europea i paesi si possano organizzare a "gruppi di interesse" come per formare squadre di calcetto tra amici, e ammesso di poter formare questa squadra di "paesi mediterranei" si ipotizza anche che la politica estera dell'Unione sia dettata dal Parlamento Europeo (che invece scrive le leggi col potere LEGISLATIVO) e non dal Consiglio degli Affari Esteri, composto dai ministri degli esteri degli stati membri che esercitano il potere ESECUTIVO a nome dei rispettivi nazionali sulle questioni di politica estera. (CFR http://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_Affari_esteri) 
 
- PUNTO CINQUE: "Investimenti in innovazione e nuove attivita' produttive esclusi dal limite del 3% annuo del deficit di bilancio". Su questo va segnalato che la "spesa a deficit", ovvero quella a cui non corrisponde un attivo che "pareggi il bilancio" nel breve periodo, dovrebbe essere autorizzata principalmente per scuole, ospedali, e welfare, che sono investimenti in passivo sul futuro da recuperare nell'arco di una generazione, e non solo per "innovazione e nuove attivita' produttive". In teoria, una volta entrate a regime le attivita' produttive possono produrre utili in tempi molto piu' brevi del quarto di secolo associato ad una generazione, piu' o meno i tre/quattro anni di un classico business plan. Le attivita' produttive se ben progettate alla fine producono utili, anche se non immediatamente, e quindi potrebbero essere sostenute senza problemi anche con una spesa a deficit che rispetti il limite del 3% stabilito dagli accordi di Maastricht come tetto massimo del rapporto Deficit/PIL. In altre parole, un paese ben amministrato non ha bisogno di "concessioni sul deficit" relative alle attivita' produttive per recuperare oggi, dagli investimenti fatti tre anni fa, in termini di gettito fiscale e crescita economica quanto basta per contenere il deficit al 3% del PIL e investire nello stesso anno sulle attivita' che produrranno un utile tra tre anni. In sintesi: nella visione sociale, keynesiana e progressista dell'economia la spesa a deficit andrebbe autorizzata in deroga ai parametri di Maastricht nei settori come scuola, sanita' e welfare, che sono "rami secchi" per alcuni economisti accecati dal neoliberismo, ma sul lungo periodo sono di vitale importanza sul piano sociale, perche' anche l'economia piu' ricca non puo' evitare squilibri, disuguaglianze e conflitti sociali se si abbandonano al mercato l'istruzione, la salute e i servizi ai cittadini trasformando i diritti della societa' in prodotti del mercato.
 
- PUNTO 6: "Finanziamenti per attivita' agricole e di allevamento finalizzate ai consumi interni". Al di la' della bella immagine di autarchia e autosufficienza alimentare, la proposta non ha senso perche' la PAC (Politica Agricola Comune dell'UE, cfr http://it.wikipedia.org/wiki/Politica_agricola_comune ) e' una cosa seria e complessa, non si puo' risolvere con lo slogan "EUROPA DARE PRIMA SOLDI PER FARE MANGIARE ITALIANI", e in ogni caso i finanziamenti all'agricoltura non possono essere funzionali alla destinazione della produzione. Spesso non puoi sapere A PRIORI se un raccolto sara' destinato al consumo interno o all'esportazione. E a posteriori, se uno non riesce a vendere nel mercato nazionale, e' contrario al principio di libera circolazione delle merci penalizzare un coltivatore sul mercato europeo negandogli finanziamenti solo perche' ha coltivato cose che e' riuscito a piazzare solo all'estero. In breve, e' un'altra proposta che piacera' sul piano emotivo ai fautori del "prima gli italiani, poi gli altri", ma che sul piano politico e' evanescente, inutile e astratta quanto i vestiti nuovi dell'imperatore.
 
- PUNTO 7: "Abolizione del pareggio di Bilancio", ovvero una ulteriore questione che riguarda il Parlamento Italiano e la costituzione nazionale, e non il Parlamento Europeo. Se il Movimento di Grillo prendera' quel famoso 51% che auspica, il pareggio di Bilancio potra' toglierlo dalla Costituzione senza che il Parlamento Europeo debba muovere un dito, viceversa, anche la presidenza della Commissione Europea servira' a ben poco per intervenire sulla Costituzione Italiana modificata in senso neoliberista.
 

In conclusione:

questo programma che impegna milioni di elettori e decine di parlamentari pentastellati, e' stato palesemente scritto da un ristretto gruppo di ignoranti, o da un ristretto gruppo di furbi che vogliono fare propaganda elettorale a colpi di slogan astratti e velleitari, proclami che parlano alla pancia solo a condizione di aver formattato la testa. Spero che sia vera la seconda ipotesi, perche' l'ignoranza fa piu' danni della propaganda.

Per quanto mi riguarda, se non avete chiesto il mio parere di cittadino iscritto al portale del M5*, evidentemente non vi interessa neppure il mio voto, ma vi basta catturare genericamente i sentimenti antieuropei dell'elettorato piu' ignorante, ai quali lascio volentieri il compito di portare la "politica nuova" nel parlamento del "vecchio continente".
 
Il nuovo totalitarismo del terzo millennio e' l'ignoranza trasversale e tripartisan, che diventa programma politico di partiti guidati da uomini con una preparazione tecnica e culturale inversamente proporzionale alla loro visibilita' mediatica.

E allora fate il partito unico dei bimbiminkia, con le correnti grilline, renziane, berlusconiane, antieuropeiste, sciachimiste e signoraggiste, cosi' almeno giocate a carte scoperte.

In estrema conclusione: chi sostiene questo programma alle prossime elezioni europee, per quanto mi riguarda puo' tranquillamente andarsene affanculo assieme al PD e al PDL. In bocca al lupo.
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