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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

La mia terra la difendo
Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

La mia terra la difendo

La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Casapound vs no-global: il doppiopesismo nella guerra dei simboli

14 dicembre 2013 - Carlo Gubitosa

Foto di Marina Cugnaschi davanti al carcere di Marassi

Nel luglio 2011, durante le contestazioni genovesi al G8, durante una azione di protesta e' stata danneggiata la targa di marmo del carcere di Marassi, bruciando modeste quantita' di liquido infiammabile sul portone di legno senza far male a nessuno. 

Per questo motivo la "black bloc" Marina Cugnaschi, fotografata sul luogo di quelle azioni, e' stata processata e condannata a dodici anni e tre mesi per il reato di "devastazione e saccheggio", con una sentenza resa definitiva dalla Cassazione nel luglio 2012. 

Il 14 dicembre 2012, il vicepresidente di Casapound Simone di Stefano e' salito su una scala per strappare la bandiera europea dalla sede di rappresentanza romana della Commissione Europea, con una azione nel corso della quale, oltre alla violazione di un balcone altrui e al furto della bandiera sembra sia stata esercitata anche una certa resistenza contro la pubblica autorita', confermata dalle "cariche di alleggerimento" descritte dall'Ansa.

L'Azione di Casapound presso la sede della rappresentanza italiana della Commissione Europea

Osservare le sanzioni, o le mancate sanzioni, per questo gesto (meno distruttivo ma comunque analogo a quello attribuito alla Cugnaschi per il suo svolgimento sul piano simbolico) ci dara' una misura della differenza tra polizia di Stato e polizia di Governo, tra una legge uguale per tutti e una che indossa guanti di ferro o di velluto a seconda degli imputati.

Con Simone di Stefano avevamo avuto un simpatico scambio di vedute sul sito della nostra rivista Mamma! al termine del quale ci siamo convinti che non fosse un soggetto pericoloso, ma un giovane con le idee un po' confuse sulla "cultura non conforme", e quindi per lui non auspico una galera che non si augura a nessuno, soprattutto quando si tratta delle galere italiane.

Mi auguro pero' che la legge italiana rispetti ancora due principi: quello di essere uguale per tutti e quello di prevedere sanzioni penali proporzionali agli atti commessi, principi che purtroppo mi sembrano palesemente negati nel confronto tra i casi Cugnaschi e Di Stefano, che avrebbero potuto essere risolti semplicemente obbligando gli autori di questi reati al lavoro manuale necessario al ripristino delle condizioni pre-esistenti nei luoghi danneggiati dal loro intervento, eventualmente accompagnato da un risarcimento economico.

Ma in nessun caso, a mio modesto avviso, si dovrebbero fare preferenze tra chi attacca i simboli di un'Europa percepita come ostile e chi invece se la prende coi simboli di un carcere percepito come classista, ne' possiamo invocare delle aggravanti per il fatto che entrambi i soggetti avrebbero potuto impiegare il loro tempo in modo piu' intelligente e utile alle cause che volevano difendere.

Altrimenti, se facciamo dei distinguo in base al colore della protesta, tutti i nostri bei discorsi sulla legalita' cesserebbero di avere senso.

[AGGIORNAMENTO 14-12-2013 h.20: Sembra che Di Stefano sia stato arrestato con l'accusa di "Furto Pluriaggravato". Seguiro' con interesse l'evolversi della vicenda, pronto a essere smentito nelle mie ipotesi di giustizia a due corsie.]

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