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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

La mia terra la difendo
Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

La mia terra la difendo

La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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Guerra, razzismo, P2 e marchette: un atto d’accusa ai giornalisti VIP

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Se siete a caccia di pennivendoli famosi con le mani sporche di guerra, marchette, p2 e razzismo anziche' di inchiostro, questo e' il libro che fa per voi. Il consiglio e' disinteressato: io non ci guadagno niente sul venduto perche' mi pagano a forfait, lo dico per quelli che hanno problemi di schiena a tenere in mano un pesante tomo di Travaglio e vogliono qualcosa di piu' agile da leggere in bagno.
12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Le rivoluzioni autoritarie non mi piacciono. Nemmeno se le fanno "i buoni"

Se c'e' un golpe in arrivo, meglio farsi trovare pronti

Di fronte al degrado delle istituzioni, con una legittimita' e una autorevolezza ai minimi storici, gli scenari possibili non sono tutti piacevoli
14 dicembre 2013 - Carlo Gubitosa

Nell'aprile 2011 "Il Manifesto" ospitava un intervento dal sapore eversivo di Alberto Asor Rosa, una proposta poi caduta nel dimenticatoio che oggi pero' merita una rilettura per essere diventata nel frattempo un possibile scenario:

--> Chi avrebbe avuto qualcosa da dire sul piano storico e politico se Vittorio Emanuele III, nell’autunno del 1922, avesse schierato l’Armata a impedire la marcia su Roma delle milizie fasciste; o se Hinderburg nel gennaio 1933 avesse continuato ostinatamente a negare, come aveva fatto in precedenza, il cancellierato a Adolf Hitler, chiedendo alla Reichswehr di far rispettare la sua decisione? (...) Se le cose stanno così, la domanda è: cosa si fa in un caso del genere, in cui la democrazia si annulla da sé invece che per una brutale spinta esterna? (...) Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall’alto, instaura quello che io definirei un normale «stato d’emergenza», si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d’autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d’interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l’Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale. <--
Dal sito http://frontediliberazionedaibanchieri.it/
In altre parole, se i cattivi non se ne vanno col voto, li mandiamo via senza troppi sofismi con l'"autorevolezza e le ragioni inconfutabili dei buoni", condite da qualche milizia armata.
 
Quello di Asor Rosa e' un modo piu' elegante e intellettuale di dire quello che oggi dicono i sedicenti "forconi" in vari volantini e dichiarazioni, affiancati da una parte non trascurabile della base del M5*, quella che ha avviato con Grillo una conversazione "di pancia" e non "di testa", piu' affascinati dalla distruzione del marcio nella vecchia politica che dalla costruzione del nuovo nella societa' futura.
 
Tuttavia, l'onesta' intellettuale impone di chiarire che anche trattandosi di pensieri molto diffusi e forse anche molto "popolari", queste ipotesi sono comunque estranee alla Costituzione, allo stato di diritto e al patto di convivenza civile tra cittadini, per quanto Asor Rosa abbia precisato a suo tempo di voler fare tutto "nel rispetto dei valori democratici superiori", a partire da quello "stato di diritto" che pero' non si capisce come possa essere garantito con "una prova di forza che scende dall'alto". 
 
Chi sosterra' questi scenari possibili ma non auspicabili dovra' assumersene la piena responsabilita' storica e politica, soprattutto se qualcosa non filera' liscio dopo aver sostituito le forze di polizia ai "manifestanti generosi".
 
Per quanto mi riguarda, se sara' questa la "rivoluzione", non sara' la mia rivoluzione, e non biasimero' chi la chiamera' col suo nome, ovvero golpe militare, realizzato da una infelice convergenza di interessi tra intellettuali eversivi, capipopolo muscolari, cellule estremiste, minoranze urlanti e masse di oppressi cinicamente strumentalizzate.
Copertina di Alan Ford n.60
 
Per me l'unica autorevolezza politica riconoscibile in questo momento come "denominatore comune" per tenere insieme l'Italia e' quella della carta costituzionale e di chi se ne fa interprete e custode genuino senza strumentalizzazioni e doppi fini, indipendentemente dal fatto che questi custodi siano interni o esterni alle forze di polizia, ai partiti, ai movimenti, alle associazioni, alle istituzioni democratiche, repubblicane e costituzionali.
 
Non credo nelle elites illuminate che ristabiliscono la giustizia "manu militari" con improbabili "happy ending", perche' anche se si dipingono addosso valori democratici, egualitari, socialisti, marxisti o popolari, per la loro stessa natura di potere autoritario sono profondamente intrise di fascismo e di eversione.
 
Di fronte a questi scenari, chi vuole prepararsi a resistere ad eventuali derive autoritarie ha uno strumento potentissimo: LO STUDIO.
 
Tuffatevi nei libri, imparate con la pratica a distinguere quelli utili da quelli dei ciarlatani di turno, e "armatevi" con nozioni di storia, economia, diritto costituzionale, sociologia, comunicazione, arti e tecnologie. Vi saranno utili in ogni caso, per salire sul treno della ripresa che stiamo cercando di spingere o per scendere dal treno della barbarie che altri potrebbero far partire se non sapremo attrezzarci in tempo.
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