Sulla protesta dei forconi
Se vuoi cambiare il paese con la violenza, tu non mi rappresenti
Il fine non giustifica mai i mezzi, di certo non per me
12 dicembre 2013 - Carlo Gubitosa
Dopo una attenta riflessione, ho deciso che i cosiddetti "forconi", o meglio il "Coordinamento 9 dicembre" non mi rappresenta. Non mi rappresenta la rabbia, l'ignoranza, la violenza fisica e verbale. Non mi rappresentano le buone intenzioni dei veri "forconi" siciliani scippate dai furbetti del nord, magari vicini alla Lega ladrona o ad una Forza Nuova che puzza di vecchio, perche' di buone intenzioni e' lastricata la strada dell'inferno, e non basta essere puri come colombe in Sicilia, bisogna essere anche furbi come serpenti a Torino.
Non mi rappresentano le masse gonfie di rabbia quando sono strumentalizzate dai padroncini che pontificano dalle loro berline di lusso, perche' conosco la storia, e ricordo le strumentalizzazioni dei criminali di guerra jugoslavi, che si sono arricchiti camminando sui cadaveri della povera gente mandata al macello, solo perche' qualcuno gli aveva fatto credere che quello era l'unico modo per far rialzare la testa al proprio popolo.
Non mi rappresentano i moti scomposti di chi non conosce la storia scritta col sangue, non la vede ripetersi e si avvia a ripeterla per la propria ignoranza.
Mi rappresentano le mille iniziative di resistenza civile, umana e culturale di cui nessuno parla perche' non urlano abbastanza, non fanno massa, non fanno scalpore, ma fanno solo del bene. Mi rappresentano gli insegnanti precari che in una scuola pubblica ridotta ai minimi termini si sforzano di consegnare ai ragazzi la ragione e non le urla come strumento di cambiamento, mi rappresentano i medici che lottano quotidianamente in una sanita' pubblica sempre piu' devastata, mi rappresentano i lavoratori onesti, i ricercatori, gli studiosi, i volontari, le associazioni e tutte le "api operaie" di questo nostro povero Paese.
Se in nome di una finta liberta' o di una presunta rivoluzione qualcuno impedira' di esercitare diritti costituzionali come la libera espressione, il diritto di cronaca o la libera iniziativa d'impresa, se vorrete far chiudere la bocca, le fotocamere o le saracinesche a qualcuno, se vi sentirete talmente nel giusto da calpestare la liberta', la dignita' o l'integrita' fisica di chicchessia, mi impegno a contrastarvi con la forza della verita' e della nonviolenza.
Da sostenitore di lunga data dell'ecopacifismo e dei movimenti nonviolenti, a cominciare da quello che ha cambiato il volto del potere a Messina, rinnovo il mio impegno alla lotta culturale nonviolenta contro una politica marcia, ignorante, stupida ed egoista, ma senza mai smettere di difendere la Costituzione Repubblicana che rappresenta sessanta milioni di italiani, anche quando viene attaccata da una finta rivoluzione con proclami eversivi che rappresenta poche migliaia di esaltati, guidati da un capetto in Jaguar che ha fatto appropriazione indebita di un sano moto di indignazione nato in Sicilia sui trattori.
Chi fa il gradasso esercitando violenza fisica o verbale anche con buone intenzioni, per liberare gli italiani o gli afgani, non mi rappresenta. Chi fa deliri eversivi provando a rovesciare un parlamento con prove di forza muscolare, non mi rappresenta. Chi pratica l'intolleranza verso i pensieri diversi dal proprio, per strada, su internet o nei mass-media, non mi rappresenta. Chi vuole farsi giustizia sommaria da solo al di fuori delle regole democratiche non mi rappresenta. Chi vuole fare i propri interessi cavalcando la rabbia popolare non mi rappresenta. Chi tollera o gira la testa dall'altra parte di fronte alla violenza "amica", perche' la vede agire in direzione dei propri obiettivi, non mi rappresenta.
Se voi vi riconoscete nell'uso strumentale di mezzi violenti, applicandoli, tollerandoli, contestualizzandoli o legittimandoli sia pure per nobili fini, io non mi riconosco nel vostro movimento, e non gli daro' il mio sostegno morale, umano, politico. Per voi sara' facile dire che resto in poltrona a guardare senza muovere un dito per cambiare le cose in meglio, ma la mia storia personale di impegno nonviolento, e tutte le cose che ho scritto e che ho fatto in piazze diverse dalle vostre, spieghera' chiaramente come mai preferisco in coscienza il mio salotto privato ai vostri raduni pubblici.
Bologna, 12 dicembre 2013.
Ing. Carlo Gubitosa
Commenti
Inserisci il tuo commento - 2 commenti