Quella invisibile linea del fronte che divide in due l'orizzonte pentastellato
Le due anime in conflitto del MoVimento cinque stelle
Da tempo gli "efficientisti" si scontrano con i "libertari": eppure basterebbe fare un po' chiarezza.
30 settembre 2013 - Carlo Gubitosa
Un mio conoscente pentastellato, che considero persona in gamba, pulita e intelligente, mi ha spiazzato con questa frase: "in ogni struttura che ha ambizione di funzionare di democrazia ce n'è veramente poca". Come se verticismo ed efficienza fossero due lati della stessa medaglia. E per me con questa frase ha toccato un nodo chiave di tanti conflitti e tanti equivoci che dividono le due anime del M5*, quella "libertaria" e quella "funzionalista".
Personalmente, a volte invidio l'organizzazione degli eserciti armati o delle multinazionali, strutture efficientissime nel perseguire il loro scopo, sia esso la violenza armata o il profitto, capaci di focalizzare su un medesimo obiettivo le energie di tantissime persone. Li invidio perche' di fronte agli "eserciti del bene" disarmati e nonviolenti che diventano disorganizzatissime armate brancaleone mi chiedo cosa accadrebbe se i pacifisti, gli ambientalisti e i nonviolenti fossero organizzati ed addestrati come l'esercito o le catene di Fast Food.
Tuttavia, so per certo che c'e' anche una terza via, un sano equilibrio possibile tra efficientismo spersonalizzante e individualismo caotico, e lo so perche' in trent'anni di esperienza tra movimenti e associazioni ho avuto il privilegio di fare cose belle e importanti in strutture democratiche ed efficienti al tempo stesso.
Una di queste strutture e' lo scoutismo, dove i principi base sono ben chiari, ma all'interno di questi, per decidere come muoversi per andare verso quei principi, e' proprio vero che "ognuno vale uno".
Il problema che dilania il M5* da tempo (almeno qui a Bologna dove vivo) e' proprio questo: la distanza che separa i libertari dai funzionalisti, la distanza tra chi non vuole capi (e al massimo accetta dei facilitatori) e chi accetta capi illuminati come male minore, il distacco tra narrazione ufficiale e compromessi ufficiosi, la differenza tra il promettere a chi si avvicina al movimento democrazia diretta a partire dal proprio territorio, e poi una volta dentro sfoderare il "vabbe' ma e' ovvio che senza un capo e con troppa democrazia non si va da nessuna parte... davvero avevi creduto alla storia di ognuno vale uno?"
In tutto questo, qualunque sia la strada da percorrere, e' bene che la si percorra con coerenza e chiarezza, e nel caso in cui vinca l'anima "aziendalista-funzionalista-efficientista" del M5* per me non c'e' niente da perdere e tutto da guadagnare a dire onestamente che il "non-partito" dei cittadini in realta' e' una "Lista Grillo" di un leader, analoga a tante altre liste di gente che si aggrega attorno alle idee di un personaggio carismatico.
Se non altro, facendo chiarezza su chi ha in mano il timone del franchising si evitera' di perdere tempo con chi continua a sbattere la testa contro il muro da anni sul problema della fantomatica "democrazia interna", e per questa ragione si fa venire dei mal di pancia che una volta somatizzati fanno esplodere in privato anche gli attivisti piu' "anziani" e motivati con inconfessabili invettive che fanno impallidire il fuorionda di Favia.
Ma fino a quando questo equivoco non sara' chiarito, cari amici di ispirazione efficientista, non abbiatevene a male se continuo a sognare che possa prendere il sopravvento quello spirito libertario, omnicratico e partecipativo che alimentava il sogno di un partito senza capi, dove le buone idee si fanno strada da sole grazie ad un comico che si mette al servizio dei cittadini come "megafono dei senza voce" e ad un tecnico che si mette al servizio di gruppi territoriali autogestiti con le proprie competenze e infrastrutture. In fin dei conti, senza sogni e visioni utopistiche, il ragionamento politico e' come pasta senza sale.