Il Movimento Cinque Stelle ha presentato una proposta che consentirebbe di tagliare piu' o meno QUARANTADUE MILIONI DI EURO dai costi della politica, e sulla mia bacheca Facebook sono fioriti commenti di segno opposto (riassumibili nello screenshot che allego di seguito) che si dividono in plaudenti e benaltristi, in altre parole equamente suddivisi tra chi applaude all'iniziativa e chi dice che i problemi sono ben altri.
- Un'analisi Confcommercio del 28/10/11 dice che la politica spreca 9 miliardi di euro all'anno.
- La "relazione sul rendiconto generale dello Stato per il 2008" della Corte dei Conti dice che "il fenomeno della corruzione nella pubblica amministrazione" ci costa "50/60 miliardi di euro/anno".
- Il Ministero dell'Economia ha stimato nel 2010 una evasione fiscale di 120 miliardi di euro/anno.
- Il 17 maggio 2011 il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia ha parlato di "150 miliardi di fatturato annuo delle mafie".
Ma politici, evasori e mafiosi sono ladri di polli rispetto a banchieri, finanzieri e "tecnici".
- Il supplemento del bollettino statistico Bankitalia del 16/12/2009 ha rilevato che nel 2008 "a prezzi costanti, la riduzione della ricchezza complessiva rispetto al 2007 è risultata pari a circa 433 MLD/EUR del 2008" ma "la dinamica delle attività reali è risultata positiva" (+3%). In breve, 88 MLD/EUR risparmiati sono stati travolti da 521 MLD/EUR persi nel casinò della finanza.
- Seguite quei soldi e scoprirete con chi prendervela: "in Italia i 10 individui più ricchi posseggono una quantità di ricchezza che è all'incirca equivalente a quella dei 3 milioni di italiani più poveri". (Bankitalia, Occasional Papers 115, 02/12).
- Ma l'Irpef per i ricchi è sceso dal 72% del 1974 (aliquota applicata a chi guadagnava piu' di 500 milioni di vecchie lire/anno, che attualizzati corrispondono a 2 milioni di euro/anno) giu' in picchiata fino al 43% del 2012, il minimo storico di sempre, applicato a chiunque guadagni piu' di 75mila euro/anno, ai Briatore di turno che intascano milioni di euro all'anno come ai piccoli e medi imprenditori che si fermano ad un guadagno a cinque cifre senza portare a casa milionate di soldi.
- Nel frattempo il supplemento al bollettino statistico Bankitalia del 25/01/12 dice che "la quota di individui poveri (...) è risultata pari al 14,4% (...) Tale quota supera il 40% tra i cittadini stranieri (...) La percentuale di famiglie indebitate è pari al 27,7%".
La nostra Costituzione repubblicana stabilisce all'articolo 53 un principio di progressività fiscale funzionale alla redistribuzione del reddito. Ma l'unico "sacrificio" che non ci è stato chiesto dagli invisibili "mercati" come misura anticrisi è proprio il ripristino di una aliquota del 72 per cento per quei dieci fortunati intoccabili che da soli fanno reddito come i tre milioni piu' poveri, entrate fiscali che permetterebbero di rilanciare l'economia, alleggerire le tasse sui piu' deboli, scongiurare l'annunciato aumento dell'IVA gia' ai massimi storici di un altro punto percentuale. E non ci vengano a dire che quei soldi risparmiati servono a rilanciare l'economia, perche' finora sono stati soltanto bruciati in finanza, per inseguire profitti maggiori in tempi piu' brevi fregandosene se c'e' un rischio maggiore di un solido piano industriale, perche' tanto il conto alla fine lo paga sempre qualcun altro.
E se qualcuno dovesse scappare all'estero con una fuga "alla Depardieu" per non pagare quelle tasse (come antipasto andrebbe bene anche un 60% per i redditi sopra i due milioni euro/anno), allora che lo si condanni all'esilio bruciando il suo passaporto, altro che Valentino Rossi e il suo "c'e' piu' gusto a essere italiani" annunciato negli spot con la birra in mano e la residenza britannica in tasca, per pagare meno imposte e rompere il patto di solidarieta' con i suoi compatrioti, talmente fessi da applaudirlo pure mentre sottrae denari alla cosa pubblica.
La guerra di chi accumula contro chi tira a campare è invisibile sui mass media, e totalmente assente dal dibattito parlamentare, dove anche il movimento politico piu' rivoluzionario e agguerrito contro le ruberie si e' finora limitato a ragionare soltanto il primo dei dati che ho fornito, quei nove milioni di sprechi, concentrando le proprie energie sugli stipendi troppo alti dei Parlamentari mentre il vero male oscuro che divora il nostro benessere e le nostre speranze di futuro si chiama finanza predatoria, un male che speriamo venga identificato, aggredito e combattuto al piu' presto dagli stessi parlamentari che ora stanno ragionando sugli stipendi e i rimborsi piu' ragionevoli da riconoscere ai Parlamentari.
Ma per combattere questo cancro con una terapia efficace, servono a poco i "cerotti" dei risparmi anticasta (che restano poco impattanti sul piano economico anche se altamente condivisibili sul piano etico) e ci vorrebbero misure ben piu' drastiche.
Mi e' bastato leggere una manciata di libri per scoprire che
se proprio dobbiamo prendercela con una casta, quella dei finanzieri e dei banchieri ha piu' responsabilita' della casta dei politici, e che per limitare i danni dalla degenerazione psicotica della tendenza all'accumulo che ci ha segnato sin da quando eravamo nudi e infreddoliti nelle caverne
basterebbe separare le banche d'affari (e i loro giochi sporchi) dalle banche di risparmio a cui si rivolgono i cittadini, ad esempio con l'introduzione in Italia di
una normativa simile al Glass-Steagall Act, la legge statunitense che proteggeva i risparmiatori dal fallimento delle banche, purtroppo abrogata nel 1999 dal presidente Clinton, a conferma del detto "non c'e' niente di meglio di un governo di sinistra per fare politiche di destra".
Wikipedia spiega chiaramente che questa legge e' stata
"la risposta del Congresso degli Stati Uniti alla crisi finanziaria iniziata nel 1929 che all'inizio del 1933 mise in ginocchio numerose banche americane (...) mirava a introdurre misure per contenere la speculazione da parte degli intermediari finanziari (...) prevedeva l'introduzione di una netta separazione tra attività bancaria tradizionale e attività bancaria di investimento. Le due attività non potevano essere esercitate dallo stesso intermediario, avendo così la separazione tra banche commerciali e banche di investimento. La ratio di tale provvedimento era quella di evitare che il fallimento dell'intermediario comportasse altresì il fallimento della banca tradizionale, impedendo di fatto che l'economia reale fosse direttamente esposta al pericolo di eventi negativi prettamente finanziari. Per via della sua successiva abrogazione, nella crisi del 2007 è accaduto proprio questo, quando l'insolvenza nel mercato dei mutui subprime ha scatenato una crisi di liquidità che si è trasmessa immediatamente all'attività bancaria tradizionale, in quanto quest'ultima è commistionata all'attività di investimento, in questo caso immobiliare".
Sarebbe stato sufficiente separare le banche votate alla speculazione da quelle orientate al risparmio per scongiurare non solo il "bailout" che ha foraggiato le banche statunitensi con soldi pubblici dopo l'esplosione della bolla speculativa immobiliare negli Usa, ma anche la grande truffa del Monte dei Paschi di Siena: un regalo da quattro miliardi di euro di soldi pubblici fatto ad un istituto di credito (in cambio di carta talmente straccia che nessuno si e' azzardato a piazzarla sui mercati), una truffa legalizzata che e' stata possibile non tanto e non solo per gli intrecci tra il mondo bancario e quello politico, ma anche e soprattutto perche' le banche che giocano d'azzardo sui tavoli della finanza "tengono in ostaggio" i risparmiatori e i loro conti correnti.
Quando le cose si mettono male per gli squali della finanza, per cavarsela basta minacciare di far andare a fondo assieme a loro anche chi ha guadagnato onestamente i propri risparmi, e con questa "offerta impossibile da rifiutare" i governi ci hanno obbligato a tappare di tasca nostra i buchi causati dall'utilizzo spregiudicato di strumenti finanziari senza regole, che generano profitti privati sul breve periodo con operazioni mordi e fuggi quando vanno bene, e perdite che si scaricano sul settore pubblico quando vanno male.
Per questa ragione, ciò che a mio modesto avviso andrebbe frenato e combattuto come prima misura di emergenza sono le fughe di capitali all'estero, cioè il casinò della finanza che arricchisce le grandi banche d'affari, per la maggior parte straniere, sottraendo al paese più ricchezza di quella assorbita dall'evasione, dalle mafie e dagli sprechi della casta.
Ma purtroppo sui temi economici il Movimento Cinque Stelle ha deciso di dare un credito immeritato alla pseudoeconomista Loretta Napoleoni che da' tutte le colpe della crisi a quei cattivoni dei politici americani, i parlamentari a cinque stelle sembrano ancora troppo concentrati sui costi della Politica per studiare i danni della Finanza, e Beppe Grillo si è limitato a proporre sui temi economici una soluzione che non prende posizione: facciamo decidere ai cittadini se restare o meno nell' euro.
Purtroppo pero' ci sono altri fattori oltre alla sovranita' monetaria che sono in grado di condizionare l'economia, bisogna essere consapevoli che la finanza predatoria e' in grado di fare danni enormi sia dentro che fuori dall'euro se lasciata agire indisturbata e senza freni, e va ricordato che c'e' anche un problema di redistribuzione del reddito tale da rendere auspicabile l'aumento delle tasse ai piu' ricchi per sollevare dai sacrifici i poveri, gli incapienti e le famiglie a basso reddito che finora hanno pagato da soli il prezzo della crisi con piu' IMU, piu' IVA, piu' accise sulla benzina e piu' tasse sui servizi.
A memoria d'uomo non s'e' mai sentito un benestante genovese richiedere un aumento delle tasse, e quindi se cerchiamo una soluzione alla crisi che sia un po' piu' approfondita dell'euroreferendum non possiamo aspettare la pappa pronta da un leader, ma come cittadini abbiamo la responsabilita' civile di studiare un minimo di teoria economica e approfondire la storia del prelievo fiscale, per scoprire quanti regali sono stati fatti ai Briatore di turno, che hanno risparmiato un sacco di tasse solo per minacciare di chiudere le loro aziende se i sindacati si ostineranno a rivendicare quei diritti che oggi sono davvero fuori moda, e poi comunque spostarsi all'estero anche quando i sindacati scelgono la tattica dello zerbino per condurre le loro trattative, come e' accaduto in occasione del referendum Fiat.
Per questa ragione, mi sembra piuttosto velleitario basare il rilancio dell'economia sulle DECINE DI MILIONI di euro all'anno che si potrebbero risparmiare tagliando stipendi e rimborsi ai parlamentari, se non si decide prima di aggredire i problemi di una finanza predatoria che sottrae ricchezza per CENTINAIA DI MILIARDI di euro l'anno.
La "foga anticasta" non e' cosa buona se distrae da un altro problema che per entità e dimensioni è di QUATTRO ORDINI DI GRANDEZZA SUPERIORE al problema che assorbe la tua attenzione. Il cancro non si cura con l'aspirina, e se arriva l'ambulanza per un grave incidente, prima si sistemano emorragie e fratture, e poi con calma si pensa a lividi ed escoriazioni.
Se proprio vogliamo semplificare il discorso con alcuni slogan e parole chiave di facile comprensione, oltre ai nemici piu' noti che si chiamano MAFIE, SPRECHI, CORRUZIONE ed EVASIONE, c'e' un nemico piu' devastante di tutti che si chiama FINANZIARIZZAZIONE DELL'ECONOMIA, c'e' un alleato per combattere questo nemico che si chiama COSTITUZIONE REPUBBLICANA, ci sono strumenti che si chiamano REDISTRIBUZIONE del reddito basata sulla PROGRESSIVITA' del prelievo fiscale, c'e' un settore di attivita' legalmente lecite ma moralmente odiose che si chiama SPECULAZIONE FINANZIARIA, e che va nettamente separato dalla lecita e morale attivita' di RISPARMIO dei cittadini, con opportune leggi e tassazioni che frenino le smanie speculative dei cosiddetti "mercati". Nel combattere questa battaglia dobbiamo essere consapevoli che il giro d'affari della speculazione ci ha succhiato negli ultimi anni CENTINAIA DI MILIARDI di euro, mentre i costi della casta non arrivano nemmeno alla DECINA.
Alla luce di tutto questo, gentili amministratori della cosa pubblica, ora sapete anche dove cercare gli altri ricconi da rimettere in riga, quelli che non siedono nei banchi del Parlamento, ma nei consigli di amministrazione delle banche d'affari e nelle lobby che ostacolano ogni riforma che possa mettere un freno al settore della finanza speculativa, ben lontano dall'economia reale che crea lavoro e ricchezza economica.
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