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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

La mia terra la difendo
Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

La mia terra la difendo

La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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Guerra, razzismo, P2 e marchette: un atto d’accusa ai giornalisti VIP

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12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Gli inni alla flessibilita' di chi ha i figli sistemati. (Per merito, s'intende)

Giulia Ichino, niente di personale: e' che sei perfetta come scudo umano.

Le colpe politiche dei padri ricadono sui figli? Puo' capitare anche questo in un mondo dove le colpe della finanza ricadono sui precari.
8 febbraio 2013 - Carlo Gubitosa

Giulia Ichino fa l'editor in Mondadori con un buon inquadramento, mentre il padre teorizza il precariato e i contratti aziendali "alla Marchionne" in deroga a quelli nazionali come male minore per la ripresa economica. 


C'e' chi collega le due cose, e contesta che ai "figli di" sia stato risparmiato dal fato o dai genitori quel precariato celebrato dai loro padri come una alternativa al noioso posto fisso, un modo per non essere "choosy", un modo per uscire di casa e smettere di fare i bamboccioni.

Ichino figlia spiega di aver fatto tanta gavetta semplicemente inviando un curriculum a Mondadori, e di essere stata tirata in ballo ingiustamente, Ichino padre e' contestatissimo dai precari, che ne dicono da sempre peste e corna, ma stavolta hanno passato il limite del buon gusto contestando Ichino addirittura in una assemblea pubblica del PD, e tirando in ballo la sua incolpevole creatura. Ecco il video di questa oltraggiosa azione di lesa maesta'.

Per quanto mi riguarda, la vera bomba di quell'intervento non e' la critica all'incongruenza tra la stabilita' del lavoro della figlia di Ichino e l'evanescenza del lavoro teorizzato da suo padre.

La notizia data da Chiara Di Domenico dissacrando il palco di un PD che si crede ancora sinistra e' un'altra: anche nei giornali di sinistra si lavora in condizioni precarie di sfruttamento del cognitariato. Ma ovviamente questo non fa gola ai media che si nutrono di polemiche personali, condite ovviamente dallo stracciarsi di vesti di quanti hanno bacchettato il dito che indicava la luna, difendendo a spada tratta la figlia di Ichino perfino dalle pagine del Fatto Quotidiano.

Statua di San Precario



La vera rivoluzione nel mondo del lavoro ci sara' quando la sinistra al caviale reagira' per ogni anonimo precario che viene trattato come uno schiavo senza diritti pur essendo persona proprio come reagisce per ogni figlia di noto parlamentare trattata da raccomandata senza meriti pur essendo una brava editor, almeno a detta di chi la conosce. Tutto il resto e' noia e ipocrisia a targhe alterne.

Io sono pronto a riconoscere i meriti della figlia di Ichino quando il padre comincera' a riconoscere i diritti calpestati dalle sue aberranti teorie giuslavoriste che lo hanno portato in braccio all'alfiere dei banchieri Mario Monti come teorico della macelleria sociale applicata ai diritti dei lavoratori.

Fino ad allora, e in assenza di una esplicita abiura al marchionnismo da parte del padre, terremo la figlia, anche se incolpevole, come ostaggio simbolico e scudo umano culturale, e le pernacchie di Facebook e dei nostri interventi ai convegni resteranno puntate su di lei ad altezza donna, perche' le armi di noi amici della nonviolenza sono le parole che svelano ingiustizie, e non le chiacchiere che tolgono diritti.

Mi spiace molto cara Ichina junior, non e' niente di personale e non ce l'abbiamo con te, ma c'e' la crisi ed e' un mondo duro... ti consolerai da queste ingiuste pernacchie col tuo meritatissimo stipendio Mondadori a tempo indeterminato, magari pensando alla sfortuna di noi precari figli di nessuno, che pur di sfogare la nostra rabbia contro i colleghi di tuo padre che ci hanno rubato il futuro ci siamo ridotti a polemizzare con la tua generazione di meritevolissimi garantiti, che hanno ereditato senza colpa privilegi, entrature e giusti agganci nel mondo del lavoro, tali per cui a te e' bastato inviare un curriculum in Mondadori, mentre ad altri con titoli di studio e qualifiche pari alla tua non bastano nemmeno i curriculum lasciati a dozzine nei centri per l'impiego.

Io al tuo posto forse non mi sarei comportato diversamente da te, e quindi non ho l'autorita' morale per giudicarti, ma se tuo padre non avesse beatificato quel lavoro precario che a te e' stato risparmiato, nessuno avrebbe sentito il bisogno di tirarti dentro questa polemica squallida, che pero' e' uno specchio fedele dello squallore in cui ci hanno gettato le teorie sulla flessibilita' che nascondono gli orrori del precariato.

E se permetti, questo squallore non l'abbiamo cercato, legittimato, teorizzato, rivendicato e votato noi. Cordiali saluti e buon lavoro.

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