La lezione di Pubblico: tutte le cose da evitare quando si fonda un quotidiano
Il giocattolo di Telese si rompe prima del previsto
A soli tre mesi dall'avvio delle pubblicazioni, il quotidiano "Pubblico" da' segni di cedimento. L'ipotesi piu' probabile e' un errore di progettazione.
16 dicembre 2012 - Carlo Gubitosa
Con un comunicato dai toni gravi e solenni, l'assemblea dei redattori di "Pubblico" ci annuncia che il quotidiano inizia a scricchiolare. Guardando quel prodotto con occhio critico, temevo che prima o poi sarebbe accaduto, ma non avrei mai immaginato dei tempi cosi' brevi. In ogni caso, al di la' della tempistica l'evento non sorprende.
Sono cose che succedono quando si fanno giornali senza un serio business plan, giocando con gli amici dei salotti romani a fare "intanto usciamo, poi vediamo come va", e giocando non solo con i soldi degli investitori, ma anche col lavoro (quindi con la vita) dei redattori, puntando tutto sulla visibilita' televisiva (sovrastimata) del direttore-vip di turno e non su un piano editoriale innovativo, su un progetto grafico degno di questo nome che non si limiti a scopiazzare quello di Liberation, sulla costruzione di un gruppo redazionale che non sia unito soltanto dalla paghetta, sulla qualita' complessiva del prodotto, sulle inchieste, sui fotoreportage, sui prodotti con un ciclo di vita maggiore come libri e allegati da mettere al traino del quotidiano, sulla costruzione di una solida rete di corrispondenti, su una sezione di politica estera che abbia come riferimento El Pais e non il solito collage di agenzie, su una integrazione tra l'approfondimento della carta e la multimedialita' del web che abbia come riferimento il Guardian e non l'autistica blogosfera italiana autoreferenziale, sulla creazione di redazioni locali che evitino la deriva roma-centrica che affligge molti quotidiani, sulla chiarezza della linea politica e la conseguente differenziazione da altre testate, e perche' no, anche su linguaggi nuovi come il data journalism e il graphic journalism, che rimangono a disposizione di chiunque voglia adottarli in un quotidiano.
Speriamo che i soccorritori allertati per questa emergenza riescano a salvare qualcosa del valore editoriale messo in gioco dai validi collaboratori e redattori, un valore attualmente seppellito sotto le macerie provocate dal crollo dell'ego di Luca Telese. Solidarieta' ai lavoratori a rischio, nessuna solidarieta', men che meno stima, per gli apprendisti stregoni che rischiano avventatamente sulla pelle degli altri, perche' tanto loro il lavoro vero ce l'hanno gia' in televisione. E a quel punto fare quotidiani diventa un hobby per gente che comunque cade in piedi.
Ecco il comunicato:
Comunicato sindacale dell'assemblea di redazione
Il 18 dicembre Pubblico compie tre mesi. Tre mesi in cui ciascuno di noi ha dato il meglio per raccontare cosa sta accadendo in questo momento nel nostro Paese. E per rappresentare quanti non si sentono rappresentati. Lavoratori, ricercatori, disoccupati, precari, innovatori. Lanciarsi in una scommessa come la nostra richiede coraggio, fantasia, generosità e rigore. Nelle ultime ore però l'azienda, con una tempistica inaccettabile, ci ha comunicato che la tenuta economica è grave al punto da palesare già nei prossimi giorni uno scenario di messa in liquidazione della Pubblico edizioni srl. E tutt'ora non abbiamo nessuna certezza né garanzia su cosa verrà dopo. Di sicuro non accettiamo di essere liquidati in modo così brutale. Qualsiasi decisione dovrà avvenire nel confronto con la redazione e le rappresentanze sindacali. Alla vigilia di un consiglio di amministrazione e di una assemblea dei soci che dovranno decidere il futuro di circa trenta lavoratori e di tutti i collaboratori, facciamo appello al senso di responsabilità di tutti. Dell'amministratore delegato di questo giornale Tommaso Tessarolo, del direttore Luca Telese. E poi di tutti i soci che hanno investito in questa impresa. Davanti abbiamo mesi cruciali e una campagna elettorale decisiva per il futuro del Paese. Noi vogliamo esserci. E per esserci abbiamo il dovere di far fronte alla situazione di difficoltà che il nostro giornale vive in queste ore con la stessa dignità e lo stesso coraggio delle persone che abbiamo raccontato in questi mesi. Lo dobbiamo a loro. E lo dobbiamo a noi stessi, che in questo progetto abbiamo investito tutto. Vogliamo continuare a crederci. Ai lettori chiediamo di sostenerci scegliendo questo giornale ogni giorno. Ma domani nelle edicole Pubblico non ci sarà. Mentre il sito oggi non sarà aggiornato. Scioperiamo in difesa del nostro lavoro, di queste pagine e della possibilità di continuare a scriverle, senza perdere diritti e dignità.
L'assemblea dei redattori di Pubblico
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