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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

La mia terra la difendo
Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

La mia terra la difendo

La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Le primarie bocciano la politica fatta a colpi di Twitter.

Renzi e' sconfitto, ma il renzismo gode di ottima salute.

Il "nuovo che avanza" e' in realta' il neoliberismo del secolo scorso, che ha attecchito anche tra le classi medie.
3 dicembre 2012 - Carlo Gubitosa

Vignetta di Mauro Biani

Matteo Renzi ha finalmente scoperto le carte, esprimendo tutto il suo peso politico. Si tratta del 40% di un partito sostenuto dal 30% dei votanti che sono il 75% degli elettori, che sono il 78% degli italiani. Risultato: uno che esprime il 7% del paese ci ha scassato il 100% delle palle ottenendo lo 0% di quello che voleva. 
 
A scanso di equivoci tengo a precisare che non sono un bersaniano: e' solo che di fronte a due tizi che propongono le ennesime ricette fallimentari, preferisco quello che davanti a se' ha l'orizzonte politico piu' breve. :-) Posso reggere cinque anni di bersanismo, ma non un ventennio di renzismo.
 
Il pericolo, tuttavia, non e' del tutto scongiurato: i sostenitori di Renzi continuano a parlare di occasione persa, dicono che ci riproveranno, che il 40% e' solo l'inizio, e continuano a rivendicare un programma che prevede un'elemosina assistenziale alle famiglie per far ripartire l'economia, nessun freno a banche, finanza e speculazioni, luce verde per le multinazionali estere.
 
La sedicente "sinistra moderata", quella che guarda a Nichi (l'ex chierichetto di Don Verze') come ieri si guardava a Stalin, parlando di pericoloso estremismo comunista, si e' accalorata a supporto di un politico che ha sposato varie ricette della destra ultraliberista: dismissioni strategiche del patrimonio pubblico (a beneficio di quella stessa finanza che ha innescato la crisi del debito con le sue speculazioni sui titoli di stato), tabu' sui tagli a spese militari e guerre umanitarie, e nessun sacrificio fiscale richiesto per i redditi superiori ai 2 mln di euro all'anno, che sono tassati al 43% come i redditi dei ceti medi. Ma trent'anni fa le aliquote dei ricchissimi erano erano molto piu' alte, nel rispetto della progressivita' fiscale stabilita dalla costituzione, e il silenzio sui ricchi fa il paio con gli applausi e il pieno sostegno alla macelleria sociale della Fornero. Da quando essere di sinistra vuol dire essere deboli con i forti e forti con i deboli?
 
Le corsie preferenziali per aiutare le multinazionali straniere a insediarsi in Italia, messe nero su bianco nel programma di Renzi, sono descritte da questa "sinistra moderata" come la strada obbligata per creare posti di lavoro, dimenticando di ragionare su quanto lavoro si potrebbe creare se si decidesse di sostenere e agevolare la piccola imprenditoria, che e' la vera ossatura economica del paese.
 
I soldi per farlo si troverebbero facilmente: basterebbe staccare dalle mammelle statali ormai consunte i bambocci viziati di quel capitalismo finanziario familista che ha fatto profitti privati con sussidi pubblici, solo per rivendicare il diritto di licenziare a piacimento, delocalizzare imprese, imporre la propria volonta' a lavoratori sotto ricatto occupazionale mettendo in scena teatrini referendari.
 
E mette tristezza vedere gente che si considera il nuovo che avanza sbandierare le stesse ricette economiche degli anni 90, come se negli ultimi vent'anni non fossero state prodotte nuove analisi economiche, basate sul piccolo, sul locale, sul sostenibile, sul sociale e non sull'ingresso in una fragile economia nazionale, come elefanti in una cristalleria, delle solite, vecchie e obsolete multinazionali.
 
Forse la differenza culturale che traccia un abisso tra i renziani e il resto del paese e' proprio la differenza tra chi si ferma alla "politica-twitter" che galleggia su slogan, impressioni superficiali, vaghe idee di rinnovamento e immagine dei candidati, e chi si prende la briga di affondare fino ai gomiti nei problemi per analizzare scenari politici, modelli economici e programmi dei candidati per risalire alle cause dei problemi senza limitarsi a mitigarne gli effetti. 
 
Da questo punto di vista, il grande sconfitto di queste primarie non e' tanto Renzi, che comunque e' arrivato al top di visibilita' e consensi anche grazie a questo palcoscenico, quanto la superficialita' dei social network, la politica spettacolo fatta di eventi mediatici con palchi, filmati a effetto, rappresentazioni teatrali del cambiamento e coinvolgimento che si ferma al piano emotivo senza spostarsi sul piano culturale, cercando di blandire l'ascoltatore anziche' aiutarlo nello sforzo di cambiare i suoi schemi di ragionamento per vedere qualcosa di nuovo e trovare soluzioni inedite. 
 
Magari la mia analisi e' completamente fuori strada, ma in ogni caso i Renzi-boys non sono ancora riusciti a farmi capire in base a quale ragionamento la politica "nuova" che dovrebbe salvare il paese passa per le corsie preferenziali riservate alle multinazionali, la vendita di due reti Rai che sarebbero comprate dai soliti pochi, la dismissione del patrimonio pubblico con un mercato immobiliare depresso, la riforma Fornero applaudita ufficialmente da Renzi nel suo programma, nessuna riduzione di privilegi per chiesa cattolica e scuole private, nessun aumento delle tasse per chi guadagna sopra i due milioni di euro all'anno, nessuna riduzione delle spese militari, nessun aumento del prelievo fiscale sui profitti finanziari (capital gain), nessuna applicazione concreta del principio costituzionale di progressivita' fiscale, nessun freno alla roulette della finanza.
 
Per quanto mi riguarda, un vero conservatorismo di sinistra fa meno male al paese di una finta innovazione di destra.
 
Per il gattopardismo che ci contraddistingue, abbiamo un ex democristiano che sostiene politiche di destra liberale con ricette del secolo scorso, ma al tempo stesso vuole spacciarsi per sinistra innovativa del terzo millennio. Ma basta studiare un attimo per capire che Renzi e' legato a doppio filo ad Adam Smith e al liberismo per le teorie economiche (addirittura vuole smantellare un ramo del Parlamento!) e allora che vada nell'area politica che gli compete senza spacciarsi per il nuovo che avanza a sinistra. Che i liberal vadano a farsi un loro partito senza ricattare chi ha il cuore che batte a sinistra dicendo "o me o il vecchio di sempre, io sono l'unico nuovo possibile". E' intellettualmente disonesto da parte di Renzi spacciare per economia sociale il turbocapitalismo imbellettato con un po' di assistenzialismo. Il pareggio di bilancio in costituzione ti sta bene? La finanza va bene cosi' com'e'? I grandi capitali sono intoccabili? Le spese militari e le scuole private non sono in discussione? Ma allora che cavolo mi fai perdere tempo a fare chiedendo voti a sinistra? Fatti il tuo partito e vedi quanti voti prendi.
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