Quando D'Alema divenne premier camminando sulle macerie della Serbia
Caro Vendola, non prenderti i meriti di Cossiga: il governo Prodi non l'hai fatto cadere tu.
Vendola viene accusato di aver fatto cadere il governo Prodi nel 1998, e annuncia di voler "correre ai ripari" per sostenere il professore al Quirinale. Ma e' proprio vero che la colpa di quella crisi di Governo fu del PRC?
4 settembre 2012 - Carlo Gubitosa
Nella guerra tra primedonne della politica, Matteo Renzi ha accusato Nichi Vendola di aver fatto cadere il governo Prodi nel 1998, e come forma di espiazione del peccato Vendola ha annunciato di voler "correre ai ripari" per sostenere Prodi al Quirinale. Ma e' proprio vera la vulgata popolare che attribuisce la colpa di quella crisi di Governo al PRC che si impunto' sulla questione delle 35 ore?
Per alcuni la risposta e' no, e c'e' chi ha proposto (da destra) un'altra versione, meno nota ma ugualmente plausibile e a mio avviso piu' probabile: Prodi fu fatto cadere perche' non voleva bombardare la Serbia, ma concedere solamente l'utilizzo delle basi italiane ai paesi Nato che avrebbero bombardato. D'Alema, invece, sarebbe stato molto piu' malleabile nella sua ansia di dimostrarsi un leader affidabile cancellando il suo passato "bolscevico".
Questa versione dei fatti non e' fantapolitica partorita dalla mia fervida immaginazione, ma una ricostruzione fatta dall'Ex ministro della difesa Carlo Scognamiglio, pubblicata dal Corriere della Sera il 7 giugno 2001: "Sono testimone all'on. D'Alema - disse Scognamiglio - di aver mantenuto i propri impegni con scrupolo e determinazione. Il 24 marzo 1999 si assunse la responsabilità di acconsentire l'inizio delle ostilità (...) L'Italia uscì da questa drammatica vicenda avendo conquistato il rispetto e la considerazione degli Alleati in una misura che mai si era espressa in passato, e avendo offerto un contributo insostituibile all'azione militare. Queste furono le ragioni della formazione del governo D'Alema e della maggioranza che lo sostenne".
Il 10 giugno dello stesso anno, sempre dalle pagine del "Corriere", Francesco Cossiga sostiene la versione di Scognamiglio con toni ancora piu' espliciti, e si esprime cosi' sul quotidiano di via Solferino: "Era ben noto - scrive Cossiga - che il governo Prodi non aveva nel suo complesso ne' la volonta' politica ne' la forza parlamentare per poter prendere decisioni all'altezza del nostro ruolo nella Nato. E questo anche per la presenza, in esso e nella sua base parlamentare, di forti componenti pacifiste comuniste e cattoliche. (...) Non fu facile per il governo D'Alema passare dalla sola messa a disposizione delle basi al trasferimento sotto comando Nato delle nostre forze aeree, che (...) intervennero con missioni di attacco contro obiettivi militari jugoslavi nel Kosovo". E se fu difficile per D'Alema, sarebbe stato impossibile per Prodi, frenato dalle "componenti pacifiste" del suo governo.
In un articolo pubblicato sul "Foglio" del 4 ottobre 2000, Scognamiglio era stato ancora piu' esplicito: "in Italia avevamo dovuto cambiare governo proprio per fronteggiare gli impegni politici-militari che si delineavano in Kosovo - Prodi ad ottobre aveva espresso una disponibilità di massima all'uso delle basi italiane, ma per la presenza di Rifondazione nella sua maggioranza non avrebbe mai potuto impegnarsi in azioni militari. Per questo il senatore Cossiga ed io ritenemmo che occorreva un accordo chiaro con l'on. D'Alema"
E sempre secondo Scognamiglio questo accordo era in "due parti. La prima era il rispetto dell'impegno per l'euro. La seconda era il vincolo di lealtà alla NATO: l'Italia avrebbe dovuto fare esattamente ciò che la NATO avrebbe deciso di fare".
A conferma della versione di Scognamiglio e Cossiga va registrato il drastico cambiamento nel registro della politica estera italiana in concomitanza col passaggio di consegne da Prodi a D'Alema. Con il comunicato 157 del 12 ottobre 1998, il Governo Prodi mette nero su bianco che "nell'attuale situazione costituzionale il contributo delle Forze Armate italiane sarà limitato alle attività di difesa integrata del territorio nazionale. Ogni eventuale ulteriore impiego delle Forze Armate dovrà essere autorizzato dal Parlamento".
Una autorizzazione che non e' mai avvenuta dopo l'insediamento di D'Alema, in quanto i bombardamenti sono stati disposti dal Governo senza una votazione parlamentare, e le attivita' militari sono andate ben oltre la "Difesa integrata", un'espressione con cui si indica l'utilizzo da parte degli alleati Nato di basi militari e infrastrutture italiane senza la partecipazione diretta ai bombardamenti.
Questa lettura e' confermata anche dal magistrato, giurista ed ex senatore Domenico Gallo, che scrive cosi' sul suo sito web:
"L'operazione Udeur guidata da Cossiga è stata banalizzata come se fosse una manifestazione del peggiore costume trasformistico italiano. Ed invece tale operazione, aveva uno specifico significato ed un preciso obiettivo di natura internazionale: quello di provocare un mutamento della posizione internazionale dell'Italia e di ottenere la legittimazione della NATO al ricorso alla guerra, come strumento della politica di potenza americana".
C'e' da chiedersi a questo punto come mai Vendola accetti di buon grado le accuse di aver fatto cadere il governo Prodi: a quell'epoca era solo un "peone", e a sentire Cossiga e Scognamiglio la decisione di far cadere quel governo e' passata parecchi chilometri sopra la sua testa. Va aggiunto anche che la questione delle 35 ore rientrava in un patto programmatico stretto tra i DS e Rifondazione prima delle elezioni. E di fronte a questo dato ognuno puo' decidere se la caduta di quel governo e' piu' imputabile al PRC o a D'Alema che si rimangiò quel patto, innescando quella frattura con Rifondazione che avrebbe portato alla caduta del Governo Prodi gia' decisa da altri, e per la quale si sarebbero trovati altri pretesti se il PRC avesse deciso di cedere su quella questione.
Io che ai tempi delle bombe sulla Serbia ero un ragazzo che muoveva i suoi primi passi nel giornalismo, ricordo perfettamente quella stagione e le analisi che ne furono fatte a posteriori. Ma un leader politico che e' stato protagonista di quei fatti e un altro che si propone come "il nuovo che avanza" hanno perso per strada dei pezzi di memoria e nei loro battibecchi si appiattiscono sulla ricostruzione piu' banale di quelle vicende, e sulla "vulgata popolare" che ha scaricato sul PRC tutte le colpe di quella crisi di governo. Uno dei problemi piu' gravi dell'Italia e' che siamo un paese senza memoria storica.
Per maggiori approfondimenti sulla caduta del Governo Prodi e la guerra del primo Governo D'Alema si rimanda all'articolo "Kossovo: storia di una repubblica fondata sulla guerra", pubblicato su PeaceLink.it all'indirizzo http://www.peacelink.it/editoriale/a/25261.html
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