L'economia reale e' in crisi, ma il casino' della finanza va a gonfie vele.
Le lacrime di coccodrillo di Mediobanca
I grandi analisti scoprono con un decennio di ritardo che i mercati finanzari stanno mettendo in difficolta' la produzione di beni e servizi.
9 agosto 2012 - Carlo Gubitosa
La notizia di oggi e' che gli analisti di Mediobanca hanno scoperto l'acqua calda del potere "seduttivo" esercitato dalla finanza sugli investitori, e oggi su Repubblica si leggono titoli del tipo "investire in impresa non conviene. In Italia è più vantaggioso comprare un Btp"
Anziche' piangere lacrime di coccodrillo sul fatto che produrre soldi con l'economia reale e' piu' faticoso del tentare la sorte con i prodotti finanziari. Mediobanca potrebbe iniziare a concedere crediti agevolati ad IMPRESE SOLIDE capaci di garantire PROFITTI REALI anziche' ad IMPRESE AMICHE come la Fiat, che produce UTILI FALSATI solo perche' e' perennemente attaccata alla TETTA ASSISTENZIALISTA STATALE, che ha iniziato a mungere sotto il fascismo prima ancora che nascesse la Repubblica Italiana.
Se al tempo del crack Parmalat si fosse valutato "tecnicamente" lo stato di salute dei bilanci FIAT, al netto degli agganci di questa azienda nel mondo finanziario, bancario e politico, la FIAT sarebbe fallita TANTO QUANTO LA PARMALAT, ma siccome siamo in Italia il sistema bancario le ha fatto da paracadute.
Invece di frignare nella speranza che la tetta statale reagisca ai suoi piagnistei per una nuova poppata, Mediobanca farebbe meglio a decidere una volta per tutte se in questa crisi vuole giocare un ruolo a difesa dell'economia reale o stare dalla parte dei giocatori d'azzardo compulsivi della grande finanza.
In ogni caso, il problema del maggiore "appeal" esercitato dalle speculazioni finanziarie su investitori propensi ad ignorarne i rischi non e' nuovo, ed e' triste che su questo problema ci si stia svegliando adesso mentre si conosce da almeno un decennio, e per contestarlo abbiamo preso anche botte a Genova facendoci chiamare comunisti e terroristi mentre in realta' stavamo anticipando i disastri della finanza in cui siamo immersi fino al collo.
In sintesi, nella loro ricerca di soldi facili gli imprenditori come Tanzi hanno preferito abbandonare l'economia reale del latte, dei prodotti e dei processi industriali, e buttarla in finanza con rischi molto piu' alti, ma anche con maggiori prospettive di guadagno e su periodi piu' brevi.
Con una compravendita di titoli finanziari puoi guadagnare decine di migliaia di euro in un giorno (se ti va tutto bene), mentre se apri una azienda, il break even e quindi i primi guadagni non li vedi prima di un paio di anni. Ma se hai fatto un buon business plan quei soldi sono molto piu' sicuri e meno soggetti ai capricci dei mercati, anche se ci vuole di piu' per ottenerli.
Ma oggi tutti preferiscono buttarla in finanza, che sembra il nuovo "eldorado" dove tutti si arricchiscono, mentre in realta' e' un casino' dove vince chi ha piu' soldi da puntare, e comunque il banco vince su tutti.
E' un processo ben noto a chi studia economia, si chiama "finanziarizzazione dell'economia" e si puo' sintetizzare dicendo che oggi il volume degli scambi finanziari e' stimato essere pari a 14/15 volte quello dell'economia reale.
Per frenare questo andazzo dieci anni fa eravamo a Genova a proporre quella Tobin Tax che ora l'Europa sta iniziando a discutere timidamente.
Quello che gli analisti di Mediobanca non spiegano nelle loro dotte dissertazioni, e' che buttarla in finanza puo' dare maggiori PROSPETTIVE di guadagno, ma le prospettive sono ben diverse dai guadagni CERTI, perche' ormai di certo non ci sono piu' nemmeno i titoli di stato, e alle maggiori prospettive di guadagno che Mediobanca attribuisce ai mercati finanziari si accompagnano anche maggiori RISCHI, come ha imparato qualche anno fa chi si e' creduto piu' furbo degli altri comprando titoli di stato Argentini, che all'epoca sembravano "soldi facili" tanto quanto gli odierni BTP italiani, e come ha imparato a sue spese Calisto Tanzi, scottato a morte quando ha provato a passare dai soldi fatti col latte nell'economia reale ai soldi facili fatti nel casino' della finanza.
Per una strana curiosita', la pagina di Repubblica che ospitava le osservazioni di MedioBanca, era "condita" dal banner pubblicitario di un servizio di Trading Online (www.24option.com) che invoglia al guadagno facile nel casino' della finanza con annunci del tipo "Ho guadagnato 4720 euro questa settimana!") Ma nessuno prende posizioni su queste pubblicita' ingannevoli, sui soldi facili promessi dai promotori finanziari per scippare i risparmi all'ennesima vecchietta per giocarli nelle roulette delle borse, sulla separazione crescente tra il concetto di guadagno e quello di lavoro, e Mediobanca, copo aver decantato i vantaggi dei titoli di stato, si guarda bene dallo spiegare che oggi perfino i titoli di stato sono un investimento a rischio in una eurozona dalle economie fragilissime, e che la finanza sara' piu' allettante in teoria ma anche piu' rischiosa nella pratica, come ben sa chi ha provato a racimolare 4720 euro col trading online pensando di aver trovato la pentola d'oro in fondo all'arcobaleno.
Nel casino' della finanza per ogni illuso che tira su dei soldi ce ne sono migliaia che ne perdono dieci volte tanto, e alla fine VINCE SEMPRE IL BANCO. Vincono le agenzie di rating che decidono il valore economico della nostra nazione spacciando come "opinioni" quelli che sono attentati alla nostra sicurezza economica, e vincono le grandi banche d'affari tipo Goldman Sachs, capaci di condizionare l'andamento dei titoli e di piegare la borsa a proprio favore con opportune manovre speculative, mentre guardano con soddisfazione alle carriere dei propri ex dipendenti che salgono al governo di intere nazioni o sistemi monetari, come ben sanno Mario Monti che governa l'Italia e Mario Draghi che governa la Banca Centrale Europea senza che nessuno li abbia mai votati, entrambi con un curriculum "rafforzato" dalle esperienze maturate in Goldman Sachs.
E' arrivato il momento di dire che chi vuole fare soldi coi soldi e' un povero malato di mente, che chi gioca d'azzardo e' un ludopata anche se va a Piazzaffari anziche' al Casino' di Montecarlo.
E' arrivato il momento di frenare l'economia basata sulle speculazioni, perche' puo' andar bene quando si specula sulle "dot com" senza danneggiare il prossimo, iniziano a esserci problemi quando si specula sull'immobiliare e sulle case delle persone, ma quando si specula su titoli di stato giocando d'azzardo con le economie di intere nazioni e' il momento di dire basta.
Tutto questo richiede uno sforzo di ragionamento per chiedersi quali sono gli strumenti che possono frenare la finanziarizzazione dell'economia al punto da convincere i grandi capitali che e' piu' conveniente investire nell'economia reale creando lavoro anziche nei prodotti finanziari o nei cosiddetti "derivati".
Tra questi derivati pericolosi per la salute della nostra economia ci sono i Credit Default Swap sui BTP, che sono in pratica delle scommesse sul fallimento dell'Italia che produrranno guadagni in caso di default del nostro paese. Come se chiunque potesse fare un'assicurazione sull'incendio di casa mia senza dover essere necessariamente il proprietario della casa assicurata, e l'assicurazione pagasse chiunque ha fatto questa assicurazione se casa mia brucia.
Se i CDS si potessero fare anche sulle case private, ci sarebbero un sacco di persone pronte a prendere in mano una tanica di benzina per mandare a fuoco casa mia. Lo stesso meccanismo si puo' applicare in grande ai CDS sui BTP, che non sono vincolati all'acquisto di BTP, ma si possono acquistare anche "a scoperto", cioe' senza che l'acquirente abbia in mano dei BTP da "coprire" o "garantire" assicurandoli con dei CDS. E quindi chi ha questi derivati in mano senza avere anche i titoli da cui "derivano", ha un oggettivo interesse economico al fallimento dell'italia.
Questi sono alcuni dei tanti strumenti finanziari che sono stati inventati per fare soldi pigiando tasti anziche' aprendo fabbriche, ed e' il momento che qualcuno dia retta al maestro di Mario Monti, quel tale James Tobin che dall'alto del suo premio nobel aveva analizzato gli strumenti per resistere alla finanziarizzazione dell'economia senza dover tirare in ballo Marx.
Adesso, se vogliamo, possiamo far finta che tutto questo non esista, per dare tutte le colpe ai comunisti, ai sindacati che frenano la competitivita' dell'industria, agli italiani che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilita', non hanno voglia di laorare e vogliono troppi servizi pubblici.
Ma basta ragionare un attimo per capire che il cuore del problema e' una economia talmente drogata di finanza da mettere sul piatto delle proprie puntate il fallimento di intere nazioni. E quindi si potrebbe cominciare a distinguere tra "imprenditori" e "speculatori", tra "risparmiatori" (che accantonano) e "investitori" (che rischiano per avere rendimenti piu' alti).
Un'altra importante distinzione da fare sarebbe quella tra banche commerciali e banche d'affari. I risparmi trasformati in investimenti grazie ai cattivi consigli dei promotori finanziari hanno trasformato i risparmiatori convinti di accantonare per il futuro in investitori esposti ai capricci delle borse, e oggi questi "investitori a loro insaputa" sono trattati come scudi umani e tenuti in ostaggio delle banche, che dicono "se noi cadiamo per congiunture finanziarie, assieme a noi cadranno tutti questi risparmiatori che abbiamo trascinato nel tunnel della finanza". E quindi pur di non farle cadere si foraggiano le banche con chilometri di denari pubblici ad ogni nuovo crack delle borse.
Per evitare tutto questo basterebbe rispolverare il Glass-Steagall Act, che ai primi del novecento, secondo Wikipedia "aveva introdotto una distinzione giuridica tra banche di commercio pubblico e banche d'investimento pubblico, attività che non potevano essere svolte dallo stesso soggetto giuridico per il conflitto di interessi esistente fra le due".
Oggi questo conflitto di interessi e' ignorato dal grande pubblico e tollerato dai governi, ma bisogna chiedersi fino a quando sara' possibile per i grandi banchieri giocare al casino' della finanza con soldi altrui, fiduciosi nel fatto che nella peggiore delle ipotesi arriveranno i governi a coprire le loro perdite.
In tutto questo ho solo una certezza: se Mediobanca dice che i BTP sono piu' convenienti, e' arrivato il momento di starne alla larga. Come risparmiatore mi terro' a debita distanza dai prodotti finanziari, e spero che i dotti scienziati del grande capitalismo inizino ad avvicinarsi all'economia reale, guidati dal buon senso se proprio non vogliamo che a guidarli sia una Tobin Tax.
A tutto questo aggiungo che il ragionamento di Mediobanca e' tragicamente privo di ogni riflessione etica e di ogni legame con i principi di solidarieta' stabiliti dalla Costituzione. L'unico parametro e' quello della redditivita' di un investimento. Se invece misuriamo i costi e i benefici sociali dei due diversi investimenti, abbiamo che investire nell'economia reale sara' anche meno redditizio, ma ha un valore etico totalmente assente dalla finanza, il valore che si produce quando i soldi non vengono usati per fare altri soldi, ma per creare lavoro onesto, valorizzare le persone umane e le loro capacita', produrre redditi a sostegno delle famiglie e dell'economia reale, dare la possibilita' alle persone di mettere a frutto il tempo, le energie, le capacita' e l'intelligenza che hanno ricevuto il dono. E tutto questo la grande finanza non potra' realizzarlo mai.
Commenti
Inserisci il tuo commento