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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

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Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

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La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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A Milano si perde un’occasione per cambiare la storia

Lo schiaffo in faccia al Dalai Lama del comune piu' "arancione" d'Italia

Quella che un tempo era definita la "capitale morale" d'Italia, ha rinunciato ad una occasione di recuperare questo titolo spazzato via da Tangentopoli.
22 giugno 2012 - Carlo Gubitosa
Biografia a fumetti del Dalai Lama
Vuoi dare la cittadinanza al Dalai Lama? Dagliela. Non gliela vuoi dare? Non dargliela. Ma che senso ha un balletto con due passi avanti e tre indietro?

E invece l'amministrazione comunale di Milano ha deciso proprio cosi': prima una delibera per la concessione della cittadinanza al leader politico e spirituale di un popolo oppresso, e poi una "sospensiva" a tempo indeterminato (che agli occhi di chiunque abbia due neuroni accesi in testa fino a prova contraria e' un annullamento di fatto della delibera).

Oltre alla sostanza colpisce anche la forma della decisione: ne' il sindaco Pisapia, ne' i membri della sua amministrazione hanno ritenuto opportuno divulgare ai "comuni mortali" il testo della proposta di sospensiva approvata in consiglio, che magari avrebbe potuto essere talmente convincente da smentire le malelingue che hanno parlato di indebite pressioni esercitate dal governo della Repubblica Popolare Cinese per bloccare l'iniziativa del Comune di Milano.
 
A questo punto le alternative sono due: o ci sono state davvero delle pressioni in tal senso, e allora si e' fatto male a piegare la schiena, oppure il Comune ha agito liberamente, e quindi ne dobbiamo dedurre che della questione tibetana non ne sapevano una beata cippa, volevano dare la cittadinanza al Dalai Lama perche' "fa figo", erano tutti d'accordo, hanno approvato perfino una delibera ma poi si sono informati e ci hanno ripensato e per non fare brutta figura dicendo "la annulliamo" si sono inventati l'escamotage della "sospensiva".

Questi i dati di cronaca di Repubblica.it (grassetti miei): “a cominciare da mercoledì sera, è stato un susseguirsi di incontri urgenti e trattative, fino al voto che ha di fatto cancellato il riconoscimento. Sedici i voti a favore, 12 i contrari (con l’opposizione anche il radicale Marco Cappato e il pd David Gentili) e tre astenuti, fra cui il sindaco”.

Quindi a fare due conti sembra che la storia avrebbe potuto essere cambiata se un solo consigliere avesse votato contro la sospensiva anziche’ a favore, facendosi guidare da cio’ che e’ giusto eticamente anziche’ da quello che e’ ragionevole politicamente, e se il Sindaco Giuliano Pisapia avesse seguito la voce della coscienza anziche’ la Realpolitik, convincendo gli altri due astenuti a fare politica (cio’ per cui sono pagati) e a non accettare ingerenze di potenze straniere nella sovranita’ popolare della citta’ di Milano (che fino a prova contraria puo’ aprire le sue porte a chi gli pare).

In queste condizioni, la sospensione della delibera per la cittadinanza al Dalai Lama sarebbe stata bocciata con 16 voti contrari e 15 a favore, e la storia sarebbe cambiata restituendo a Milano il suo ruolo di “capitale morale” d’Italia, perso negli anni ‘90 per avidita’ come succursale di Roma Ladrona e rifiutato oggi per pavidita’ come succursale di Pechino Padrona.

Questi sono i miei calcoli da idealista, ora per capire la vera realta’ concreta che c’e’ oltre i miei principi astratti sono curioso di sentire da chi e’ “in trincea” a Palazzo Marino le motivazioni profonde, etiche, ragionevoli e di buon senso per questa marcia indietro, e le ragioni per chiamare “sospensiva” quella che di fatto e’ una cancellazione di una decisione che se non si e’ presa ora sara’ difficile che la si prenda in futuro.

Il pensiero piu’ triste e’ che nel profondo dell’anima sono convinto che quel mare di cittadini arancioni, che ha sognato un cambiamento possibile affidandolo a questa amministrazione comunale, sarebbe stato orgoglioso di diventare concittadino del Dalai Lama e di sostenere politicamente per mezzo dei propri amministratori la lotta nonviolenta per la liberazione del Tibet dalla violenta oppressione del Governo cinese.

Ma forse l’amministrazione comunale ha scelto di rappresentare interessi diversi da questo sentimento popolare. E io sono contento di essermene andato da Milano, perche' magari questa gente avrei anche corso il rischio di votarla.

Poi nelle segreterie nazionali dei partiti si chiedono per quale misteriosa e nefasta congiura astrale il loro consenso sta colando a picco. Con la sua mossa geniale il compagno Pisapia ha spostato parecchie decine di migliaia di voti dalla sinistra "arancione" al M5*

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