Garantiti contro sfruttati: scontro generazionale nel "sindacato unitario" dei giornalisti.
Non devono passare sotto silenzio le dimissioni di Raffaella Cosentino dalla "Commissione nazionale lavoro autonomo" della Fnsi, una ulteriore conferma del conflitto generazionale che vede contrapposti i precari che lavorano da casa ai contrattualizzati, che ogni giorno trovano sulla loro scrivania mazzette di giornali il cui valore supera di gran lunga quello dell'intero stipendio dei loro colleghi che hanno cominciato a lavorare in tempi di vacche magre.
"Ho imparato una cosa chiara. - dice la Cosentino nella sua lettera di dimissioni - In questo momento gli interessi dei giornalisti garantiti da un contratto e quelli dei giornalisti sfruttati a vita senza uno straccio di tutela sono contrapposti. E non sembra possano essere difesi dallo stesso unico sindacato".
E le ragioni di questa presa di distanza sono ben argomentate: "La battaglia sui compensi si può fare solo collettivamente, la trattativa individuale conta poco. Ma questa battaglia collettiva non la sento condivisa dal sindacato (...) Purtroppo il tempo è scaduto. E' scaduto quando si è data la presidenza della commissione lavoro autonomo a un pensionato come Enrico Ferri. (...) E' scaduto quando, dopo le sue dimissioni, non si è provveduto a designare una delle due freelance in giunta a capo della commissione. E' scaduto ora che sono passati più di sei mesi e non abbiamo mai potuto discutere delle proposte che io e gli altri colleghi della commissione avevamo fatto".
Nell'agosto 2010, diciotto mesi prima delle dimissioni della Cosentino, ragionavo sulla piattaforma programmatica della "Commissione Freelance", per capire quali fossero le reali intenzioni operative di quetso organismo nel timore che fosse in realta' un organismo di pura rappresentanza formale, con obiettivi velleitari e incapace di incidere sui rapporti di forza tra le parti in gioco (editori, contrattualizzati, vertici sindacali e precari non sindacalizzati). La risposta che mi arrivo' dall'allora coordinatore della Commissione Maurizio Bekar, servi' soltanto a farmi nascere nuovi dubbi..
Nel maggio dello stesso anno avevo provato a sollevare il problema dell'aperto contrasto tra la FNSI e la neonata Unione Sindacale Giornalisti Freelance (USGF), a cui e' stato negato il diritto di esistenza come organizzazione riconosciuta dalla FNSI. Il tutto in nome dell'"unita' sindacale contro la frammentazione delle iniziative", e facendo finta di ignorare che altre categorie di lavoratori hanno potuto far nascere senza alcun problema delle strutture autonome all'interno del Sindacato unitario, come quella USIGRAI perfettamente organica alla FNSI, da cui proviene lo stesso Roberto Natale.
Un organismo di rappresentanza nato per contrastare iniziative autonome di rappresentanza non ha vita lunga, ed e' per questo che lo sfaldarsi della "Commissione lavoro autonomo" non mi sorprende affatto.
Col senno di poi, e' veramente difficile dare torto a tutti quelli che hanno interpretato la nascita di quella commissione come un tentativo di canalizzare, addomesticare e neutralizzare in un organismo "piu' docile" la legittima ondata di sdegno di precari e freelance che aveva fatto crescere i consensi attorno alla "ribellione" dell'USGF, o come un tentativo di dare sfogo al malcontento lavando in famiglia i panni sporchi, ma in modo "ordinato" e senza incidere piu' di tanto negli equilibri di potere interni al sindacato.
Un altro segnale importante, a mio giudizio, e' anche il fatto che questa commissione in vari anni di attivita' non abbia partorito nemmeno la proposta piu' banale di modifica contrattuale, ad esempio quella che sarebbe servita a far comparire nel contratto nazionale gli "invisibili "collaboratori freelance e precari che continuano a restare "figli bastardi" dell'editoria in un contratto che sin dall'articolo 1 si rivolge solamente a chi presta "attività giornalistica quotidiana con carattere di continuità e con vincolo di dipendenza". E per gli altri resta la libera contrattazione individuale in un "libero mercato" di libere volpi con libere galline.
La Cosentino conclude dicendo che "le potenzialità per agire ci sono. Ma poi si bloccano davanti a un muro di cui non ho voluto indagare la composizione". E invece, a mio modesto parere e' proprio indagando sul muro eretto dai contrattualizzati a difesa dei loro privilegi che si puo' cominciare a capire chi vuole mantenere in piedi quel muro e chi vuole farlo crollare, per poi provare a cambiare qualcosa.
Personalmente ho grande stima di Roberto Natale, ma non mi illudo che da solo possa prendere il piccone in mano per abbattere il muro che esclude i freelance e i precari dalla lotta sindacale reale, quella che porta al riconoscimento di diritti, alle modifiche dei contratti in senso migliorativo e alla fine dello sfruttamento. Quel piccone va impugnato da tutti noi che non abbiamo un posto al sole.
Commenti
Inserisci il tuo commento