Perché temo che in Italia scoppi la guerra civile
Sostengo da tempo che gli italiani non sono migliori dei Serbi o dei Croati, e che la propaganda d'odio che ha fatto scontrare Belgrado e Sarajevo potrebbe funzionare anche per far scoppiare la guerra tra Bologna e Firenze. Ne parlo quando vado in giro a parlare come rappresentante dei Giornalisti contro il Razzismo, ne ho parlato sul mio libro "Propaganda d'autore", ma finora le mie preoccupazioni sono state condivise da pochissimi, magari perché la guerra in casa sembra uno scenario più adatto alla fantapolitica che alla realtà in cui viviamo adesso. E così si lasciano correre gli inviti alla mobilitazione armata e alla secessione lanciati da politici ignoranti e xenofobi, derubricandoli come innocui deliri o comprensibile propaganda per accontentare la base più inquieta del partito.
Ma io so per certo, perché me lo ha insegnato la storia, che la distruzione armata della guerra che distrugge i corpi è preceduta dalla distruzione culturale della propaganda che distrugge le menti e le coscienze. Lo so perché me lo hanno spiegato anche le Nazioni Unite, nel "rapporto speciale sui media" del 13 dicembre 1994: "i media nella Ex Jugoslavia sono stati tra gli strumenti più importanti per la propagazione del conflitto militare nella regione. Si ritiene che i media siano stati partecipanti attivi nel conflitto e abbiano ispirato o istigato molte violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale".
- Secondo l'Istat, in Italia i migranti sono meno di 5 milioni, pari poco più dell'8% della popolazione, con un numero di irregolari stimato tra i 500 mila e i 700 mila.
- Ma i sondaggi rivelano che gli italiani hanno 10 milioni di fantasmi in testa, e in media valutano che gli stranieri siano il 23% della popolazione (15 milioni) e che gli irregolari siano più dei regolarizzati.
- Secondo il Dossier Immigrazione della Caritas, gli immigrati assicurano allo sviluppo dell'economia italiana un contributo notevole: sono circa il 10% degli occupati come lavoratori dipendenti, sono titolari del 3,5% delle imprese, incidono per l'11,1% sul prodotto interno lordo (dato del 2008), pagano 7,5 miliardi di euro di contributi previdenziali, dichiarano al fisco un imponibile di oltre 33 miliardi di euro.
- Il rapporto tra spese pubbliche sostenute per gli immigrati e i contributi e le tasse da loro pagati va a vantaggio del sistema Italia. Gli immigrati versano alle casse pubbliche più di quanto prendano come fruitori di prestazioni e servizi sociali. Si tratta di quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e prelievi fiscali l'anno che hanno contribuito al risanamento del bilancio dell'Inps, trattandosi di lavoratori giovani e, perciò, ancora lontani dall'età pensionabile. A questo va aggiunto che la legge Bossi/Fini subordina il permesso di soggiorno all'esistenza di un rapporto di lavoro, e quindi i migranti che perdono il lavoro diventano irregolari, e perdono i contributi versati al nostro sistema pensionistico se vengono identificati e conseguentemente espulsi o rinchiusi in un lager di stato (se la parola vi imbarazza chiamateli CPT, CIE o come preferite). Lavorare per un padrone che ti ruba i tuoi risparmi a piacimento ieri era schiavismo, oggi si chiama "sistema previdenziale combinato con le leggi sui flussi migratori".
- Secondo le stime riportate nel Dossier le uscite per i servizi di cui hanno beneficiato i migranti sono state valutate pari a circa 10 miliardi di euro: (9,95): 2,8 miliardi per la sanità (2,4 per gli immigrati regolari, 400 milioni per gli irregolari); 2,8 miliardi per la scuola, 450 milioni per i servizi sociali comunali, 400 milioni per politiche abitative, 2 miliardi a carico del Ministero della Giustizia (tribunale e carcere), 500 milioni a carico del Ministero dell'Interno (Centri di identificazione ed espulsione e Centri di accoglienza), 400 milioni per prestazioni familiari e 600 milioni per pensioni a carico dell'Inps.
- Le entrate assicurate dagli immigrati, invece, si avvicinano agli 11 miliardi di euro (10,827): 2,2 miliardi di tasse, 1 miliardo di Iva, 100 milioni per il rinnovo dei permessi di soggiorno e per le pratiche di cittadinanza, 7,5 miliardi per contributi previdenziali.
- Negli anni 2000 il bilancio annuale dell'Inps è risultato costantemente in attivo (è arrivato a 6,9 miliardi), anche grazie ai contributi degli immigrati. Per ogni lavoratore, la cui retribuzione media annua è di circa 12.000 euro, i contributi sono pari a quasi 4.000 euro l'anno.
- Nel 1995 erano misti solo 2 matrimoni su 100, ora sono 10 su 100 e non risulta statisticamente fondata l'idea che falliscano con molta più facilità del resto delle unioni.
- Secondo il Censis (luglio 2010), 2 addette su 5 nel settore domestico lavorerebbero ancora in nero.
- La retribuzione netta mensile nel 2009 è stata in media di 971 euro per gli stranieri e 1.258 euro per gli italiani.
- Nel 2009 sono stati registrati 4.298 respingimenti e 14.063 rimpatri forzati
- Sempre nel 2009 le persone trattenute nei centri di identificazione e di espulsione sono state 10.913, tra le quali diverse già ristrette in carcere, dove non era stata accertata la loro identità. Nell'insieme il 58,4% delle persone trattenute nei CIE non è stato rimpatriato.
- La ricerca Transatlantic Trends. Immigrazione 2009 ha posto in evidenza che metà dei nordamericani e degli europei, italiani compresi, vedono l'immigrazione come un problema.
Lo so perché vedo circolare immagini come queste, che azzerano l'intelligenza di chi ne ha poca e alimentano la rabbia di chi ne ha tanta, immagini che possono essere descritte come "specchio della realtà" solo da un ignorante suo malgrado o da una persona in malafede che vuole cavalcare il malcontento per fare i propri interessi.
La realtà dei fatti non è quella di questo disegnino, anche se il suo potere di penetrazione culturale è molto più alto di quello del "XX Dossier Statistico Immigrazione 2010", che incrocia alle rilevazioni statistiche i dati dell'Istat e dell'Inps per dirci come stanno le cose e fotografare l'"economia migrante" italiana. I dati del dossier sono riassunti nel box qui a lato.
La storia si ripete: sottovalutammo il potere delle Tv Berlusconiane, abbiamo sottovalutato l'accidia del PD nel non rinnovare la legge elettorale in due anni di mandato governativo, stiamo sottovalutando la capacità leghista di canalizzare verso interessi privati il legittimo malcontento per un tessuto sociale e lavorativo sempre più devastato.
Minimizziamo la loro raffinata abilità di trasformare la rabbia in razzismo e le politiche xenofobe rabbiose in consenso elettorale. Ho amici leghisti, so come la pensano. E' gente per bene, onesta, lavoratrice, tutto sommato moderata, che vuole solamente vivere in una società migliore dove il lavoro duro produce reddito e non viene spazzato via dai giochi di borsa, ma d'altronde questo è anche quello che sognavano molti onesti seguaci di Mussolini prima che l'illusione dell'autarchia e di una nuova età dell'oro cedesse il passo all'incubo del fascismo e della guerra mondiale in cui quella cultura e quella dirigenza malata ha trascinato l'intero Paese.
Ma oggi di fronte alle nuove culture sicuritarie, xenofobe, omofobe e neofasciste scrolliamo le spalle credendo che i problemi siano a ltri. Da sempre vedo la cosiddetta "sinistra" attraversata da un filo sottile di inconsapevole snobismo nel considerare gli italiani più civili e ragionevoli dei serbi, e quindi immuni all'idea della pulizia etnica per chissà quali fattori genetici, e certamente meno violenti dei "negri" col machete in mano, che si ammazzano tra loro perché non gli abbiamo ancora portato la nostra civiltà, dove la gente si ammazza con strumenti più sofisicati come i manganelli nelle carceri, le pistole nelle piazze o le taniche di benzina nei campi nomadi, e ci piace anche considerarci meno bombaroli degli americani, che hanno però contato sul nostro supporto militare e morale in tutte le ultime guerre di aggressione realizzate col pretesto dei diritti umani.
"Da noi non potrà mai succedere" è da sempre la pia illusione di chi pensa che le guerre le facciano i mostri, e non la "gente normale" come noi, che se potessimo prenderemmo tutti i razzisti, gli zii assassini, i migranti ladri e i terroni mafiosi per farne un bel falò e riportare finalmente la pace e la giustizia, che tanto la galera per questa gente non serve a nulla, vero?
Uno scenario, quello della possibile balcanizzazione italiana, che la sinistra al caviale ha sempre voluto ignorare o sottovalutare, a partire dalle scellerate dichiarazioni di D'Alema sulla lega come "costola della sinistra" e dai consigli comunali di fine anni '90 a maggioranza Lega/Pds, che un terrone come me ricorda benissimo.
La favola leghista è così bella che vorrei crederci anch'io: vi restituiremo l'Italia degli anni '70, con la sua prosperità, la sua leggerezza, le sue prospettive di futuro, di progresso e di crescita, le sue fortissime tradizioni culturali, gastronomiche, linguistiche, il suo solidissimo senso di identità come nazione forte, progredita e sviluppata dove tutto sembra possibile a chi non teme la fatica del lavoro.
Anche a me piacerebbe credere a questo sogno, ma non credo nella buona fede di chi me lo sta vendendo, di chi sostiene che per realizzare il sogno basterebbe spazzare via tutti i "barboni" che non vogliono lavorare, gli "zingari" e i "negri" che ci rubano in casa, i "terroni" che ci rubano il lavoro , i "froci" i "comunisti" e tutte le minoranze che ci sbattono in faccia una realtà problematica e complessa ben lontana dal nostro sogno.
So che questi fenomeni storici sono più forti di me, e non pretendo di fermare con lo scolapasta un'ondata di razzismo, secessionismo, ignoranza e rabbia. Quello che posso fare è seguire la mia coscienza per rompere il silenzio, e condividere con gli altri le mie persuasioni e le mie preoccupazioni per un possibile scenario di guerra civile, che non può essere escluso a priori solo perché noi siamo "italiani brava gente".
Questo scenario ha già avuto come segni premonitori le tragedie dei balcani dove un pugno di Warlord dello spessore di Borghezio e Calderoli ha fatto le proprie fortune marciando sui cadaveri dei compatrioti. E a questo si aggiungono i segnali che ci sono arrivati in tempi più recenti dalle banlieue di Parigi, dalle rivolte di Londra e dagli scontri di Rosarno.
Non mi illudo di poter contrastare con un semplice scritto l'attuale deriva culturale verso l'ignoranza, il pressapochismo, l'abbrutimento e la politica dei partiti trasformata in scontri tra tifoserie che partoriscono squadracce di violenti. Non sono all'altezza dei grandi uomini che hanno cambiato la storia da soli, e il mio impegno non vale quanto quello di un Martin Luther King.
Ma faccio mie le parole di Aldo Capitini, e dico che "a me importa fondamentalmente l'impiego di questa mia modestissima vita, di queste ore o di questi pochi giorni; e mettere sulla bilancia intima della storia il peso della mia persuasione".
E se i miei incubi peggiori dovessero trasformarsi in realtà, io avrò la coscienza pulita per aver messo sulla "bilancia intima della storia" il peso delle mie parole, la mia scelta di non tacere di fronte alle ingiustizie che mi circondano, ai lager di stato, all'ignoranza diffusa, alla cultura razzista, alle menzogne sulle popolazioni che vengono da noi per lavorare, tengono a galla il nostro sistema previdenziale, pagano piu' servizi di quelli che usufruiscono, delinquono ne' piu' ne' meno dei nostri compatrioti e per tutta risposta diventano il capro espiatorio di ogni problema, mentre il nemico marcia alla nostra testa.
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