EEA: "L'Ilva costa alla citta' di Taranto centinaia di milioni"
L'inquinamento industriale delle piu' grandi sorgenti di emissione europee e' costato ai cittadini dell'Unione tra i 102 e i 169 miliardi di Euro: e' quello che si legge in un recente studio della European Environment Agency, l'Agenzia ufficiale dell'Unione Europea incaricata del monitoraggio ambientale, pubblicato il 24 novembre scorso.
In questo documento, disponibile online all'indirizzo www.eea.europa.eu sono documentati in dettaglio i costi per la salute e per l'ambiente relativi a 622 impianti industriali europei, che corrispondono ad appena il 6% dei 10000 impianti monitorati dall'agenzia, ma producono il 75% dei costi "scaricati" dall'industria sulla collettivita'.
Tra questi 622 la Puglia compare gia' nelle primissime posizioni, con la Centrale Termoelettrica Federico II di Brindisi che si colloca al 18mo posto in classifica, con costi per la collettivita' stimati tra i 536 e i 707 milioni di euro.
L'impianto Ilva di Taranto, invece, e' al 52mo posto in classifica, e per questa sorgente di emissioni l'Agenzia Europea stima che il danno alla salute e all'ambiente sia valutabile tra i 283 e i 463 milioni di euro.
Nelle prime 100 strutture considerate sono presenti altri tre impianti italiani: le raffinerie sarde di Sarroch (CA) che costano dai 244 ai 338 milioni di euro, la centrale termoelettrica di Sassari (213/346 mln) e le centrali Termoelettriche di Taranto (229/282 mln)
"Le stime dei costi sono calcolate usando le emissioni dichiarate dagli stessi stabilimenti", ha dichiarato la professoressa Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell'Agenzia Europea per l'Ambiente. "Con gli strumenti correntemente utilizzati dai decisori politici per la stima dei danni alla salute e all'ambiente - ha aggiunto la McGlade - abbiamo messo in evidenza alcuni costi invisibili dell'inquinamento, che non possiamo piu' permetterci di ignorare".
Il rapporto e' stato costruito a partire dai dati pubblicamente disponibili sul Registro Europeo delle Emissioni Inquinanti E-PRTR (consultabile su prtr.ec.europa.eu), che sono stati rielaborati con metodi analitici gia' collaudati nel programma europeo "Clean Air for Europe".
Dal calcolo dei costi - segnala l'agenzia - sono stati esclusi alcuni aspetti del danno industriale alla salute e all'ambiente, come l'esposizione dei lavoratori agli agenti inquinanti e i "danni acidi" (acid damage) che colpiscono gli edifici storici e i monumenti.
Gli agenti inquinanti considerati nel rapporto sono l'anidride carbonica, gruppi di inquinanti atmosferici (ossidi di azoto, anidride solforosa, ammoniaca, composti organici volatili non metanici e polveri sottili), metalli pesanti (arsenico, cadmio, cromo, piombo, mercurio e nichel) e microinquinanti organici (benzene, idrocarburi policiclici aromatici e diossine).
Il rapporto e' stato accolto criticamente dall'Arpa Puglia, che in un comunicato del direttore Giorgio Assennato ha dichiarato che "ci sono dei limiti molto seri in questa metodologia, a cui è associata un'alta incertezza delle stime" e che "non hanno molto senso" i dati aggregati relativi ai costi espressi in milioni di euro.
Ma anche di fronte a queste osservazioni, il dato ufficiale fornito dall'Agenzia Europea per l'Ambiente mantiene la sua autorevolezza, in quanto fornito da un organismo tecnico sovranazionale super-partes, che riveste un ruolo ufficiale di supporto alle decisioni politiche.
Per questo motivo, indipendentemente dalle polemiche a livello tecnico-scientifico, questi numeri sono destinati ad avere forti ripercussioni sul piano politico, e i benefici portati dall'Ilva in termini di lavoro e occupazione dovranno essere calcolati al netto dei pesanti valori di costo indicati nelle stime europee.
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