Io vivo qui
Questa e' la vita in un paese del Sud del mondo, un paese che non e' povero ma impoverito, pieno di grandi ricchezze naturali e culturali ma al tempo stesso depredato da 500 anni a questa parte per l'ingordigia di chi vuole troppo togliendo a quelli che non hanno niente. Le mezze misure non esistono: non esiste la classe media, le auto vecchiotte ma non decrepite, le classiche vite italiane dove hai il giusto per vivere ma non tantissimo di piu'.
Non esistono paesi poveri per circostanze soprannaturali, ma paesi impoveriti da uno stile di vita assurdo, e non esistono persone povere, ma persone derubate e impoverite del necessario perche' qualcun altro abbia il superfluo. Questa demenziale "american way of life" dominicana, che guarda con invidia e spirito di emulazione alla vita negli Usa, danneggia anche chi si sente fortunato e privilegiato. In una citta' con arterie a tre e quattro corsie anche i ricconi piu' ricconi fanno ogni giorno ore e ore di code in citta' in un traffico allucinante, paragonabile solo all'autosole italana a ferragosto. Ma l'importante e' che queste code si facciano con la jeep un metro piu' lunga di quella che ti sta accanto, e il resto e' trascurabile.
Per ribellarmi a tutto cio' ho comprato a poco prezzo una magnifica macchina del 1992 in ottime condizioni, l'ho trovata a Roma cercando su Ebay (grazie mille a Mauro Biani per aver visionato il mezzo in mia vece). In un colpo solo mi sono liberato dalla schiavitu' delle rate (voglio lavorare per me e non per la macchina) e dai venditori locali e truffaldini di auto usate, che ti guardano come un pollo da spennare solo perche' sei bianco. Lo stigma sociale che mi rendera' uno sfigato agli occhi della "gente perbene" solo perche' non ho il macchinone nuovo si riflettera' nel mio differente pregiudizio che mi fa ridere di chi si sente furbo indebitandosi per un mezzo di trasporto che ti ruba due ore di vita al giorno.
Quando arrivera' dopo aver attraversato l'oceano, la macchina servira' solo per i viaggi e per fare la spesa: per andare e tornare dal lavoro uso la mia mitica giacomina, un 125 con solo 450 chilometri sulle spalle, comprato qui a prezzi di favore grazie all'euro molto forte sul dollaro. Ora Giacomina di chilometri ne ha fatti 1700, e questi 1250 chilometri passati assieme sono stati rallegrati da mille sgusciate nel traffico e allegri slalom tra macchine inchiodate in tremendi ingorghi a croce uncinata che bloccano il traffico a quattro ruote rendendo piu' godibile quello a due.
Che c'entra tutto questo con la poverta'? Beh, io penso che la poverta' sia causata dalla depredazione di risorse, e che liberare risorse per quelli che stanno dalla "parte sbagliata" del cancello non sia una missione eccezionale riservata a missionari e ginistrada pervasi da una forte vocazione umanitaria, ma sia una questione molto piu' banale che passa attraverso un cambio dello stile di vita. Il mio granello di sabbia sulla bilancia dello sviluppo sostenibile e' la mia scelta di una alimentazione vegetariana, che libera acqua, cereali e petrolio destinati alle vacche e ai maiali, l'utilizzo di veicoli usati (possibilmente a due ruote) e materiale informatico di recupero (grazie a Francesco Iannuzzelli posso scrivere questo articolo su un magnifico portatile d'annata). A questo si aggiunge un concetto di proprieta' inteso come gestione e non come possesso (grazie ad Anna Ska' per mantenere in forma e in attivita' il pandino che sarebbe rimasto a marcire a Bologna, e grazie a Cicciofalcone per aver ridato un senso musicale alla mia batteria che giaceva muta e triste a Taranto). Non so se tutto questo sia sufficiente, ma sempre meglio che rimanere in coda per 40 minuti ogni mattina per andare a lavorare.
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