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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

La mia terra la difendo
Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

La mia terra la difendo

La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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Guerra, razzismo, P2 e marchette: un atto d’accusa ai giornalisti VIP

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Se siete a caccia di pennivendoli famosi con le mani sporche di guerra, marchette, p2 e razzismo anziche' di inchiostro, questo e' il libro che fa per voi. Il consiglio e' disinteressato: io non ci guadagno niente sul venduto perche' mi pagano a forfait, lo dico per quelli che hanno problemi di schiena a tenere in mano un pesante tomo di Travaglio e vogliono qualcosa di piu' agile da leggere in bagno.
12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Cronache autunnali di vacanze estive

Voglio vivere a Buenos Aires

Capitato per caso in Argentina inseguendo un gruppo di teatro comico, ho scoperto un paese magnifico dove non mi dispiacerebbe proprio stabilirmi per un po'. Tutto quello che mi e' rimasto impresso delle mie scorribande di agosto.
13 ottobre 2007 - Carlo Gubitosa

Un mio incontro ravvicinato con Homer Simpson in una pizzeria

Il viaggio in Argentina e' stato una magnifica avventura. Il primo passo e' stato la delusione di Miami, tappa obbligata verso l'argentina: uno si aspettava di trovare Don Johnson in Ferrari che inseguiva trafficanti di droga, miliardari che camminano vestiti di bianco con biondazze al seguito, insomma tutta l'iconografia alla quale ci hanno abituato anni di film e telefilm statunitensi.

Sembra Cuba, ma e' Miami: in un piccolo parco all'aperto dei vecchietti giocano accanitamente a Domino.

Invece a Miami la lingua piu' parlata e' lo spagnolo, che domina anche i cartelloni pubblicitari e stradali, le insegne dei negozi e i rapporti con i commessi. Dopo un breve giro in centro con un occhio alle persone e uno ai prezzi degli apparecchi elettronici (gli Ipod costano uguale in tutto il mondo), sono riuscito a vincere una scommessa impossibile: mangiare vegetariano in un chioschetto degli hot-dog, che contaminato da influenze latine aveva anche delle frittelle di mais al formaggio che mi hanno saziato a dovere.

Annalisa sarebbe stata un'ottima scout: in pochi minuti di orientamento logistico abbiamo dominato senza fatica tutte le linee di autobus di Miami, evitando di spendere soldi per il taxi.

Avenida Corrientes, il cuore di Buenos Aires. I baretti fanno ottime cioccolate calde e si passeggia piacevolmente per ore.

A Buenos Aires ho scoperto un paradiso terrestre, una citta' dove mi piacerebbe vivere serenamente la mia vecchiaia, ma anche la mia maturita', ma anche la mia tarda giovinezza, insomma mi ci trasferirei domani.

Ci sono molte sacche di poverta', ma comunque si percepisce uno spirito costruttivo, una voglia di rimboccarsi le maniche che nel mio immaginario associo al dopoguerra italiano. Tanto per fare un esempio: di sera decine di persone prendono d'assalto i sacchi dei rifiuti, ma non si tratta di reietti o clochard: e' gente tutto sommato "normale" che apre le buste, rileva il materiale riciclabile e poi le richiude ordinatamente senza lasciare tracce. Un po' quei lavoretti che si fanno da ragazzi per sbarcare il lunario.

Ho conosciuto Margherita, che vende "Hecho en Buenos Aires", il giornale di strada locale che e' uno dei piu' noti e longevi "street papers" del mondo. A dire il vero speravo di poter tornare dall'Argentina con un articolo in tasca dove partire dal pretesto dei giornali di strada per raccontare un po' di storia recente Argentina dalla prospettiva di quelli che sono stati piu' colpiti dal crollo economico. Margherita e' una di loro: stava pagando una casa di proprieta' ma poi la "quiebra" le ha rosicchiato tutto quello che aveva, e cosi' ora si guadagna da vivere vendendo "Hecho en Bs.As" per pagare giorno per giorno l'affitto di una stanza, e quando non vende abbastanza giornali si rifugia per la notte in qualche luogo riscaldato tipo biblioteche civiche e cosi' via. Questa e' la poverta' che ti colpisce di piu' perche' non ti mostra una disgrazia immane che comunque senti estranea, ma al contrario ti mostra quello che potresti essere e diventare se anche nel tuo paese una gestione criminale e scellerata dell'economia distruggesse tutte le piccole sicurezze economiche a cui ti aggrappi, una banale e ordinaria fatica di vivere che nessuno portera' mai sulle prime pagine dei giornali. Mentre scrivo questo testo scopro dall'Ansa che quest'anno i pignoramenti e le esecuzioni immobiliari, secondo l'Adusbef, dovrebbero aumentare del 19%. L'aumento sarebbe dovuto all'insostenibilita' delle rate dei mutui, concessi per il 91% a tasso variabile e quindi sensibili, "anche per la rapidita' delle banche italiane'', a ogni ritocco del costo del denaro. Meno male che siamo agganciati all'Euro, altrimenti nessuno potrebbe salvarci dal fare la fine degli argentini.

Margherita mi racconta che lei ha un titolo di studio che le permetterebbe di insegnare alle scuole elementari, ma non puo' permettersi di presentare domanda di insegnamento perche' le scuole pagano con un mese di ritardo e lei non puo' permettersi di restare un mese senza guadagnare, perche' quello che ricava dalla vendita del giornale e' appena sufficiente per la sua sopravvivenza. E allora faccio una delle mie solite cazzate, esco dai panni del giornalista e interferisco nella vita di chi mi racconta le sue storie violando quel fermo distacco che dovrebbe far parte del bagaglio di ogni uomo col taccuino, faccio assieme a Margherita due conti per capire quanto cacchio guadagna in un mese vendendo i giornali di strada, e dopo aver scoperto che si tratta di una somma per me non eccessiva, quasi irrisoria, mi fiondo al primo bancomat per regalarle la possibilita' di diventare insegnante dimenticandosi per un mese delle necessita' materiali. Non so se mi ha fregato il sentimentalismo, l'educazione cattocomunista ricevuta in gioventu', il fatto che anche mia madre ha fatto l'insegnante elementare, fatto sta che ho approfittato di un occasione per cambiare drasticamente in meglio la vita di una persona, un'opportunita' molto piu' concreta di mille donazioni all'Unicef, o a Telethon, o ad altri organismi dove la maggior parte dei tuoi soldi si ferma ben prima di raggiungere i diretti interessati.

Uno spettacolo di Tango al Caffe' Tortoni Nella vita ci vuole anche culo, ed e' cosi' che leggendo a scrocco un giornale che un tizio stava sfogliando in aeroporto a Santo Domingo abbiamo scoperto che casualmente ci saremmo trovati a Buenos Aires durante i campionati mondiali di Tango, ovviamente a ingresso libero. Prima di andarci abbiamo fatto una capatina al Caffe' Tortoni, il piu' famoso bar-ristorante dove si fanno spettacoli di tango in due sale differenti, e quindi un po' ci eravamo preparati, ma cio' nonostante vedere quei ballerini unire l'energia dei movimenti, l'espressione del volto e la grazie del ballo e' stato qualcosa di affascinante anche per uno come me che non si e' mai interessato particolarmente alla danza.

Sempre per la botta di culo di cui sopra, avevamo deciso di andare a vedere una delle semifinali per non trovare tanta ressa, e ci siamo trovati a pochi metri dai campioni del mondo di Tango che hanno fatto una esibizione a sorpresa proprio quella serata. Lei era una tizia tipo Penelope Cruz che prima di entrare dietro le quinte si e' fatta un bel tramezzino al formaggio al tavolo davanti al nostro, mentre anche noi mettevamo qualcosa nello stomaco con Annalisa che mi diceva con occhio clinico "quella dev'essere una ballerina".

La musica di Astor Piazzolla e' la colonna sonora che riempie ogni angolo della citta'

Ma il tango l'abbiamo visto ballare per strada anche da una coppia di arzilli vecchietti al mercato di San Telmo, l'abbiamo visto cantare nei locali del Caffe' Tortoni, l'abbiamo visto traspirare e trasparire da ogni angolo di questa citta' meravigliosa. Almeno una volta nella vita bisogna provare i churros ripieni di dulce de leche, le grandi e abbondanti tostadas al formaggio (mezzo metro quadro di pane tostato con formaggio fuso all'interno), le colazioni negli alberghi in pieno centro dove una camera doppia costa meno delle bettole di quart'ordine a Roma.

Il violino-bidet a manovella inventato dai "Les Luthiers"

Ma il vero motivo che ci ha spinto in Argentina era il teatro: quando facevo l'erasmus in Spagna ero in un gruppo di teatro universitario che aveva come idoli i "Les Luthiers" (http://www.lesluthiers.org), un gruppo di musicisti che fa teatro comico in un modo assolutamente inimitabile. Hanno cominciato come un coro universitario, trasformando in un brano di canto lirico il prospetto di un lassativo, da cui il nome "Cantata Laxaton", e nei quarant'anni della loro storia hanno riempito i teatri di tutti i paesi dove si parla spagnolo.

Tutte le volte che vedo i loro spettacoli scaricati da Internet mi piego in due dalle risate con un grande dispiacere per chi non parla spagnolo e si perde la loro arte. Uno di questi filmati l'avevo fatto vedere ad Annalisa, che dopo essersi divertita tanto ha appoggiato caldamente la mia proposta di andare a Buenos Aires per festeggiare il quarantennale del gruppo. Siamo andati anche a vedere la mostra organizzata per il quarantennale, dove c'erano le copertine dei vecchi dischi e gli "strumenti informali" costruiti dai membri del gruppo, tra cui il piu' vistoso era un liuto ricavato da un copritazza del cesso, che faceva bella mostra di se accanto al violoncello costruito attorno ad una latta di vernice e altre geniali creazioni dei "Maestri". Abbiamo assistito anche ad un dibattito pubblico riuscendo a farci firmare il catalogo della mostra da tre dei cinque membri del gruppo. Insomma, la missione teatrale e' stata portata a termine nel migliore dei modi.

Le cataratas di Iguazu viste dal lato Brasiliano

Quello che non era previsto, invece era l'avventura alle cascate di Iguazu, che abbiamo improvvisato sul posto grazie ai consigli di una agenzia di viaggi segnalata dal mio collega di lavoro Michel, che ha vissuto a Buenos Aires per un bel po'. A gennaio ero stato a visitare le cascate Vittoria, che mi erano sembrate magnifiche, ma le cataratas di Iguazu sono davvero uno spettacolo mozzafiato, non avevo mai visto nulla di cosi' maestoso e imponente. Le abbiamo visitate dal lato Argentino, dal lato Brasiliano e dal lato... umido, visto che siamo scesi con un battello a fare un giro nel rio Iguazu ai piedi delle cataratte, dove ci siamo bagnati anche l'anima.

I simpatici Coati', gli animaletti a meta' tra il procione e il formichiere che popolano le cascate di Iguazu

Sul lato brasiliano abbiamo fatto amicizia con i Coati', dei simpatici animaletti che sembrano un incrocio tra il procione e il formichiere, e che mi hanno annusato sfacciatamente il culo mentre ero accosciato a fotografare degli altri loro simili. A Iguazu siamo stati in un albergo dove i pasti a buffet libero erano inclusi nella tariffa giornaliera, e quindi io mi sono sbizzarrito in abbuffate alla Homer Simpson facendo ogni giorno incetta di "flan", il buonissimo budino al latte che mi ricorda tanto quelli che mi facevano da piccolo la mamma e la zia con le buste della Royal.

Poi, sempre su suggerimento di Michel, ci siamo avventurati fino a Ciudad del Este, entrando prima in Brasile e poi in Paraguay. Tre frontiere, un solo grande viavai di persone e merci, uno scenario di decadenza postmoderna che potrebbe ospitare Matrix 4 o il sequel di Blade Runner: benvenuti a Ciudad del Este, avamposto del Paraguay che si affaccia su Argentina e Brasile, cuore pulsante della zona delle "tre frontiere", un enorme suq latinoamericano dove interi quartieri sono dedicati allo smercio di ogni genere di tecnologie. Luogo fortemente sconsigliato ai funzionari SIAE deboli di cuore, che rischiano l'infarto a ogni angolo di strada davanti alle centinaia di venditori ambulanti che cercano di venderti ogni genere di CD e DVD pirata che la mente umana possa concepire.

In questo cuore pulsante del "commercio elettronico", inteso come smercio di tecnogadgets, puo' capitarti di incontrare un giapponese identico al bioingegnere di Blade Runner che fabbricava occhi: vuole verificare se per caso hai bisogno di un impianto di videosorveglianza molto discreto ed economico. Tra finti Ipod e carrelli pieni di PC venduti un tanto al chilo, ti viene il sospetto che i nostri negozietti europei siano solamente la periferia di un vorticoso mercato che vede l'utente sempre piu' incapace di decidere da solo che cosa gli conviene comprare e qual'e' il prezzo migliore.

Come in un capitolo della saga fantozziana, dopo lunghe contrattazioni e rocamboleschi cambi valuta riesco a limitare i danni degli acquisti compulsivi fuggendo da un castello digitale di otto piani dopo aver comprato tre pacchetti di pile ricaricabili, due schede di memoria, una radiosveglia da comodino e una macchina fotografica un po' migliore di quella che ho gia'. Non oso immaginare cosa sarebbe accaduto se li' dentro ci fosse capitata mia zia.

Il passaggio della frontiera tra Paraguay e Brasile mi conferma che non sono tagliato per il mestiere di contrabbandiere: il mio zaino e' uno tra i pochi ad essere perquisiti e non capisco se il doganiere mi lascia passare per compassione, perche' qui vogliono tutti bene agli italiani o perche' i miei acquisti rientrano nella modica quantita' di droga tecnologica esportabile dal paese. Tornati a Buenos Aires il mal di pancia di Annalisa ci ha impedito di partecipare alla riunione del giovedi' pomeriggio delle madri di Plaza de Mayo, ma la cosa non mi e' dispiaciuta piu' di tanto perche' non aspettavo altro che una buona scusa per ritornare in Argentina.

La musica di Astor Piazzolla e' la colonna sonora che riempie ogni angolo della citta'

Buenos Aires ci ha regalato la gioia di sapere che nel mondo esiste una capitale dove i bilocali costano 60mila euro, dove la sera si puo' passeggiare fino a notte fonda in strade illuminate e piene di gente, dove ci sono piu' taxi che macchine, e i taxi costano pochissimo, dove esistono bidet con simpatici getti d'acqua verticali, gli italiani sono venerati come un popolo di amabili antenati, e al "Palazzo della pizza" sulla avenida Corrientes fanno perfino una pizza che non ha niente da invidiare alle nostre.

Chiunque abbia rovinato un posto cosi' deve rispondere di crimini contro l'umanita', e non parlo solo dei vecchi dittatori, ma anche di quelli che hanno portato il paese al collasso consegnandolo alle politiche del Fondo Monetario Internazionale. A proposito di welfare, ci e' capitato di dover andare al pronto soccorso per il mal di pancia di cui sopra, e gia' immaginavo che avremmo dovuto sborsare fior di quattrini, mentre li' il servizio sanitario e' gratuito anche per i turisti stranieri. Meno male che non ci siamo sentiti male a Miami, senno' sai che salasso... Ho pensato seriamente di trasferirmi a Bs. As. (loro la scrivono cosi'): basterebbe trovare un lavoro online per guadagnare il giusto in euro, aggiungerci un po' di lezioni e altri lavoretti sul posto e si potrebbe tranquillamente sbarcare il lunario. Ma al momento abbiamo altri progetti. A proposito: se qualcuno ha notizie di case in vendita a Roma o Bologna a prezzi modici si faccia vivo.

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