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Gubi visto da Flaviano

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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

La mia terra la difendo
Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

La mia terra la difendo

La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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Guerra, razzismo, P2 e marchette: un atto d’accusa ai giornalisti VIP

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12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Lacrime di coccodrillo nel settore editoriale

Cari "neogiornalisti", se siete sfruttati e' colpa vostra

E' inutile lamentarsi per bonifici umilianti, quando la vera umiliazione sono le tariffe che hai accettato senza battere ciglio.
11 agosto 2010 - Carlo Gubitosa

Su Facebook sta circolando un testo della serie: "sfruttami pure, ma pagami solo quando ho accumulato crediti significativi". Lo riportiamo qui su Mamma! come testimonianza del profondo degrado di tutta la categoria degli scrivani professionisti.

Il testo e' descritto come "la lettera di un giornalista freelance all'amministrazione di un importante quotidiano del Friuli Veneza Giulia", quindi non si tratta di un bollettino parrocchiale o di una rivistina di provincia: dal "quotidiano importante" in giu' i trattamenti retributivi possono solo peggiorare.

Da: XXXX 
Inviato: lunedì 2 agosto 2010 16.43
A: XXXXX
Oggetto: Pagamento collaborazioni

Egregi Signori, 

ho ricevuto il pagamento delle mie collaborazioni di maggio 2010. 
Avendo io prodotto un solo articolo inferiore alle 2000 battute,
mi è stato pagato - come da griglia - 6,00 euro.

[NDR. Sarei curioso di vedere questa "griglia", e perche' sono applicate tariffe divese da quelle concordate tra FNSI e USPI.]

Detratti i contributi e l'Irpef, mi sono stati liquidati 2,07 euro. Fin qui tutto giusto.

Ciò che non mi convince è che per quella cifra irrisoria mi sia stato fatto un bonifico, che - immagino - avrà pure un costo (forse addirittura superiore alla cifra in pagamento).

[NDR. E le tariffe da sei euro lordi a pezzo invece ti convincevano?]

A parte il fatto che ci sarebbe da discutere sull'irrisorietà delle cifre da Voi stabilite per i pagamenti delle collaborazioni,

[NDR. C'e' poco da discutere. Il contratto collettivo nazionale di lavoro non riguarda i freelance o i collaboratori "a pezzo". Il sindacato "unitario" ha pensato bene di firmare un accordo contrattuale che "copre" solo chi e' assunto all'interno dei giornali, il resto e' affidato alla "libera trattativa" di un "libero mercato", dove le libere volpi editoriali sfruttano "libere galline" come te. Quindi quella tariffa la accetti, la rifiuti, o la denunci al sindacato se non ti sembra corretta o se il tuo giornale e' iscritto all'USPI (Unione Italiana Stampa Periodica) e non rispetta il tariffario dell'accordo FNSI/USPI. L'idea di "discutere col padrone" fregandosene del fatto che non esiste un contratto grazie ad un sindacato che tutela solo alcuni e' un intento nobile, ma inutile.]

almeno risparmiateci la mortificazione di ricevere bonifici di quell'entità.

[NDR. Come mai ti sembrano mortificanti solo i bonifici da due euro e non ti sei sentito mortificato quando hai accettato compensi inferiori a quelli che avresti se andassi nei campi a raccogliere pomodori?]

Potete benissimo rimandare il pagamento al mese o ai mesi successivi, quando il "dovuto" diventerà forse più sostanzioso. In tal modo, con un bonifico in meno, il giornale risparmia. 

[NDR. La legge non ammette ignoranza, nemmeno la tua. La legge 231/02 stabilisce per i liberi professionisti l'obbligo di pagamento entro trenta giorni dalla prestazione, che nel caso giornalistico significa entro trenta giorni dall'invio del pezzo in redazione. Se tu ti senti umiliato da un bonifico di due euro, non puoi pretendere che l'editore violi la legge per non intaccare la tua autostima. Alla stima di te stesso dovevi pensarci quando hai accettato la famosa "griglia" tariffaria. Con questa richiesta dimostri anche di ignorare i problemi di chi non e' fortunato come te, e deve attendere anche parecchi mesi per essere pagato. Non capisco come mai pensi di risolvere l'abolizione di tariffe dignitose con l'abolizione della puntualita' dei pagamenti a norma di legge, che fa onore all'editore e non umilia il giornalista piu' di quanto non facciano gia' le tariffe accettate a priori. Quindi la prossima volta pensaci bene prima di proporre soluzioni che possono danneggiare altri colleghi nel loro legittimo desiderio di essere pagati puntualmente, perche' gia' hai danneggiato abbastanza la categoria accettando tariffe umilianti da crumiro, e non dire che tanto se non le accettavi tu le avrebbe accettate qualcun altro, perche' la stessa scusa l'ha usata in passato anche chi ha premuto il pulsante per sganciare la bomba atomica su Hiroshima. Nel momento in cui accetti una tariffa al di sotto della soglia minima di dignita' professionale, sei TU che stai umiliando te stesso e danneggiando tutti i giornalisti, e non l'ipotetico mister X che accetterebbe le stesse condizioni se tu ritrovassi nella tua spina dorsale lo scatto d'orgoglio necessario per rifiutare lo sfruttamento editoriale.]

E visto che siamo in tema di risparmi, potrebbero bastare 2 fogli di carta invece di 4 (di cui 2 praticamente bianchi) per i rendiconti mensili.

Grazie e saluti

(mail firmata)

OSSERVAZIONI FINALI: Chi scrive questa nota sbaglia tre volte: quando accetta retribuzioni inferiori al tariffario FNSI/USPI e adotta un atteggiamento antisindacale che svaluta le prestazioni della categoria, quando protesta per l'azienda chiedendo di RIMANDARE i pagamenti, che per legge devono avvenire entro 30 giorni dalla consegna del pezzo, quando pensa che l'unica dignita' professionale consista nel non ricevere bonifici irrisori, mentre la prima manifestazione di dignita' consiste nel rifiutare accordi di collaborazione a tariffe umilianti. Su questi tre errori ripetuti e perseverati da migliaia di "giornalisti" o aspiranti tali, si poggia la crisi profonda della categoria, dove gli editori sono solo una parte del problema, e il resto lo fanno i giornalisti che accettano di lavorare gratis, tanto lo fanno perfino i compagni di Liberazione.

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