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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

La mia terra la difendo
Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

La mia terra la difendo

La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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Se siete a caccia di pennivendoli famosi con le mani sporche di guerra, marchette, p2 e razzismo anziche' di inchiostro, questo e' il libro che fa per voi. Il consiglio e' disinteressato: io non ci guadagno niente sul venduto perche' mi pagano a forfait, lo dico per quelli che hanno problemi di schiena a tenere in mano un pesante tomo di Travaglio e vogliono qualcosa di piu' agile da leggere in bagno.
12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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DIARIO DI VIAGGIO - prime impressioni.

Eccomi ai Caraibi. Ma come ci sono arrivato?

5 Aprile 2007

Ricordo solo di aver mandato un curriculum per email, quasi per gioco. La Commissione Europea cercava ingegneri per le sue sedi estere e il mio carissimo amico Emilio, che lavora in Zambia per la Commissione, mi aveva segnalato queste "vacancies" che si erano create nei posti piu' improbabili: Cile, Zambia, Zimbabwe, Egitto, Nigeria, Serbia e Repubblica Dominicana. Ho mandato il curriculum dappertutto e mi hanno preso qui a Santo Domingo. E meno male, perche' gia' cosi' mia madre e mia zia sono entrate in panico, figuriamoci se avessi detto che partivo per la Nigeria!!!

Ma io non volevo fare il giornalista/scrittore/editore? Certo, e voglio farlo ancora, ma che c'e' di male a farlo con uno stipendio garantito, divertendomi a imparare cose nuove sui computer e mettendo da parte qualche soldino per la vecchiaia? La storia della letteratura, poi, e' piena di personaggi illustri che hanno sbarcato il lunario facendo lavori tecnici: Quasimodo ha fatto il geometra al Genio Civile di Reggio Calabria, Italo Svevo ha fatto l'impiegato in banca, Primo Levi ha lavorato come tecnico di Laboratorio, Collodi ha fatto lavoro d'ufficio per la Ricordi, perfino Che Guevara ha fatto l'impiegato comunale!

Tutti mi chiedono come sono i Caraibi. Io posso dire solo come sono le cose che ho visto finora: a conferma dell'universalita' della natura dell'uomo la Puglia e' molto piu' simile ai Caraibi di quanto non possa sembrare in apparenza. A Santo Domingo il lungomare e' bello, ma tenuto male come quello di Taranto e con l'acqua addirittura piu' zozza. Ho passato minuti interi ad osservare le evoluzioni di una Converse All-star separata dalla sua collega del piede destro e sbatacchiata in modo casuale da onde fortissime e spumeggianti. Non fa tanto caldo come temevo, in ufficio l'aria condizionata per il momento la tengo spenta senza troppi problemi. Il traffico e' piu' caotico e autogestito di quello di Napoli, ho visto camion giganteschi sfrecciare a velocita' altissime per le vie del centro utilizzando come unica precauzione la forza sonora del loro clacson per mettere in guardia chiunque avesse voluto sfidare la loro autorita' stradale e la loro imponente massa. Credo che prendero' uno scooter perche' non voglio passare la vita in macchina, ma comunque faro' molta attenzione anche quando ho il verde e gli altri hanno lo stop. Tra parentesi, qui i cartelli di stop sono scritti in spagnolo: PARE, che per loro vuol dire "FERMA", "STOP", appunto, ma visto come guidano per me sono scritti in italiano, e il loro significato e' "PARE che a norma di legge tu debba fermarti, ma in realta' puoi fare quello che ti dice la testa".

Finora le cose piu' curiose che ho mangiato, anzi bevuto, sono i succhi di frutta. Non saprei dirvi se e' piu' buono quello all'uva, il succo di anguria o il misto fragola/passion fruit, so solo che se li vendessero in Italia farebbero i miliardi. Ci sono enormi cartelloni pubblicitari della Parmalat. Che stronzi, avrebbero potuto diventare la McDonald del latte e delle spremute ma hanno ceduto all'avidita' e alle sirene della roulette finanziaria a scapito dei fessi fregati dalle banche che hanno appoggiato i Tanzi fino al giorno prima di gridare allo scandalo.

Del lungo viaggio che mi ha portato fin qui c'e' poco da segnalare, se non il momento comico e surreale in cui mi sono svegliato da una lunga sessione di sonno a 10 mila metri di quota e ho acceso lo schermo che forniva tutti i dati del viaggio, dove campeggiava in bella mostra la scritta "BERMUDA". Sperando di non passare troppo vicino al famoso triangolo, mi sono rimesso a dormire. Se proprio doveva succedere qualcosa, almeno sarei stato fresco e riposato. Durante il viaggio mi sono accorto che qui in giro ci sono un sacco di posti famosi: chi si ricorda la canzone "Maracaibo, mare forza nove..."? Bene, Maracaibo e' proprio da queste parti, cosi' come sono a portata di mano Cuba, la Florida e Miami, la Giamaica, il Messico e perfino il famigerato Texas, patria di "Geiar" Ewing (il cattivo di "Dallas") e George Dabliu' Bush, il cattivo della telenovela mondiale che viviamo quotidianamente, dove la Nutella mi segue e perseguita con le sue calorie ovunque io vada, senza lasciarmi scampo nemmeno qui a mezzo mondo di distanza dal luogo di nascita di questa droga alimentare.

Il lavoro e' molto strano e stimolante, anche perche' e' a tutti gli effetti il mio primo lavoro fisso, se escludiamo i dieci mesi passati nella redazione di "Terre di Mezzo". Stavolta pero' ho un ufficio tutto per me, non devo lottare con esoterici Macintosh e la paga non e' quella di una piccola azienda editoriale ma quella di una grande istituzione transazionale. Le delegazioni della Commissione Europea servono per gestire gli aiuti allo sviluppo destinati a paesi non europei, e questo scopo dichiarato e' per me sufficiente ad evitare quel disagio della coscienza che avrei sentito andando a lavorare per una multinazionale o per un altro tipo di istituzione. Sto iniziando a prendere confidenza con la stanza dei server, con le fantozziane procedure burocratiche necessarie perfino per le installazioni di base dei computer, con i sistemi informatici della Commissione Europea che sembrano progettati da una mandria di folletti incarogniti decisi a rendere la vita dei funzionari piu' difficile e sofferta. E' come vivere in un grande laboratorio dove ogni compito da svolgere si trasforma automaticamente in un apprendimento, e grazie a questa sensazione di perenne novita' e scoperta le ore del giorno passano velocemente. Oggi facevo i conti che il mio contratto dura tre anni, che messi cosi' possono sembrare tanti, ma in realta' sono solamente 132 settimane al netto delle ferie, il tempo appena sufficiente a fare il giro di questa parte del mondo dove avro' sicuramente piu' luoghi interessanti da visitare che vacanze a mia disposizione.

Perche' sono stato contento di lasciare l'Italia? Principalmente perche' in ciascuno dei settori in cui ho provato ad impegnarmi (giornalismo, ingegneria solidale, insegnamento universitario) ho incontrato persone ottime ma purtroppo anche ambienti fortemente inquinati da un sistema che non valorizza il merito, le capacita' e le potenzialita' degli individui, ma piuttosto la capacita' di creare relazioni e amicizie che possano garantire un buon successo personale indipendentemente dalle doti possedute. Non e' colpa di nessuno, ed e' colpa di tutti al tempo stesso. Per emergere nel giornalismo italiano bisogna vendere l'anima o il culo a seconda delle preferenze.

Quando ho messo piede per la prima volta in via Solferino, sede del mitico "Corrierone" ho pensato che se avessi passato i tre anni successivi a coltivare le amicizie giuste avrei potuto far scoprire al mondo che ero molto piu' bravo a scrivere di quel cialtrone di Severgnini, ma il problema e' che non avevo tempo di fare il giardiniere di amici, ne' avevo voglia di condizionare le mie relazioni alle mie prospettive di carriera, ne' ero abbastanza scemo da illudermi che avrei potuto continuare a rimanere bravo dedicando piu' tempo al leccaculismo che alla pratica dell'arte dello scrivere. E' cosi' che ho rinunciato al patto col diavolo che mi chiedeva di vendere la mia anima e il mio tempo in cambio di un ipotetico successo.

Riguardo alla vendita del culo, ho gia' visto troppi ragazzi in gamba sfiorire e ingrigirsi sotto il peso del lavoro redazionale, e non voglio diventare un'altra vittima delle leggi sull'accesso alla professione. Oggi come oggi per ottenere un contratto da praticante devi rinchiuderti in una redazione per un lustro abbondante. Quei famosi 18 mesi di pratica indispensabili per diventare giornalisti di serie A possono essere ottenuti solo dopo un periodo di "noviziato" piu' lungo e faticoso di quello dei frati francescani, trascorrendo cinque o piu' anni passati a inventare titoli, correggere bozze, contattare collaboratori e guardare il mondo attraverso un buco della serratura a forma di monitor, rinunciando a tutte quelle meravigliose inchieste, reportages, interviste, fotografie e articoli che vorresti e potresti fare se ti venissero concessi il tempo, lo spazio e le risorse necessarie. E se vuoi fare tutto questo in un contesto che abbia almeno un sentore di vero giornalismo e impegno sociale devi prepararti a sopravvivere con salari da fame, appena sufficienti a pagare l'affitto di casa lasciando nel limbo dell'incertezza il pagamento della spesa e delle bollette.

Il valore della vita in generale, e della mia in particolare, mi sembra talmente alto da non poter concedere spazio a scelte che ti obbligano a mettere la vita nel freezer per cosi' tanto tempo. Ammiro e stimo i colleghi che hanno fatto questa scelta, probabilmente hanno una vocazione al martirio giornalistico che io non ho, ma mi e' sempre sembrato assurdo dover passare incatenato ad una scrivania gli anni migliori della vita solo per poter avere un tesserino marrone dove c'e' scritto "giornalista professionista". Restero' pubblicista a vita, e chi se ne frega? Avro' una cassa mutua meno potente, non avro' il sussidio di disoccupazione, ma almeno saro' padrone di me stesso. Ho gia' visto sfiorire e appassire troppi talenti per effetto del cosiddetto "lavoro di desk", e non voglio entrare a far parte della specie dei cosiddetti "culidipietra", non fa per me.

In virtu' di queste considerazioni ho smesso da tempo di considerare il giornalismo come una possibile fonte stabile di reddito, e continuo a praticarlo con costanza come forma di espressione individuale che ha come effetto collaterale un piacevole arrotondamento di altri salari, e da questo punto di vista la rubrica settimanale che curo per "Carta" e' diventata uno spazio perfettamente congeniale alle mie esigenze. Pero' c'era comunque bisogno di guadagnare qualcosina, e per farlo senza scendere a troppi compromessi ho provato a fare l'"ingegnere solidale", sviluppando siti per riviste, associazioni, reti di economia solidale e grandi cartelli di ONG che rientrano in quella variegata galassia gruppettara-equosolidale, eco-vegeto-bio-naturalista, catto-pacifista che si propone di cambiare il mondo in meglio.

Mai come in questo caso si e' rivelata indispensabile la coerenza tra fini e mezzi richiesta da Gandhi come condizione irrinunciabile a qualunque iniziativa che voglia dirsi seriamente e sinceramente nonviolenta. Infatti mi sono ritrovato ad attendere per molti mesi (in alcuni casi anche piu' di un anno) il pagamento per le prestazioni ingegneristiche relative a siti web impegnati (a parole) per la difesa dei diritti umani, per la giustizia sociale, per nuovi modelli di economia e di rapporti umani. E spesso non si trattava di piccole associazioni di quartiere, ma di coalizioni composte da organismi di punta del terzo settore italiano, quindi non avrei potuto sperare di meglio per il futuro. Visto che il "top" forniva condizioni di lavoro cosi' umilianti e incerte, non ho voluto ne' potuto esplorare oltre gli orizzonti lavorativi e professionali di chi in Italia vuole mettere a frutto la propria laurea di ingegnere scegliendo a priori di rifiutare contratti da venditori di tappeti e di armi, sviluppando unicamente per organizzazioni umanitarie e sociali siti web gradevoli da vedere, ben progettati dal punto di vista dei contenuti, realizzati nel rispetto di tutti gli standard di accessibilita' che permettono di navigare bene anche se usi un telefonino, un palmare, un dispositivo di sintesi vocale o uno schermo braille per non vedenti. Purtroppo nel mondo gruppettaro c'e' la diffusa convinzione che tutto cio' che riguarda internet si possa (e si debba) ottenere gratis (o quasi) perche' tanto c'e' sempre un amico smanettone che puo' farti lo stesso servizio a minor prezzo. E' come dire che il pediatra dev'essere gratis perche' tanto c'e' sempre qualcuno in una farmacia che ti puo' dare dei consigli senza pagare.

Riguardo alla carriera universitaria, confesso che se qualcuno mi offrisse una cattedra in una facolta' italiana di Scienze della Comunicazione mollerei perfino questo lavoro bellissimo, garantito e ben pagato, ma purtroppo anche in questo caso i meriti acquisiti sul campo contano molto meno dei "diritti di casta" accumulati nel tempo. Ho la fortuna di poter fare anche da qui l'assistente universitario "a distanza", correggendo elaborati e prendendo qualche giorno di ferie in occasione degli esami per interrogare gli studenti. Tutto questo avviene in un ambiente molto stimolante (l'Universita' di Bologna), con un professore molto in gamba e disponibile, e all'interno di una materia molto stimolante. Insomma in questo gruppo che fa ricerca e didattica c'e' tutto tranne il potere necessario a garantirmi una "carriera", ma anche in questo caso preferisco collaborare con un professore bravo piuttosto che con uno meno bravo ma piu' potente, e trovo piu' piacevole dedicare il mio tempo a leggere gli elaborati degli studenti, che in alcuni casi sono bellissimi e molto interessanti, piuttosto che alle attivita' di "public relations" necessarie per sgomitare e ritagliarmi un posto al sole.

E' per questo motivo che ho lasciato senza rimpianti l'Italia, terra della clientela e dell'arrivismo, per allargare il mio orizzonte ad un mondo dove il tuo curriculum e le tue capacita' sono ingredienti necessari e sufficienti per farti trovare un lavoro prestigioso, qualificato e ben pagato, che valorizzi le tue capacita' umane e professionali. Mia mamma si e' molto preoccupata per questa mia scelta lavorativa, perche' teme che in questo modo io abbia rinunciato ai miei sogni. Al contrario, sento che questa opportunita' di lavoro mi dara' uno slancio maggiore per portare avanti i miei sogni di sempre con piu' energia di prima, senza rimpianti per non aver voluto vendere a tempo debito l'anima e/o il culo per realizzarmi. Sul percorso che mi portera' alla realizzazione dei miei sogni, o meglio alla costruzione di un sogno comune visto che da qualche mese non sono piu' solo, c'e' anche questa nuova avventura in un mondo lontano geograficamente, ma che culturalmente sento molto vicino e "meridionale".

Domani e' anche il mio compleanno, siamo a quota 36, e sento che grazie a questa esperienza diventero' proprio uno splendido quarantenne !

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