I precari? Non interessano piu' nemmeno ai comunisti
La notizia e' di quelle ghiotte: su Facebook arriva un invito a spedire domande a Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa. La web TV comunista www.pdcitv.it avvisa che "puoi inviare da subito la tua domanda utilizzando la nostra mail. Noi la gireremo a Roberto Natale durante la trasmissione".
Da eterno precario dell'informazione, mi butto a pesce su questa occasione e scrivo al Presidente Natale: ho appena scoperto che il contratto nazionale riguarda solo i giornalisti assunti, e chi lavora da casa deve arrangiarsi e accettare la libera trattativa individuale con l'editore. Un contratto kamikaze, accettato e firmato dai sindacati senza portare nessuno in piazza, senza opporre troppa resistenza, senza lanciare segnali d'allarme sui precari non contrattualizzati (che a detta di alcuni producono il 60% dell'informazione italiana), e soprattutto senza consultare la base, chiamata a cose fatte a ratificare un accordo gia' firmato con un referendum organizzato con modalita' che lasciano perplessi. E provo a capire meglio come stanno le cose.
Ma e' tutto inutile: le domande di Iacopo Venier (pdcitv.it) e Daniela Preziosi (Il Manifesto) lasciano nel tinello i panni sporchi del sindacato, i problemi di rappresentanza, le condizioni di lavoro dei giornalisti non tutelati, la loro assenza dal nuovo contratto nazionale firmato senza troppe battaglie.
"L'ideale di giornalismo del nostro Presidente del Consiglio e' un giornalismo senza domande", dice Roberto Natale nella sua web-intervista. E allora, Roberto, visto che a te le domande piacciono, ti riproponiamo quelle che abbiamo cercato di farti tramite pdcitv.it, sperando che almeno ai pochi comunisti rimasti nel paese potesse interessare il destino di chi viene pagato due euro a pezzo, lavora da casa senza tutele e garanzie, deve sudare mesi per farsi pagare col brutto vizio di mangiare tutti i giorni, e spesso non viene pagato affatto. Speranze mal riposte: meglio parlare di quanto e' cattivo Berlusconi, di quanto e' cattiva la sinistra che non ha risolto il conflitto di interessi, di quanto saremo belli e fieri in manifestazione.
Ed ecco allora le nostre quattro domande a Roberto Natale:
1 - I giornalisti Freelance producono una grande quantita' di informazione in Italia, c'e' chi sostiene che arrivi fino al 60% del totale pubblicato e trasmesso. Tuttavia il nuovo contratto di lavoro riguarda solo i lavoratori dipendenti, cioe' i giornalisti che lavorano in redazione, e non prevede tutele per chi lavora da casa retribuito "a pezzo". Non pensa che il sindacato, in sede di trattativa per il nuovo contratto, avrebbe potuto ricordarsi anche dei freelance? Come mai un sindacato unitario rappresenta solamente certe categorie di lavoratori dimenticandosi totalmente di altre?
2 - Perche' il referendum tra i giornalisti per approvare il nuovo contratto e' stato fatto a posteriori, con la FNSI che aveva gia' dato il suo OK agli editori senza consultare gli iscritti? Inizialmente il parere favorevole dei giornalisti avrebbe dovuto essere una precondizione per accettare il contratto, e non un sondaggio consultivo a cose fatte.
3 - Come mai nel referendum per approvare il nuovo contratto hanno votato anche i giornalisti pensionati che con quel contratto non c'entrano nulla e sono gia' andati in pensione con condizioni ben piu' favorevoli di quelle che sono stati chiamati ad approvare per i loro colleghi?
4 - Perche' durante le votazioni del referendum sul contratto sono stati respinti dai seggi giornalisti regolarmente iscritti alla FNSI, solo perche'non risultavano negli elenchi degli enti previdenziali di categoria? E' come respingere un cittadino con regolare tessera elettorale solo perche' non risulta negli elenchi dell'INPS, magari per una carriera lavorativa talmente precaria da non aver maturato nessuna anzianita' contributiva.
Restiamo in attesa di una cortese risposta. Intanto, giusto per far vedere che le critiche ci piacciono costruttive, parteciperemo con convinzione alla manifestazione promossa dalla FNSI, proprio perche' i problemi che si vogliono sollevare il 3 ottobre vanno ben al di la' dei limiti delle organizzazioni che la promuovono.
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