Lettera aperta agli amici della Comunita' Papa Giovanni XXIII
Carissimi amici della Comunita' Papa Giovanni XXIII,
vi scrivo questa lettera spinto dall'affetto e dal turbamento per tutto quello che ho letto su queste pagine:
http://www.apg23.org/archivio/eluana/eluana-englaro/
Ho letto dichiarazioni su "volontari della morte" mossi da "furia omicida", ma per quanto mi sia sforzato, io non ho visto squadre di assassini ne' furia omicida, ma solo un padre che ha assistito per anni sua figlia con amore e che in questi anni ha avuto modo di riflettere e prendere in coscienza una decisione sofferta. Era sufficiente il nostro disaccordo morale per sostituirci alla sua coscienza invocando la revoca della tutela legale della figlia? Era sufficiente la fede in Dio per calpestare le leggi dell'uomo, applaudendo a un governo che straccia la costituzione annullando una sentenza definitiva? Non dovremmo piuttosto dare a Cesare quel che e' di Cesare e a Dio quel che e' di Dio, senza rischiare che la religiosita' si appiattisca sulla politica come accade nelle teocrazie e nei fondamentalismi e cercando una spiritualita' che non si afferma con i decreti legge?
Se fossi stato solamente turbato per queste ed altre affermazioni, sarei rimasto zitto, ma non posso negare l'affetto che provo per voi e che mi spinge alla correzione fraterna. Ho fatto l'obiettore per la comunita' Papa Giovanni XXIII assieme agli amici del "servizio Pace", ho vissuto un anno assieme a voi in una casa di fraternita', sono stato in Cecenia con gli amici dell'"Operazione Colomba", ho lavorato per voi come formatore di Caschi Bianchi inviati all'estero per denunciare violazioni dei diritti umani, e nella comunita' ho molti amici che considero come fratelli.
Vi scrivo pertanto questa lettera aperta in forma pubblica, con un testo diffuso in rete, aperto ai commenti e al confronto, perche' considero che oggi piu' che mai ci sia bisogno di allargare il dialogo tra cristiani fuori dai circoli ristretti e dalle "catacombe" in cui e' rimasto finora, e sono convinto che il confronto aperto e costruttivo dal basso sia la migliore medicina per disinnescare l'impatto violento dello scontro culturale, etico e politico che si e' consumato attorno a una sofferenza individuale.
Da giornalista e scrittore, cerco di essere attento ai messaggi che vanno al di la' del linguaggio. Al di la' del merito delle cose dette, nei vostri comunicati, nelle manifestazioni, nei presidi e nelle iniziative realizzate dalla Comunita' Papa Giovanni XXIII per esprimere i propri sentimenti sulla vicenda della famiglia Englaro ho osservato tanta fede, tante certezze, tanta voglia di vita, tanta sete di giustizia.
Ma anche cercando a fondo, in tutte le esternazioni ufficiali della Comunita' non ho trovato pieta'cristiana, ne' tantomeno quella umana, non ho trovato quella discrezione nella preghiera a cui ci invita Cristo, non ho trovato rispetto del dolore e della storia individuale, non ho trovato l'abbandono alla misericordia di Dio che obbliga alla sospensione del giudizio da parte dell'uomo, non ho trovato quella capacita' di amare anche chi riteniamo peccatore, con lo stesso amore riversato da Cristo sull'adultera e perfino sui suoi stessi carnefici.
Per questa ragione vorrei invitarvi ad una riflessione che possa valorizzare quella "convivialita' delle differenze" descritta come una grande ricchezza da Don Tonino Bello. Vi scrivo perche' sono convinto che le differenze presenti anche e soprattutto nella grande famiglia dei credenti in Cristo possano trovare l'amore, la volonta' e il rispetto necessari per ascoltarsi e capirsi. E in queste differenze includo anche quelle che ci hanno allontanato in questi giorni difficili, in cui il discernimento e la capacita' di amare sono stati messi a dura prova.
Mi riesce difficile esprimere trovare le parole adeguate per esprimere quello che provo, e per trasmettervi i sentimenti senza fraintendimenti o incomprensioni. Per questa ragione faccio riferimento al Vangelo e al magistero della Chiesa, e vi invito a riflettere su alcuni testi. Per ogni testo c'e' una domanda, rappresentativa dei mille dubbi che mi hanno attraversato in questi giorni.
1 - La preghiera si e' trasformata in ostentazione e manifestazione politica?
### Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. [Vangelo secondo Matteo, 6, 5-7]
2 - La fede si e' trasformata in giudizio?
### Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. [Vangelo secondo Matteo, 7, 1-5]
3 - Ci si e' fermati alle parole dimenticando le opere?
### Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. [Vangelo secondo Matteo, 7, 21-23]
4 - Senza aver vissuto la stessa situazione, come facciamo ad essere sicuri che lo sforzo richiesto agli altri saremmo disposti a viverlo noi?
### Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo. Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi» Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! [Vangelo secondo Luca, 11, 42-46]
5 - Si e' rinunciato alla virtu' della prudenza, esponendoci alle strumentalizzazioni delle forze politiche che difendono la vita a intermittenza e chiudono gli occhi davanti ai migranti che muoiono affogati nei nostri mari?
### Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. [Vangelo secondo Matteo, 10, 16]
6 - Abbiamo riconosciuto il diritto di decidere secondo coscienza stabilito dal Catechismo della Chiesa Cattolica?
### L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'"accanimento terapeutico". Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente. [Catechismo della Chiesa Cattolica, articolo 2278]
Da cristiano sempre piu' affaticato a definirmi cattolico, mi attengo comunque a questa norma del catechismo, rispetto le decisioni di coloro che avevano legalmente il diritto di esprimersi, e anche se posso pensare che in quella situazione avrei agito diversamente in base alla mia etica e ai miei principi, lascio a Dio ogni giudizio sull'etica, i principi e le azioni degli altri.
Quei giudizi non spettano a me perche' a quanto ne so Dio non mi ha affidato il triste e banale compito di essere giudice di qualcuno, ma il compito molto piu' gioioso e impegnativo di essere fratello di tutti. Anche di quelli che sbagliano, dei genitori che soffrono e delle persone che prendono in coscienza scelte difficili che non condivido, ma che non auguro a nessuno di dover fare.
Spero che queste parole non vi suonino come un giudizio, ma come un invito fraterno alla riflessione, e che una volta passata la confusione di questi giorni tutti noi possiamo ritrovare quella serenita' di Spirito che ci permette di affacciarci sul mistero della Vita e sul mistero di Dio senza mai cedere alla tentazione di autoproclamarci interpreti ufficiali e depositari della soluzione di questi misteri .
Un caro saluto a tutti voi
Carlo
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