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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

La mia terra la difendo
Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

La mia terra la difendo

La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Editoria

Satira: muore nei quotidiani, rinasce sul web

Dopo "Liberazione", anche "L'unita'" chiude il suo inserto satirico. Un problema economico o culturale?
20 gennaio 2009 - Carlo Gubitosa

La copertina dell'ultimo "Emme"

Chissa' perche' quando mancano i soldi la prima vittima e' sempre la satira. Ieri e' successo a "Paparazzin", l'inserto satirico di Liberazione costretto ad una "eutanasia editoriale" per l'impossibilita' di pagare il lavoro artistico dei suoi collaboratori (comunque precari, a buon mercato e spesso volontari).

Oggi la nuova vittima delle leggi di mercato e' "Emme", inserto satirico dell'"Unita'" guidato da Sergio Staino assieme a un gruppo di talenti vecchi e nuovi, tra cui Mauro Biani, la vecchia volpe Vincino che fa la spola tra il Foglio e il quotidiano del PD, e il sicilianissimo Giuliano Cangiano, che sul suo sito kanjano.org ha pubblicato la lettera di addio di Staino ai suoi collaboratori.

"Per quasi tutti i consigli d’amministrazione - scrive Staino - sembra che la riduzione dei costi sia il problema assolutamente prioritario e molti quotidiani, assai più agguerriti e forti della nostra Unità, stanno tagliando supplementi, decurtando pagine, collaboratori e stipendi di collaboratori".

Chissa' come mai tra i tagli non sono mai menzionati gli stipendi dei direttori e dei vertici del giornale, o la riduzione delle pagine sportive, o un utilizzo piu' assennato dei contributi pubblici, come se anche nel quotidiano fondato da Gramsci la legge del padronato, del pallone e degli sprechi sia ormai diventata la natura immutabile delle cose, e che l'unica vittima sacrificale debba essere il contropotere satirico.

Il dato curioso e' che entrambe queste iniziative sono state chiuse a poco piu' di un anno dal loro lancio, quando erano in fase di decollo, aggiungevano una buona fetta di pubblico giovanile ai lettori del quotidiano e avevano sicure prospettive di crescita.

Ma allora il problema sono i soldi che non ci sono o la satira che non ha diritto di cittadinanza culturale nell'era bipartisan del "politically correct"? Prima bandita dal video, ora dalle edicole: per fortuna ci resta il web, dove i naufraghi di queste due ammiraglie della satira si organizzano per provare a inventarsi qualcosa di nuovo.

Per affacciarsi su questo laboratorio di autori in tumulto basta bussare su nuovasatira@gmail.com e richiedere l'iscrizione al "dibattito permanente" sul destino della satira illustrata. All'orizzonte si intravedono gia' progetti molto interessanti.

In tutto questo tumulto io assaporo una piccola rivincita: tanti amici mi dicono che sono pazzo a sognare una editoria pura e senza pubblicita', che comunque ci vuole alle spalle un grande editore, grandi finanziamenti, grandi inserzionisti e grandi contratti pubblicitari, e che la forza delle idee da sola non e' sufficiente a far quadrare i bilanci di una rivista.

Locandina "La topa non e' reato"

Andatelo a dire a Mario Cardinali, l'editore autarchico che ogni mese raduna in edicola 30.000 lettori del suo "Vernacoliere", il mensile satirico livornese famoso per il suo linguaggio toscano e le sue locandine "a effetto". Come quella che e' costata a Cardinali una denuncia per "offesa al pudore", quando annuncio' l'istituzione di una "Sovrimposta Governativa sulla Topa". Tutto fa brodo per strappare un sorriso e dopo la piena assoluzione il vernacoliere titolo' fieramente che "la topa non e' reato".

Secondo Cardinali, intervistato a gennaio dalla rivista "Mucchio Selvaggio", la pubblicita' "ti tarpa le ali e ti tappa la bocca. Poi è anche una questione ideologica: io ci credo nell’indipendenza anche dalle servitù finanziarie”.

E in questa stagione di tagli e chiusure che si abbattono sulla satira di partito, i numeri gli danno ragione: scegliendo di puntare sulla qualita' della produzione e sul patto di fedelta' con i lettori anziche' sul doping pubblicitario, Mario Cardinali si fa beffe della crisi editoriale e continua a proporre in edicola un prodotto intramontabile e genuino come il pecorino di fossa della sua terra.

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