Gli Stati Uniti raccontano la RAI
Solo cosi' si riescono a scoprire informazioni che il regime nasconde accuratamente dietro gli sbuffi dell'Annunziata o dietro i deliri di Petruccioli. Come l'articolo della rivista statunitense "Variety" sui costi delle fiction Rai, snobbato dalle nostre rassegne stampa ma tradotto e ripreso dai coraggiosi volontari di italiadallestero.info.
Leggendo l'articolo di Nick Vivarelli riportato su italiadallestero, troviamo i dettagli piu' succulenti del piano di produzione Rai presentato al consiglio d’amministrazione, e si scopre che "la televisione pubblica italiana sta pianificando di immettere quest’anno la notevole cifra di 400 milioni di dollari nella produzione di fiction nazionali", nonostante la Tv di Stato sia costretta dalla crisi a "tagliare i costi di almeno 150 milioni di dollari nel 2009, secondo il presidente Claudio Petruccioli".
Anche in periodo di crisi, se manca il pane il circo non puo' mancare: i politici da Berlusconi in giu' hanno bisogno di spazi televisivi dove piazzare le loro protette e il popolo ha bisogno del suo oppio televisivo, una droga mentale fatta di "incantesimi", revisionismi biografici su Papa Pio XII gia' annunciati per il futurio e l'immancabile Don Matteo che ci fa rimpiangere i tempi in cui Terence Hill menava botte da orbi.
L'articolo non e' una denuncia degli sprechi, ma una velata lamentela di Hollywood: "l'investimento sui prodotti americani è già scarso in RAI", come a dire che le fiction si potrebbero comprare all'estero gia' belle e pronte. Cio' nonostante, e' una informazione doppiamente utile, sia perche' assente dai nostri teatrini mediatici, sia perche' ci permette di esercitare il diritto sacrosanto di sapere quali sono le politiche culturali e televisive realizzate a nome nostro da funzionari pagati con i soldi pubblici e tenuti a guinzaglio dai poteri politici.
Di fronte a tutto questo torna di attualita' la campagna "informazione pulita", che chiede l'elezione pubblica, trasparente e diretta del Consiglio di Amministrazione Rai, per metterci dentro educatori, artisti, scrittori e rappresentanti del mondo della cultura eletti dai cittadini, che saprebbero creare una offerta televisiva capace di sviluppare l'intelligenza dello spettatore anziche' insultarla. (Per aderire: http://www.giornalismi.info/ip )
Per scoprire gli assurdi sprechi di chi chiede "di tutto, di piu'" solo per gestire denari e favori mentre il pubblico rincitrullisce, l'informazione commerciale non mi e' servita a nulla. La chiave d'accesso e' stata italiadallestero.info, dove un gruppo di italiani residenti all'estero e provenienti dagli ambienti piu' disparati si sono organizzati per offire uno "specchio telematico" pubblico e gratuito dove poterci osservare nel riflesso della stampa estera, e il paese che appare in questo specchio e' molto diverso da quello che troviamo sulle cronache tricolori.
Tra i redattori e i traduttori di questo sito c'e' gente che fa ricerca scientifica in fisica, biochimica, oncologia, aerodinamica dei propulsori, e vive in Svizzera, Usa, Germania, Svezia, Danimarca, ma anche precari, insegnanti e freelance che vivono in Italia e sono allergici al cronico provincialismo dei nostri media.
Sfogliando i loro profili mi ha colpito molto una affermazione di Alessandro Marinoni, che coordina il gruppo di traduttori dal francese, vive in svizzera e tiene sott'occhio la stampa elvetica, francese e canadese. Il suo impegno volontario su quel sito e' mirato a "dare la possibilità a coloro che non parlano una lingua straniera di poter accedere a quel tipo di giornalismo che ormai in Italia sta lentamente ma inesorabilmente scomparendo".
Si conferma cio' che ho sempre saputo: i pezzi di buon giornalismo in Italia sono a rischio di estinzione come i panda, e fortunatamente c'e' chi tenta di preservarne qualche esemplare anche in condizioni di cattivita'. Onore al merito a questa WWF dell'informazione.
http://italiadallestero.info/archives/2654
L'articolo originale:
http://www.variety.com/article/VR1117998371.html?categoryid=14&cs=1
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