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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

La mia terra la difendo
Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

La mia terra la difendo

La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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Guerra, razzismo, P2 e marchette: un atto d’accusa ai giornalisti VIP

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Se siete a caccia di pennivendoli famosi con le mani sporche di guerra, marchette, p2 e razzismo anziche' di inchiostro, questo e' il libro che fa per voi. Il consiglio e' disinteressato: io non ci guadagno niente sul venduto perche' mi pagano a forfait, lo dico per quelli che hanno problemi di schiena a tenere in mano un pesante tomo di Travaglio e vogliono qualcosa di piu' agile da leggere in bagno.
12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Giornalismo e potere

Il sogno di un watergate italiano

Con una telefonata di Paolo Mieli, il Corriere della Sera mette in riga i suoi cronisti piu' impiccioni.
19 dicembre 2008 - Carlo Gubitosa

vignetta di mauro biani

E' molto piu' facile legare le mani ad un giornalista della carta stampata: una firma scompare piu' discretamente di un volto televisivo. E' quello che e' successo a Carlo Vulpio, contattato dal suo direttore Paolo Mieli che lo ha invitato a lasciar perdere gli articoli sui panni sporchi della procura di Salerno e le indagini bloccate nella procura di Catanzaro.

"Caso de Magistris, toghe indagate «Illeciti per sfilargli le inchieste»" - era il titolo dell'articolo di Vulpio del 3 dicembre scorso che gli e' costato l'allontanamento da questo filone d'inchiesta. Un articolo che sembrava piu' che altro un elenco del telefono, dove in sole 4000 battute si fanno ben 25 nomi, tra cui quelli di molti indagati eccellenti. Tanto per capirci, gente che ricopre o ha ricoperto incarichi di deputato, ministro, sottosegretaro, segretario nazionale di partito, presidente della Regione ,Generale della Finanza, procuratore della Repubblica, vicepresidente del Csm, procuratore generale della Corte di Cassazione o presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati.

E qui si arriva ad un nodo cruciale dell'informazione: in che modo vanno date le notizie quando la merda schizza fino ai piani alti sui completi gessati degl alti papaveri?

Un esempio da manuale e' lo scandalo Watergate. Gli articoli di Bob Woodward e il suo collega Carl Bernstein sarebbero rimasti nei loro taccuini senza l'appoggio di Benjamin Crowninshield Bradlee, che nel suo ruolo di "executive editor" del Washington Post ha difeso il diritto di cronaca dei suoi giornalisti anche davanti agli attacchi del governo piu' potente del mondo.

Per far cadere Nixon dal suo trono, il Post ha dovuto tenere la schiena dritta per piu' di due anni e per decine di articoli, continuando a fare nomi e a pubblicare articoli scomodi. Rileggendo oggi quell'episodio la domanda e' automatica: che cosa avrebbe fatto Paolo Mieli al posto di Bradlee se avesse avuto tra le mani le carte del Watergate e le soffiate dell'informatore "gola profonda"?

Chiedere alla disastrata stampa italiana di agire davvero come un potere autonomo e' probabilmente fatica sprecata. Per mantenere alta la bandiera del made in Italy ci consoliamo con il pensiero di aver inventato il "mielismo", un genere giornalistico nato sulle pagine del "Corriere" all'inizio degli anni '90, quando l'inossidabile Mieli provava a battere la concorrenza della televisione mescolando cronaca e gossip, generi alti e generi popolari, approfondimenti e pettegolezzi, inchieste e servizi glamour, informazione e intrattenimento. In poche parole: articoli seri e cazzate vendibili. E alla faccia di Bradlee e del Washington Post, quell'invenzione gli ha fruttato parecchio.

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