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Questo sito e' un contenitore di materiale vario senza nessuna organizzazione logica. L'artigiano di questa fabbrica di parole e' Carlo Gubitosa: scrittore compulsivo, sedicente ingegnere, appassionato di cause perse e tecnofilo cronico.

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La mia terra la difendo

La mia terra la difendo
Un ragazzo, una protesta, una scelta di vita

La mia terra la difendo

La rabbia e la speranza di un ragazzo che amava la sua terra. La storia di Giuseppe, il ventenne di Campobello di Licata che ha affrontato "il pregiudicato Sgarbi" con una telecamera, due amici e un pacco di volantini.
Carlo Gubitosa

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Guerra, razzismo, P2 e marchette: un atto d’accusa ai giornalisti VIP

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Se siete a caccia di pennivendoli famosi con le mani sporche di guerra, marchette, p2 e razzismo anziche' di inchiostro, questo e' il libro che fa per voi. Il consiglio e' disinteressato: io non ci guadagno niente sul venduto perche' mi pagano a forfait, lo dico per quelli che hanno problemi di schiena a tenere in mano un pesante tomo di Travaglio e vogliono qualcosa di piu' agile da leggere in bagno.
12 febbraio 2011 - Carlo Gubitosa

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Disagio

La Casa-Famiglia delle liberta'

A Roma si fa terra bruciata attorno alle case-famiglia che accolgono i
piu' deboli. E gli operatori sociali lanciano messaggi in bottiglia
9 dicembre 2008 - Carlo Gubitosa

Vignetta di Mauro Biani

Il conflitto di interessi e' come il maiale: non si butta via niente e tutto diventa funzionale a qualcosa. Ad esempio la feroce polemica sule tasse satellitari che imperversa sui media in questi giorni e' uno dei tanti diversivi con cui si distoglie l'attenzione dallo smantellamento dello stato sociale, che diventa percettibile solo a chi tende l'orecchio per ascoltare anche le voci piu' deboli. Come la lettera inviata dagli operatori sociali di Roma che denunciano una "grave situazione di disagio" nei centri di accoglienza per madri con figli minori e persone senza fissa dimora.

Nel comunicato diramato dagli operatori di quattro centri romani (Madre Teresa di Calcutta, Giaccone 1 e 2, Comunità Insieme Roma Tre) la prima cosa che colpisce e' la totale sfiducia nelle istituzioni che traspare da questo rivolgersi direttamente "a tutti gli organi di informazione": in una democrazia sana queste persone avrebbero potuto e dovuto scrivere ad assessori, consigli di circoscrizione, rappresentanti locali dei partiti, ma se non lo hanno fatto vuol dire che non riconoscono a queste strutture e persone un potere o una volonta' di intervento sufficiente a risolvere il problema, o peggio ancora che hanno gia' provato invano a bussare a queste porte per vedersele sbattute in faccia.

"I nostri posti di lavoro sono a rischio - raccontano gli educatori - a causa del bando di gara a ribasso pubblicato il 29/09/2008, indetto dal V Dipartimento Assessorato alle Politiche Sociali e della Salute e nello specifico dalla U.O. Emergenza Sociale. Il suddetto bando si è chiuso il 18/11/2008 per i centri di Madre Teresa di Calcutta in Via Assisi 39 e per la Comunità Insieme Roma Tre sita in Via G. Ventura 60, mentre il 19/12/2008 scadranno i termini del bando per il centro di Giaccone 1 e Giaccone 2, sito in Via Cassia 472".

E qui rileviamo il secondo dato di interesse: una eccessiva fiducia nel potere dei media. E' speranza vana illudersi che il redattore medio di un quotidiano italiano abbia tempo da dedicare a questo labirinto di date, bandi, scadenze, indirizzi e denominazioni di strutture assistenziali. Che cos'e' una U.O. ? Immagino che sia una unita' operativa, ma il giornalista medio e' tenuto a saperlo? Se la risposta e' no, vuol dire che i cittadini sono tenuti a seguire dei corsi di scrittura efficace per esercitare il loro diritto a sollevare dei problemi solo dopo aver imparato le regole di stile per la stesura un comunicato stampa?

La risposta forse sta in mezzo tra la politica e i cittadini, e puo' arrivare proprio da chi fa informazione in rete guidato dall'impegno sociale piu' che dalle scadenze redazionali. Basterebbe ricordarsi ogni tanto che il ruolo di chi scrive articoli e' proprio quello di semplificare nel racconto giornalistico fatti e problemi complessi nella loro natura, e magari far venire a galla le informazioni chiave che spesso nei comunicati troviamo seppellite dopo metri di numeri e cifre: "I bandi tagliano risorse economiche decisive affinché possa essere portato avanti, con serietà ed impegno, un servizio attivo ormai da diversi anni, rivolto alle fascie più deboli della società, quali nuclei mono-parentali ed adulti emarginati".

Chi conosce i trucchi della scrittura, non ha bisogno di grandi scoop per fare informazione sociale efficace. Basta prendere comunicati come questo, che circolano a migliaia in rete e fuori, e setacciare parole chiave che possano raggiungere i lettori: "smantellamento" dei servizi, "passione investita" dagli operatori nei progetti di vita e di reinserimento sociale per le persone disagiate, accoglienza di "donne vittime di tratta".

Anche chi scrive "pezzi di colore" sulle riviste femminili puo' trovare spunti interessanti all'interno di questa vicenda. Basterebbe raccontare il percorso di una donna accolta da queste strutture, dalla risposta immediata fatta di un pasto caldo e una camera confortevole per sé e per i propri figli, fino alla scolarizzazione dei minori, la regolarizzazione dei documenti e il reinserimento lavorativo e sociale. E' tutto li': basta chiedere e di racconti notiziabili se ne trovano a bizzeffe.

Se invece si scrive per fogli piu' "militanti" e per un pubblico abituato alle denunce forti, tanto per variare il menu' possiamo smettere un attimo di prendercela con Berlusconi e il G8 per mettere a fuoco che cosa succede nelle terre comunali governate da Alemanno, dove gli operatori sociali denunciano le politiche che "squalificano il tutto ad un servizio di puro assistenzialismo", e provocano lo "snaturamento del circuito di accoglienza", che potrebbe diventare in futuro un palliativo incapace di restituire agli accolti la dignità personale compromessa dalla vita passata in strada, con il probabile abbandono delle strutture dei nuclei familiari e delle persone piu' fragili, facilmente adescabili dalla criminalità.

Chi fa informazione di partito e opposizione piu' o meno intensa, puo' cavalcare questo messaggio per denunciare la schizofrenia di una propaganda governativa basata sul dogma della sicurezza a cui corrisponde una politica sociale che rifiuta di prevenire il degrado e l'emarginazione sociale da cui degenera la delinquenza.

"Ciò che ci colpisce nelle scelte dell’attuale Amministrazione - raccontano gli operatori sociali del Comune di Roma - è la contraddizione che ne caratterizza l’operato. Il messaggio rivolto alla cittadinanza romana vuole diffondere un clima di serenità e sicurezza, tratteggiando un’immagine della Capitale in cui è stata risolta la questione dell’emarginazione sociale, del degrado e della delinquenza. La realtà a cui noi assistiamo, invece, ci mostra una gestione rivolta all’isolamento, all’interno delle strutture di accoglienza, ridotte a semplici contenitori della marginalità. L’obiettivo di tale politica - prosegue la lettera aperta - è rendere invisibile agli occhi dei cittadini questa parte scomoda della società, piuttosto che impegnarsi per la risoluzione effettiva delle problematiche, attraverso una seria presa in carico di queste categorie disagiate".

Un messaggio fortissimo, che in tempi meno rumorosi e mediaticamente saturi avrebbe forse spinto qualche quotidiano a scrivere un severo editoriale, ma che oggi viene messo nella bottiglia della posta elettronica e affidato alle onde della rete in attesa che si realizzi il miracolo della comunicazione: l'incontro tra un messaggio denso di significato, un giornalista pronto a renderlo chiaro e fruibile, e un politico disposto a leggere, capire e agire di conseguenza con il buon senso che avrebbe qualunque padre di famiglia. Questo si', che sarebbe davvero un grande miracolo italiano.

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